Vendite di fine stagione in aumento sul 2021 solo per il 20% degli operatori, mentre il 55% ha rilevato una sostanziale stabilità ed il restante 25% un calo: è quanto emerge dall’indagine congiunturale sul primo mese di saldi condotta da Confcommercio Modena attraverso il Centro Studi Iscom Group su un significativo panel di imprese commerciali della Provincia di Modena, composto da punti vendita di beni per la persona, in particolare abbigliamento e calzature (80%).
Il buon flusso turistico, anche internazionale, che ha interessato soprattutto Modena, ha parzialmente compensato le conseguenze negative, in termini di minore budget di spesa a disposizione, di una inflazione quasi a due cifre e di un diffuso clima di incertezza.
Rimangono comunque ancora lontani i risultati del periodo ante Covid: diventano ormai improrogabili interventi strutturali per abbattere il cuneo fiscale e per ridare nuovo slancio alle imprese.
“Ad un mese dall’avvio delle vendite di fine stagione – dichiara Tommaso Leone, Presidente provinciale di Confcommercio Modena – gli operatori tracciano un quadro generale di sostanziale stabilità, con un soddisfacente movimento nei negozi, anche se molte volte la visita non si traduce in acquisto. I saldi estivi rappresentano specialmente quest’anno una vera opportunità: il settore, infatti, ha finora resistito all’incremento dei prezzi a fronte dell’importante crescita dei costi fissi aziendali per affitti, energia, carburanti, prodotti e servizi, dando alla clientela la possibilità di acquistare a prezzi veramente convenienti. L’acquisto nei negozi di prossimità, rappresenta il concreto sostegno ai nostri centri urbani in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale”.
Il clima di incertezza che caratterizza questi mesi, accentuato anche dalla recente crisi politica nazionale, si fa sentire particolarmente nell’analisi dei comportamenti della clientela. L’indagine conferma rispetto al passato una marcata razionalità del processo di acquisto in saldo, che risponde a scelte programmate e ponderate: al quesito a risposta multipla sui comportamenti della clientela, il 40% degli operatori segnala che la clientela compra solo lo stretto necessario e il 25% ha riscontrato grande attenzione al prezzo. Viene quindi sostanzialmente a mancare l’acquisto d’impulso tipico dei saldi.
Favorita ovviamente la vendita di capi tipicamente estivi: dalle t-shirt ai costumi e ai bermuda nell’abbigliamento, ai sandali nelle calzature. Segnalata anche la vendita di capi per cerimonia. Il valore della spesa media pro-capite si attesta a 90 euro.
La grande maggioranza degli operatori (il 75%) ha sottolineato la necessità di posticipare la data di inizio saldi estivi di almeno un mese. Quasi il 60% degli intervistati ha dichiarato inoltre di essere a conoscenza delle opportunità offerte dal bando per il sostegno alla transizione digitale delle imprese recentemente pubblicato nell’ambito del PR FESR ed il 20% desidera avere ulteriori informazioni.
“Le nostre imprese dovranno dedicare la massima attenzione ai processi di transizione digitale e alla sostenibilità ambientale, percorsi obbligati per mantenersi competitivi rispetto ad un mercato in evoluzione vorticosa e per una necessaria assunzione di responsabilità sociale: vanno quindi valutate tutte le opportunità messe a disposizione a vario titolo per favorire investimenti in questa direzione” conclude Leone.