Tecnologie esponenziali: fine o mezzo?

"Il dilemma dell’Homo Sapiens 3.0" è l’ultimo libro del carpigiano Gianni Previdi. “Valutazioni molto superficiali e post sui social non colgono il senso del divenire tra uomo e tecnologia: il libro è una traccia di riflessione filosofica” concepito per il cittadino contemporaneo, il manager, l’imprenditore e i giovani.

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“Valutazioni molto superficiali e post sui social non colgono il senso del divenire tra uomo e tecnologia, che pone domande, a volte anche inquietanti: il libro è una traccia di riflessione filosofica sull’uso della tecnologia da Heidegger a Galimberti per smitizzare tutta una serie di narrazioni che si fanno”. Così Gianni Previdi, business digital-Humanistic innovation advisor e trainer della scuola di Palo Alto di Milano, sul suo nuovo libro Il dilemma dell’Homo Sapiens 3.0 (goWare, l’altra editoria), uscito dopo tre anni di lavoro con la prefazione di Cosimo Accoto, filosofo del digitale e  Research Affiliate al MIT di Boston.

“Iniziata quando l’uomo ha posto fuori da sé le funzioni fisiche proprie del suo corpo, ora la riflessione è divenuta urgente – afferma l’autore carpigiano – in quanto l’uomo ha iniziato a porre fuori da sé le funzioni che qualcuno arriva a dire cognitive, le cose (e le persone) hanno una loro rappresentazione digitale (digital twin), le fabbriche funzionano in modo automatico e sempre più autonomo, le persone eseguono quello che indica loro un algoritmo”.

Nel libro, Previdi ha inserito l’esemplificazione attraverso il nuovo prototipo chatGPT basato su intelligenza artificiale e machine learning, sviluppato da OpenAI e specializzato nella conversazione con un utente umano, per poi proporre riflessioni che sorgono da alcune domande in ordine alle tecnologie e al loro rapporto con l’individuo e le organizzazioni: quali inediti paradigmi sociali ed economici esprimono? Come ri-disegnano le strutture delle aziende? Aiuteranno a semplificare le nostre organizzazioni, migliorando la produttività, e la connessione/cooperazione delle persone per generare innovazione di valore, oppure ci sopraffaranno generando ulteriori complicazioni, che in un qualche modo dovremmo governare?

Previdi, gli scenari possono apparire inquietanti…

“Le tecnologie possono essere viste anche come uno strumento che aumenta le facoltà umane, dipende dai punti di vista e da come l’uomo sa interpretarle considerando peraltro che le ha costruite.

E’ chiaro che la politica non è più la sede delle decisioni ma guarda all’economia che a sua volta guarda all’evoluzione tecnologica che è autonoma, autoreferenziale e va avanti con nuovi algoritmi, machine learning, intelligenza artificiale… Tocca a noi uomini, come individualità o come organizzazioni pubbliche e private, avere la maturità e la formazione per saperle sfruttare a favore dell’uomo e non subendone le conseguenze”.

E come si fa?

“È un problema di formazione e di cultura (non intesa come mera istruzione): dietro ogni tecnologia c’è stato qualcuno che l’ha inventata, non è venuta dall’iperuranio platonico. Le tecnologie sono state costruite, elaborano dati che oggi sono più che disponibili in rete perché li regaliamo noi (i social media sono gratuiti, perché il prodotto siamo noi), trovano correlazioni e restituiscono risposte”, ma attenzione: vanno sempre interpretate dalla mente umana!

Per chi è stato scritto il libro?

“Per il cittadino contemporaneo, il manager, l’imprenditore e per i giovani che non ricordano quando i modem fischiettavano, quando al posto dei navigatori c’erano le mappe stradali, quando si usavano i gettoni telefonici. E’ importante capire i contesti per interpretarsi nel mondo: rischiamo che i giovani rimangano vittime inconsapevoli di un habitat tecnologico che l’uomo stesso ha creato ma che può essere una trappola se non sa sfruttarlo per i suoi fini. L’innovazione tecnologica non è obbligatoriamente progresso, questo si realizza solo quando è a beneficio dei tanti non dei pochi”.

Sara Gelli

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