Ingurgitano quantità spropositate di cibo per intrattenere i loro follower. Il fenomeno del cosiddetto mukbang – crasi tra le parole “mokta” (mangiare) e “bangsong” (trasmettere) – è nato anni fa in Corea del Sud diventando rapidamente un fenomeno globale su YouTube e varie piattaforme, da Instagram a TikTok. Una pratica del tutto insalubre da cui non è immune nemmeno il nostro Paese e la cui popolarità continua a crescere tanto da dar vita a vere e proprie comunità virtuali che si riuniscono per condividere l’esperienza di guardare e “sentire” il mukbanger consumare la sua maratona di cibo. Durante il pasto infatti vengono impiegati microfoni in grado di percepire e catturare ogni suono, dando così a chi guarda la sensazione di essere seduto a quel tavolo. Una vera e propria esperienza sensoriale e immersiva.
Ma quali sono i pericoli del mukbang watching? Perché attrae così tanto gli spettatori? Cosa soddisfa questa sorta di food-voyeurismo?
“Il mukbang – spiega la psicologa e psicoterapeuta dell’Azienda Usl di Modena, Angelica Rossi – è un fenomeno nato nel 2010: ricordo che allora iniziammo a interrogarci sulle cause che spingevano quei ragazzi a fare video di quel tipo mentre ora il paradigma si è ribaltato e il focus di osservazione si è spostato su coloro che osservano. Per comprendere meglio cosa prova lo spettatore può correre in nostro aiuto la teoria dei Neuroni specchio i quali ci permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con gli altri. Quando osserviamo un nostro simile compiere un particolare gesto nel nostro cervello si attivano gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quella medesima azione. Quando guardiamo un mukbang mangiare entriamo nella sua stessa dimensione emotiva. Si crea un vero e proprio rispecchiamento. Attraverso la visione di questi comportamenti appaghiamo quindi dei bisogni più o meno cosapevoli che abbiamo e questo può provocare delle conseguenze negative”.
La promozione “dell’abbuffata” rischia di alimentare comportamenti alimentari errati soprattutto tra i più giovani?
“In realtà rinforza la restrizione. E’ un po’ come se si mangiasse per procura, nutrendosi attraverso i sensi, con la vista e l’udito. Non dimentichiamo infatti che nel mukbang watching c’è una componente sonora molto importante: suoni che vanno a stimolare il sistema nervoso, generando una sorta di benessere in chi guarda. La visione reiterata può quindi diventare pericolosa non solo per gli adolescenti, generalmente più fragili, ma anche per gli adulti, innescando meccanismi psicopatologi più o meno gravi o, più in generale, veicolando un modo di relazionarsi al cibo in modo del tutto inadeguato”.
L’invito della dottoressa Rossi – che, all’interno del Programma dei disturbi alimentari messo a punto dall’Azienda sanitaria di Modena ha già registrato la presenza di pazienti che hanno ammesso di essere dei fruitori di questa tipologia di video – è quello di non derubricare il mukbang watching a “un comportamento bizzarro poiché capace, in realtà, di spalancare una dimensione molto pericolosa”. Come ogni forma di “dipendenza da cellulare – prosegue – il rischio di abuso è dietro l’angolo ed è importante che un adulto consapevole monitori la situazione con attenzione. Questo tipo di comportamento infatti può far allontanare dalla realtà dei propri bisogni, come quello di mangiare. Un bisogno primario che, come ogni pulsione, dev’essere orientato, contenuto, coltivato e tutelato in modo consono. E’ fondamentale che chi guarda capisca che il mukbang sta mangiando in modo inappropriato e che non sta rispettando la capienza del proprio corpo e della propria salute fisica e mentale”.
Jessica Bianchi
(Foto generata da AI)