“La vespa? Uno scooter pensato per le donne che è piaciuto anche agli uomini”

Interessante meeting del Rotary club di Carpi indetto dal suo nuovo presidente Mauro Bernini, incentrato sulla nascita e l'espansione economica e industriale della Piaggio di Pontedera, la ditta meccanica che ha ideato e costruito a partire dal 1946 la mitica Vespa. Per compiere l'excursus storico, il presidente ha invitato come conferenziere il carpigiano Mauro Calestrini.

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Interessante e singolare meeting del Rotary club di Carpi indetto dal suo nuovo presidente Mauro Bernini, incentrato sulla nascita e l’espansione economica e industriale della Piaggio di Pontedera, la ditta meccanica che ha ideato e costruito a partire dal 1946  la mitica Vespa.

Per compiere l’excursus storico, il presidente Bernini ha invitato come conferenziere il carpigiano Mauro Calestrini, giovane imprenditore impegnato nell’export della produzione meccanica della sua impresa, la Camital, tra i fondatori del Leo club di Carpi. Appassionato di auto e di moto, collezionista e storico, Calestrini possiede una delle più importanti collezioni italiane di Vespa storiche, quelle uscite a partire  dal 1946 ed è tuttora animatore del Vespa club carpigiano.

Calestrini ha anche al suo attivo la partecipazione, su auto Mercedes, ad alcune edizioni della Mille Miglia storica, ma nella serata rotariana si è intrattenuto in particolare sulla storia avvincente della Piaggio sorta nel 1884 a Sestri Ponente per iniziativa di Rinaldo Piaggio, che inizialmente produceva piccoli aerei e carrozze per treni, ma anche motori per motoscafi ed elicotteri, sino a diventare negli anni dell’ultima  guerra mondiale, produttrice di aerei militari.

Ma la svolta storica della ditta Piaggio avvenne  nel dopoguerra, quando l’intuizione dei figli del fondatore  li portò a realizzare  una moto di nuova concezione, diversa dalle grosse moto tradizionali, più piccola e maneggevole, adatta alle donne, col motore chiuso per evitare le perdite di olio e con ampio parafango davanti per evitare il fango, la pioggia e la polvere, con una sella molleggiata e il cambio a  mano. Uno scooter insomma e il nome Vespa deriva proprio dal ronzio del motore di piccola cilindrata che assomigliava a quello di una vespa. Il  prototipo vide la luce nel 1946 cui seguì nel 1948,  visto l’immediato interesse e il successo commerciale, un secondo modello di 125 di cilindrata che divenne famoso in tutto il mondo grazie anche a fortunati spot pubblicitari come quello del film Vacanze romane. E nel 1955  venne raggiunta la cifra record di mille esemplari l’anno costruiti in Italia ma anche negli stabilimenti nel frattempo sorti in Germania, Spagna e Gran Bretagna, grazie anche ad altri tipi di scooter nel frattempo realizzati come l’Ape, col cassone merci e il sidecar.

“Da quel momento – ha ricordato Mauro Calestrini – lo scooter venne rinnovato  profondamente con lo spostamento del fanale sul manubrio e con altre migliorie, mantenendo tuttavia lo stile iniziale. Poi con la morte dell’ultimo dei fratelli, la Piaggio venne assorbita dalla Fiat e da Umberto Agnelli, conoscendo un calo di interesse del mercato tale da portarla alla cessione a un Fondo finanziario americano fino a quando non tornò negli Anni ’80 a una proprietà italiana che continua la fortunata storia dello scooter pensato  per le donne ma che è piaciuto anche agli uomini. E che è considerato une delle eccellenze del made in Italy.

Cesare Pradella 

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