Covid e influenza: ospedali sotto pressione

Più casi di positività, con un’incidenza doppia rispetto a quella dello scorso anno, e un numero maggiore di ricoveri seppure con un quadro clinico di minore gravità: è il nuovo volto della pandemia di Covid di questa fine 2022. Lo scenario, aggravato dalla forte circolazione dell’influenza, soprattutto in età pediatrica, sta sottoponendo gli ospedali modenesi a una forte pressione, perlopiù in termini di accessi ai Pronto Soccorso.

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Più casi di positività, con un’incidenza doppia rispetto a quella dello scorso anno, e un numero maggiore di ricoveri seppure con un quadro clinico di minore gravità: è il nuovo volto della pandemia di Covid di questa fine 2022. Lo scenario, aggravato dalla forte circolazione dell’influenza, soprattutto in età pediatrica, sta sottoponendo gli ospedali modenesi a una forte pressione, perlopiù in termini di “accessi ai Pronto Soccorso e solo in parte sulle sub intensive, un dato quest’ultimo ancora molto contenuto anche in considerazione della minore gravità di Omicron 5. Per cercare di alleggerire il carico delle strutture ospedalierie – chiarisce Romana Bacchi, direttrice sanitaria dell’Azienda Usl di Modena – abbiamo lavorato per aumentare la ricettività della rete territoriale”.

La circolazione virale del Covid, aggiunge Davide Ferrari, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl, “è molto sostenuta. Se nel 2021 il tasso di incidenza maggiore registrato tra novembre e dicembre è stato di 227 ogni 100.000 abitanti (tra l’8 e il 14 dicembre), negli ultimi due mesi del 2022 è stato di 488 ogni 100.000 abitanti (21-27 novembre). L’ultima rilevazione, relativa alla settimana dal 5 all’11 dicembre, restituisce un calo del 20% rispetto alla settimana precedente, con 385 casi ogni 100.000 abitanti”.

A livello ospedaliero, al 13 dicembre, sono 192 i ricoverati positivi al Covid (25 al Ramazzini di Carpi), di cui 2 in terapia intensiva e 1 in subintensiva (il 16 dicembre 2021 erano 129 i ricoverati con tampone positivo negli ospedali di Modena, di cui 14 in terapia subintensiva e 12 in intensiva). “Un’ulteriore dimostrazione dell’efficacia del vaccino e dell’importanza di adesione soprattutto per i soggetti fragili o per chi vive accanto a loro, utile anche per favorire la riduzione della pressione sugli ospedali. Il quadro sintomatologico del Covid, nella maggior parte dei casi, è più sfumato rispetto al passato, i sintomi prevalenti sono raffreddore, mal di gola, debolezza, astenia e febbre ma persistono casi gravi e il numero di decessi è ancora elevato”, aggiunge il dottor Ferrari. Vanno ricordati anche i ricoveri dovuti al peggioramento di quadri clinici con patologie preesistenti o che vengono aggravati dall’influenza, infezione che influisce sulle attività assistenziali così come è sempre avvenuto nella stagione invernale.

Quest’anno l’influenza, la ribattezzata australiana, è molto diffusa per due motivi principali, precisa Ferrari: “il nostro sistema immunitario è meno reattivo dal momento che negli ultimi due anni anni i virus influenzali sono circolati poco. L’uso delle mascherine ci ha protetto non solo dal Covid ma da tutti i virus trasmissibili per via aerea: l’abolizione dell’obbligo di impiegare tali dispositivi di protezione nella quasi totalità degli ambienti, favorisce la circolazione dei virus, compreso quello dell’influenza”.

I medici ribadiscono dunque l’importanza della vaccinazione, sia anti-Covid (il 74% degli over 80 in provincia di Modena ha eseguito la quarta dose, somministrata anche al 67,5% dei cittadini tra i 60 e i 79 anni in condizioni di fragilità) che antinfluenzale (al 12 dicembre erano oltre 133.000 le dosi somministrate in provincia), quale strumento di protezione dalle conseguenze più gravi delle due infezioni virali.

Intanto nel decreto cosiddetto anti-Rave party si legge che l’isolamento delle persone infettate dal coronavirus, che oggi dura 5 giorni, si concluderà, senza bisogno di fare un tampone. Ma cosa succede nel caso in cui una persona abbia ancora sintomi? A risolvere la questione dovrà essere una circolare del ministro Schillaci ma tale direzione “non aiuta affatto, così come non aiuta il fatto di non usare dispositivi di protezione negli ambienti chiusi. Cerchiamo di aiutarci continuando a lavarci spesso le mani e usando la mascherina soprattutto nei contesti più a rischio”, sottolinea la dottoressa Bacchi.

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