Un modenese su 20 è a casa in isolamento. Non si arresta l’escalation di contagi nella nostra provincia dove l’incidenza di nuovi casi ha raggiunto quota 2.346 ogni 100mila abitanti, “una tendenza sostanzialmente stabile da fine dicembre ma i numeri sono davvero impegnativi a dimostrazione di come la circolazione del virus, soprattuto nelle fasce da 0 a 13 anni, sia estremamente sostenuta ” ha dichiarato Antonio Brambilla, direttore generale dell’Azienda Usl di Modena. Dei circa 2mila nuovi positivi quotidiani solo il 19% manifesta sintomi alla diagnosi e il tasso di positività sui primi tamponi è del 28%. “La situazione è certamente complessa ma, visti i numeri, basti pensare che sono 34mila i soggetti seguiti a domicilio di cui oltre 27mila positivi, ancora gestibile grazie ai vaccini”, prosegue il direttore. Gli ospedali, decisamente sotto pressione, sono i grandi attezionati: i posti letto allestiti per i pazienti Covid sono circa 400 in tutta la rete ospedaliera provinciale. 32 a Carpi (di cui 24 di area medica e 8 di semi intensiva). Ad oggi (20 gennaio) sono 335 i pazienti ricoverati (295 in area medica, 18 in sub intensiva e 22 intensiva) “ma 99 di questi si trovano in ospedale per altre patologie e si sta discutendo a livello centrale e regionale circa la possibilità di non conteggiarli più tra gli ospedalizzati per Covid”, spiega Brambilla.
Ad aumentare sono anche i sanitari contagiati (circa 500 in tutta la provincia, di cui 250 dipendenti dell’Ausl), un problema serio che si ripercuote sui colleghi, il cui carico di lavoro diventa ancor più gravoso, e sull’erogazione delle prestazioni.
“In accordo con la Regione – aggiunge il direttore generale – abbiamo ridotto l’attività ospedaliera e la specialistica ambulatoriale, garantendo le attività urgenti e quelle più importanti. L’assenza del personale è oggettivamente un problema importante, da due anni stiamo chiedendo a tutti, medici, infermieri e Oss, più di quanto abbiano mai fatto nella loro vita professionale… il carico è straordinario così come il loro impegno”. Una cosa è certa, conclude Brambilla, “il Covid ha modificato le tempistiche delle prestazioni così come gli spazi ad esse dedicati ma una volta terminata la pandemia la modalità di erogazione non tornerà quella a cui eravamo abituati un tempo. I Ps continueranno ad avere percorsi differenziati, l’uso della mascherina diventerà un’abitudine per tutti i sanitari. Dovranno essere manutenute delle misure precauzionali che dilateranno i tempi e impatteranno sulla nostra capacità produttiva. Di certo alcuni servizi rallenteranno”.
Jessica Bianchi