Siccità, falda freatica in sofferenza in Emilia-Romagna fino a -80%

I dati più recenti, elaborati da Acqua Campus, rilevano un quadro critico dello stato idrologico delle falde sotterranee in Emilia-Romagna con un deficit compreso tra -18% e -80%. Tra le province più colpite c’è anche Modena.

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Analisi di falda condotte all’interno di un pereto da Acqua Campus CER-ANBI

Un altro dato negativo si aggiunge al già deficitario quadro idrologico dell’area Padana. Pur contando su una maggiore presenza di acqua superficiale rispetto ai territori di Lombardia, Piemonte e Veneto, l’Emilia-Romagna mostra la sua fragilità idrica alla luce del dato che emerge dalla nuova rilevazione, effettuata nei primi due mesi del 2023, dall’Osservatorio Falde CER-ANBI che può contare su 120 stazioni di rilevazione dislocate sull’intero territorio regionale. Oggi, infatti, nonostante alcuni giorni di pioggia e nevicate sui crinali, che hanno parzialmente alimentato i torrenti appenninici, si nota che le falde acquifere sotterranee permangono in sofferenza; la provincia più colpita è quella di Reggio Emilia (-80%) seguita da Modena (-57%), Parma (-50%), Rimini (-49%), Bologna (-47%), Ferrara (-35%), Ravenna (-19%), Piacenza (-18%) e Forlì-Cesena (-12%).

“L’indagine sull’analisi delle falde che il CER monitora puntualmente nelle diverse aree dell’Emilia-Romagna rappresenta uno strumento utile per avere un quadro idrico complessivo più aggiornato e affidabile”, spiegano Nicola Dalmonte e Raffaella Zucaro, rispettivamente presidente e direttrice generale del CER.

“In un quadro-Paese del tutto deficitario, in cui la siccità che si preannuncia per i prossimi mesi lancia pesanti dubbi sulla reale possibilità di soddisfare pienamente le richieste, la situazione delle falde mostra come lo stato idrologico possa cambiare anche a distanza di pochi chilometri da provincia a provincia. L’auspicio – conclude Francesco Vincenzi, presidente di ANBI e ANBI Emilia-Romagna – è quello che gli ultimi apporti nevosi possano almeno facilitare l’infiltrazione delle acque nelle conoidi delle falde, contribuendo all’innalzamento dei livelli entro la fine di marzo”.

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