Niente cellulare in classe, all’Einaudi di Correggio affisse al muro le tasche dove riporlo

“L’obiettivo finale non è di vietare, ma di educare gli studenti a trovare un equilibrio nell’uso degli smartphone in tutte le loro potenzialità, in un’ottica di salute individuale e ambientale” spiegano il Presidente d'Istituto Flavio Liguori e la psicologa Silvia Sabattini.

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Insegnanti, studenti e genitori dell’Istituto Tecnico Einaudi di Correggio si sono posti l’interrogativo: come è possibile migliorare l’attenzione degli studenti durante l’attività didattica? Insieme, un passo dopo l’altro, sono approdati al progetto “Be the smart one”, Sii quello intelligente, che prenderà il via con l’inizio dell’anno scolastico.

Su sollecitazione del Presidente del Consiglio d’Istituto Flavio Liguori e col supporto della psicologa e psicoterapeuta Silvia Sabattini, nell’ambito del servizio di consulenza scolastica coordinato dall’Associazione Prodigio nei Comuni della bassa reggiana, la scuola ha proposto alcune riflessioni e un sondaggio per verificare quanto il cellulare venisse usato in classe e per quali motivi, perché nonostante il divieto durante le ore di lezione previsto  dalla circolare ministeriale, alla tentazione di dare un’occhiata in pochi resistono distraendosi dalla lezione, coinvolgendo i compagni e mancando di rispetto ai docenti.

Lo hanno ammesso gli stessi studenti rispondendo al sondaggio. Il 71,5% lo usa in classe come orologio, il 76,5% come strumento didattico, il 35,2% come strumento per messaggiare con i compagni, il 26,7% per seguire i social e il 53,6% come strumento per comunicare con i genitori che, interrogati in merito, pur considerando il cellulare una forma di distrazione (84,1%) poi lo utilizzano per comunicare con il figlio durante le ore di lezione (62% raramente, 5% una volta al giorno, 1,8% più volte al giorno, 31,2% mai in quanto mi affido alla segreteria della scuola in caso di necessità).

“Rassegnarsi a quanto sta accadendo – sostengono Liguori e la dott.ssa Sabattini – sarebbe colpevole. Fingere di non conoscere i danni che l’abuso di tecnologia digitale sta producendo sugli studenti e in generale sui più giovani sarebbe ipocrita. Come genitori e ancor più come educatori avvertiamo il dovere di segnalare il problema e individuare possibili soluzioni”.

In un recente incontro con la psicologa in una classe terza, il tempo medio di utilizzo nella classe trovato tramite l’app è di 7 ore al giorno. Inevitabili le conseguenze: scarso rendimento scolastico, problemi di sonno, ansia e stress, isolamento sociale, problemi di salute fisica e cattiva gestione del tempo e di contro “il tempo che non si consuma sul cellulare apre spazi di interazione sociale diretta, per esempio si guardano gli altri negli occhi, si resta connessi con ciò che avviene in classe si partecipa all’interazione di gruppo” aggiunge Silvia Sabattini.

Il progetto “Be the smart one” propone agli studenti di riporre il cellulare, spento, in un pannello con tasche numerate (corrispondente al proprio numero sul registro) che sarà presente in ogni aula. “L’obiettivo finale non è di vietare, ma di educare gli studenti a trovare un equilibrio nell’uso degli smartphone in tutte le loro potenzialità, in un’ottica di salute individuale e ambientale”.

Nel corso dei prossimi mesi sono previste verifiche del progetto, attivato in via sperimentale, per individuare eventuali criticità, saranno organizzati incontri per sensibilizzare al corretto uso ed è prevista una valutazione a fine anno.

Sara Gelli

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