La mattanza dei levrieri in Spagna deve finire!

Gettati nei pozzi, legati a linee ferroviarie, arsi vivi, impiccati in basso affinché sfiorino il terreno per prolungarne l’agonia, abbandonati lungo strade trafficate con le zampe spezzate per impedirne il ritorno. E’ questo il raccapricciante epilogo della vita di migliaia e migliaia di Galgos, i levrieri spagnoli, una volta divenuti inutili per i loro proprietari, i galgueros, cacciatori senza scrupoli né morale. Un orrore davanti al quale l’accademico carpigiano Giulio Allesina ha deciso di non restare con le mani in mano. Partito a settembre per Siviglia ha prestato servizio di volontariato presso il Centro di Recupero ad Alcalá de Guadaíra, struttura gestita dalla Fundacion Benjamin Mehnert, organizzazione no-profit che tenta di arginare la mattanza che si perpetua anno dopo anno da tempo immemore ed è tornato a casa con la bella Calliope.

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Gettati nei pozzi, legati a linee ferroviarie, arsi vivi, impiccati in basso affinché sfiorino il terreno per prolungarne l’agonia, abbandonati lungo strade trafficate con le zampe spezzate per impedirne il ritorno. E’ questo il raccapricciante epilogo della vita di migliaia e migliaia di Galgos, i levrieri spagnoli, una volta divenuti inutili per i loro proprietari, i galgueros, cacciatori senza scrupoli né morale. I Galgos sono i cani più seviziati al mondo, nessun’altra razza subisce torture tanto atroci da centinaia di anni. Addestrati per tutta la vita a correre a perdifiato nei modi più duri e fantasiosi, legati dietro a una macchina in corsa o sui tapis roulant, questi levrieri, nella vicina Spagna, tanto europea quanto noi, non sono considerati animali da affezione bensì da reddito, impiegati nella spregevole pratica della caccia (corsa) alla lepre o a un’esca. Li chiamano “i figli del vento” ma questi splendidi animali non sono altro che carne da macello, condannati a morte sin dalla nascita. 

Oggetti che, una volta “rotti”, vengono semplicemente gettati via. Un orrore davanti al quale l’accademico carpigiano Giulio Allesina ha deciso di non restare con le mani in mano. Partito a settembre per Siviglia ha prestato servizio di volontariato presso il Centro di Recupero ad Alcalá de Guadaíra, struttura tra le più grandi d’Europa e gestita dalla Fundacion Benjamin Mehnert, organizzazione no-profit che tenta di arginare la mattanza che si perpetua anno dopo anno da tempo immemore, ovvero “il sistematico abbandono, l’uccisione o la tortura di migliaia di cani usati per la caccia alla lepre”, spiega. Ma Giulio non è tornato da solo, con sé ha infatti portato Calliope, ceduta dopo tre anni di caccia perché non serviva più al suo padrone e che sta già familiarizzando con Olivia, salvata dal rifugio di Scooby a Medina del Campo, altro storico rifugio che ospita Galgos e non solo. “Le adozioni però non sono sufficienti per quanto preziose. Recarsi sul posto – aggiunge Giulio Allesina – vedere coi propri occhi cosa l’uomo è capace di fare è fondamentale per comprendere la portata di questo orrore. Grazie all’associazione Insieme per FBM (chi volesse avere maggiori informazioni può consultare il sito https://www.insiemeperfbm.org) sono stato ospitato in questo centro che al momento accoglie oltre 500 galgos e ne può accogliere sino a 700. Una presenza la loro che totalizza ogni secondo: sin dal mattino presto tutto ruota intorno a questi cani. Dalla sanificazione delle gabbie alla distribuzione di acqua e cibo, alla segnalazione di bisogni particolari ai veterinari presenti”.

Un’esperienza che segna dentro e, continua Giulio, “ciò che stupisce maggiormente è la positività di questi volontari nonostante il contesto surreale in cui operano. Si pensava che il Covid avesse inciso sulla pratica della caccia, permessa tra settembre e febbraio, e che di conseguenza il numero di cani abbandonati fosse diminuito, ma così non è stato. Il bilancio va oltre ogni immaginazione: ogni anno da 50 a 100.000 levrieri vengono torturati o abbattuti. Perchè i galgos non hanno la dignità di essere considerati cani. Sono bestie da lavoro. In un Paese che conta quasi 17mila galgueros confederati (cioè gli allevatori ufficiali) e dove non c’è alcun tipo di controllo sulle nascite e sulle morti perché non ci sono censimenti ufficiali, i galgos sono abbandonati al loro destino di stenti e crudeltà. 

Dopo due o tre stagioni di caccia infatti anche i migliori campioni diventano inutili, pertanto, ogni primo febbraio, a stagione di caccia conclusa, nei rifugi si registra un esodo di cani.  E’ il giorno più triste dell’anno per chi è votato alla causa. In tutto il mondo si piange “el dia del Galgo” sapendo cosa sta per accadere. Ma anche le vite dei galgos sono atroci: sottoposti ad allenamenti estenuanti, trascinati per chilometri in macchina, tenuti al buio e soli per aumentarne la prestanza. Per non parlare poi – prosegue Allesina – dell’ossessiva volontà di incrociare le linee genetiche per generare il cane da caccia perfetto, scartando dalla nascita e ai primi addestramenti qualunque animale non risponda alla causa. Ogni Galgueros arriva a selezionare per sé mute di cani che tiene rinchiuse in cantine, mentre magari in camera convive con un barboncino o un bulldog”. Impossibile vedere galgos a spasso per Siviglia con i loro galgueros, sarebbe come “passeggiare in Italia un tacchino. Nelle campagne della Spagna del sud si vedono i manifesti di consorzi agrari che offrono mangimi per maiali, polli e galgo…” il messaggio è chiaro.  Fortunatamente le nuove generazioni stanno prendendo consapevolezza del problema iniziando anche loro ad adottare dalle fondazioni. Al Centro di Recupero ad Alcalá de Guadaíra – che copre una superficie di 20mila metri quadri e comprende una clinica veterinaria con ambulatori, ospedale, sale operatorie attrezzate, laboratorio analisi, toelettatura, uffici, aule didattiche e una foresteria per i volontari – i levrieri vengono sottoposti a una lunga riabilitazione affinché a guarire non siano solo le ferite fisiche ma anche quelle psicologiche.

I galgos sono di una bontà e un’affettuosità sconvolgenti nonostante gli abusi subiti. D’altronde sono il frutto di una selezione che dura da centinaia di anni. Ogni esemplare che ha osato voltare il muso verso il suo padrone è stato sistematicamente ucciso”. La loro mansuetudine li rende prede ideali. Sono nati per correre come il vento. Sempre. E’ la loro maledizione. E tutto questo orrore si consuma nel silenzio assordante e colpevole del governo spagnolo. “Il PSOE – Partito socialista operaio spagnolo ha proposto una legge sulla protezione degli animali ma poi ha deciso di aggiungere un emendamento per escludere i cani da caccia e i gatti randagi. Troppi interessi girano attorno a questo mondo. Dalle lobby della caccia ai circuiti più o meno sommersi delle scommesse. Cose come questa non possono che generare indignazione e devono farci interrogare su temi fondamentali. In Spagna queste pratiche sono radicate e rappresentano ormai un male incurabile. L’Europa però è stata fondata su valori condivisi di civiltà e su questi deve concentrarsi. Se le pratiche di un paese membro sono disumane allora va rimesso in discussione”, dichiara Giulio Allesina. 

Il nostro concittadino ha già strappato a quel destino due levrieri femmine, dopo Olivia infatti, ora a calcare le strade di Carpi è anche Calliope, le cui cicatrici sul muso raccontano una storia di abusi difficilmente immaginabile. Due dolcissime cagnolone a cui Giulio sta regalando una seconda vita, al sicuro, qui in Italia. “Il mio impegno però non si ferma qui. Voglio fare di più – conclude Giulio – prendendo contatto con associazioni come Ingegneria Senza Frontiere fino ad arrivare a progetti condivisi tra le nostre associazioni eccellenti (come il Canile di Carpi) e le realtà spagnole. Io metterò a servizio le mie competenze professionali e quando tornerò là anche il mio olio di gomito”.

Jessica Bianchi 

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