“Nei Centri di Assistenza e Urgenza verranno impiegati gli specializzandi”

In soldoni chi si dovrà rivolgere ai Cau - Centri di Assistenza e Urgenza? Siamo certi che la signora Maria sarà in grado di capire a quale porta bussare? Quali patologie verranno trattate e, soprattutto, di quali attrezzature verranno dotate tali strutture? Saranno in grado gli specializzandi, soprattutto laddove i Cau andranno a sostituire punti di primo soccorso, di offrire una risposta qualificata e professionale? Privi di esperienza maturata sul campo e in taluni casi senza strutturati ad affiancarli “convinceranno” i cittadini a non recarsi più in Pronto Soccorso di fronte alla comparsa di un sintomo preoccupante?

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Raffaele Donini

“Di medici di Emergenza – Urgenza non ce ne sono tanti quanti ne vorremmo, pertanto, se non vogliamo fare come quelle regioni che privatizzano il servizio di Pronto soccorso o che chiudono serranda lasciando alcune aree totalmente prive di presidi sanitari, dobbiamo raccogliere le sfida e cercare altre strade. Noi – spiega l’assessore regionale alle Politiche per la salute Raffaele Donini – abbiamo scelto di attuare una riforma, potenziando il 118 e introducendo, tra le altre cose, i Cau – Centri di Assistenza e Urgenza, strutture che entrano nella rete delle Cure primarie pur restando collegate al sistema dell’Emergenza – Urgenza. Luoghi che dovranno dare una risposta a quel 70% dell’utenza (codici bianchi e verdi) che si reca in Pronto Soccorso in modo improprio”. Sul fatto che non tutti i “bisogni debbano finire in ospedale”, come più volte ribadito dal dottor Mattia Altini, direttore dell’Assistenza ospedaliera della Regione Emilia Romagna, siamo tutti d’accordo ma come si fa a sopperire alla mancanza di medici? Quali forze verranno messe in campo affinché la cittadinanza possa trovare risposte efficaci e tempestive nei Cau? Semplice, andando a pescare tra i medici in formazione specialistica grazie al protocollo d’intesa tra Regione e ALS – Associazione Liberi Specializzandi che in Emilia Romagna conta circa 500 aderenti.

Già impiegati nella continuità assistenziale, l’ex guardia medica per intenderci, ora potranno operare anche nei Cau, naturalmente su base volontaria, a fianco dei colleghi e alle medesime condizioni.

Una mossa che il dottor Altini definisce “win/win: i Cau si qualificheranno grazie alla presenza di giovani e capaci professionisti e questi, a loro volta, a prescindere dalla specialità scelta, potranno formarsi in modo maggiormente trasversale”. 

E i cittadini invece? La risposta sarà adeguata alle loro necessità? 

“Noi non siamo studenti – chiarisce Diego Bernini, delegato ALS Emilia Romagna – siamo medici a tutti gli effetti e durante la pandemia lo abbiamo dimostrato. Siamo già inseriti nel sistema sanitario come guardie mediche o come sostituti dei medici di Medicina generale. Grazie a questo accordo con la regione però avremo l’occasione di ricevere una formazione specifica (ndr – 60 ore) propedeutica all’attività nei Cau alle stesse condizioni degli altri medici impiegati in queste strutture”. Per lavorare nei Centri di assistenza per le urgenze, infatti, tutti i medici devono seguire uno specifico percorso formativo che va dalla pediatria alla dermatologia, dai temi cardiovascolari a quelli respiratori, dalla neurologia all’oculistica senza trascurare i casi di lacerazioni o problemi all’apparato muscolo-scheletrico. Il tutto, ovviamente, nell’ambito della bassa complessità, visto che i casi di emergenza continueranno a essere gestiti nei Pronto soccorso.

“Di fatto, dopo sei anni di Medicina sei un dottore completo”, aggiunge il dottor Altini.

Insomma “entro Natale”, assicura l’assessore alla sanità, i primi specializzandi formati verranno impiegati nei Cau, strutture che, entro il 2024, diventeranno una cinquantina in tutta la regione.

Ma in soldoni chi si dovrà rivolgere ai Cau (quello di Carpi dovrebbe vedere la luce il prossimo anno)? Siamo certi che la signora Maria sarà in grado di capire a quale porta bussare? Quali patologie verranno trattate e, soprattutto, di quali attrezzature verranno dotate tali strutture? 

“Tra le fattispecie che abbiamo previsto vi sono la puntura d’insetto, l’emicrania, le contusioni…  insomma casi che possono essere egregiamente gestiti in quel setting. Luoghi dove sarà possibile eseguire esami del sangue, ettrocardiogrammi, ecografie, radiografie… attrezzature che di certo non si trovano in un ambulatorio di guardia medica. L’obiettivo è quello di trattare il bisogno del paziente e rimandarlo a casa”, spiega Altini.

Saranno in grado gli specializzandi, soprattutto laddove i Cau andranno a sostituire punti di primo soccorso, di offrire una risposta qualificata e professionale? Privi di esperienza maturata sul campo e in taluni casi senza strutturati ad affiancarli “convinceranno” i cittadini a non recarsi più in Pronto Soccorso di fronte alla comparsa di un sintomo preoccupante? Ai posteri…

Jessica Bianchi 

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