Non ha un lieto fine la storia che avevamo raccontato lo scorso mese di luglio. Il Signor F., carpigiano novantenne, dovrà infatti restituire al Comune di Carpi 36mila euro (per approfondire leggi qua: https://temponews.it/2025/07/04/sisma-il-comune-chiede-indietro-i-36mila-euro-di-contributo-di-autonoma-sistemazione-a-un-90enne/ ). Il 29 maggio 2012, il terremoto portò via all’anziano la sua casa. Costretto a fare i conti con l’inagibilità della sua abitazione il nostro concittadino fece domanda per usufruire del CAS – Contributo di autonoma sistemazione, strumento nato per assistere gli sfollati e aiutarli così a sostenere le temporanee spese legate all’affitto di un altro immobile. Insieme alla moglie invalida e al figlio disabile, in carico da anni ai Servizi Sociali, il Signor F. si trasferì in un appartamento mentre i tecnici a cui si era rivolto presentarono, nei termini previsti, l’istanza di prenotazione Mude legata all’immobile di sua proprietà ai fini della ristrutturazione come previsto dall’impianto commissariale regionale. Da tempo il Signor F. voleva sistemare la propria abitazione per renderla più a misura della moglie, ormai non vedente, e del figlio disabile ma il comune vi aveva da sempre posto un vincolo che glielo aveva impedito. L’interesse manifestato da un costruttore per l’acquisto della sua casa – e la promessa parziale permuta di una abitazione ad hoc – rappresentò dunque l’occasione per avere a disposizione spazi maggiormente rispondenti ai bisogni della sua famiglia. Opportunità che ovviamente comportò lo stop alle procedure di domanda di contributo per la ricostruzione con fondi pubblici – la cui presentazione scadeva il 31 ottobre 2017 – ora completamente a carico del nuovo proprietario privato. Il 29 gennaio di quest’anno però al Signor F. è arrivata una raccomandata in cui gli veniva comunicato che avrebbe dovuto restituire il Cas ricevuto tra l’agosto 2013 e l’ottobre 2017, per un importo totale di 36mila euro. La motivazione? “Decorsi i termini previsti per l’ultimazione dei lavori” si legge nella raccomandata il cui mittente è l’Unione delle Terre d’Argine su mandato della Regione. Il legale del Signor F. si è opposto alla richiesta di risarcimento poiché il procedimento prenderebbe “le mosse da una errata interpretazione e attuazione delle norme nonché da errori circa i presupposti delle erogazioni assistenziali che sono state correttamente effettuate poiché sorrette dai dovuti requisiti e da idonee e doverose valutazioni assunte a suo tempo dal Comune di Carpi nell’ambito della propria discrezionalità cui la normativa commissariale emergenziale sempre ha rimandato”. L’ordinanza commissariale 114 del 2013 prevedeva di mostrare un occhio di particolare riguardo alle categorie fragili affinché potessero rientrare al più presto nella propria abitazione o venissero inseriti in percorsi assistenziali equivalenti. La famiglia del Signor F. ha venduto la propria casa inagibile, trovandone una più congeniale ai suoi numerosi bisogni ma al momento dell’erogazione del Cas, la cui natura era puramente assistenziale, possedeva tutti i requisiti per goderne come lo stesso ente pubblico aveva riconosciuto.
Niente da fare, con una determina dirigenziale pubblicata in data 17 novembre, si legge che cinque famiglie beneficiarie del Cas, tra cui il Signor F, dovranno “restituire complessivamente la somma di 101.445 euro” dal momento che “sono state svolte delle verifiche che hanno comportato la decadenza al contributo”.
Il Signor F., prosegue il documento, “ha presentato memoria scritta ma le motivazioni non sono state ritenute sufficienti per non procedere alla richiesta di reintroito delle somme non dovute” ovvero 36.100 euro. Le raccomandate per la richiesta di restituzione delle “somme non dovute” sono già state spedite.
“Contro il presente provvedimento gli interessati potranno presentare opposizione davanti al TAR entro 60 giorni dalla comunicazione che verrà inoltrata tramite raccomandata A/R” si legge nella determina ma, i beneficiari sono avvertiti, “in caso di mancato reintroito si provvederà a recupero coattivo delle somme richieste”.
Jessica Bianchi
























