Persone sole da assistere, o anche sole ad assistere. La tragedia di martedì 7 ottobre a Castelfranco Emila ripropone all’attenzione il tema dell’isolamento e della solitudine delle persone malate e di quelle che si prendono cura di loro. Considerato l’inverno demografico darà un problema sempre più diffuso. Quello di Castelfranco è solo l’ultimo episodio: nulla lasciava presagire la tragedia maturata nel silenzio di quella casa e preparata con lucidità. Dopo il pranzo Enzo Manzini, 92 anni, ha preso il coltello e ha tagliato la gola alla moglie Maria Capitati, 88 anni, poi si è ucciso buttandosi dal secondo piano. La coppia era stata felice fino a quando la malattia silenziosa di lei, l’Alzheimer, è diventata sempre più grave.

“L’assistenza a una persona anziana con demenza è un’attività estremamente faticosa e impegnativa per tutti coloro che le stanno accanto, soprattutto quando la malattia è in una fase avanzata – sottolinea Licia Boccaletti, Presidente della società cooperativa sociale di Carpi Anziani e non solo – e diventa ancor più gravosa in una situazione di isolamento, di complessiva fragilità intrinseca all’età avanzata e di solitudine. Tutti elementi che, combinati con le difficoltà di accudimento della patologia, creano condizioni di carico spesso insostenibili per le persone coinvolte”.
Nonostante il nostro territorio abbia cercato da alcuni anni di attivare interventi per rendere più sostenibile il lavoro di cura e sia aumentata la consapevolezza del bisogno che anche le persone che si prendono cura hanno, di essere a loro volta sostenute, sicuramente non possiamo ancora parlare di una sensibilità che si è generalizzata. Credo che, in particolare per le generazioni più anziane, sia più complesso chiedere aiuto sia perché ci sono delle difficoltà oggettive di accesso alle informazioni, di scarsa conoscenza di ciò che esiste sul territorio ma anche perché culturalmente è meno accettata l’idea che il prendersi cura possa essere una condizione che richiede sostegno, si tende a tenerla chiusa all’interno delle famiglie. Nel caso di Castelfranco chi si prendeva cura era il marito, quindi l’uomo, che, secondo la nostra esperienza, fa ancora, in generale, più fatica ad esprimere le proprie fragilità e a chiedere sostegno di quanto non accada per le caregiver donne. Non ammettere di aver bisogno di aiuto e di sostegno o non sapere come chiederlo può arrivare a scatenare tragedie come quella che è accaduta”.
Anziani e non solo ha promosso una serie di incontri gratuiti per consolidare e promuovere relazioni di amicizia perché “da alcuni anni stiamo cercando di intervenire sul tema più ampio del rischio di solitudine e isolamento delle persone anziane. Nel momento in cui si manifesta una situazione complessa come quella del bisogno di cura di una patologia grave si crea la condizione per cui ci si sente soli e sopraffatti. Noi vogliamo evitare che accada e abbiamo promosso in questi anni diversi interventi per proporre occasioni di socializzazione e rafforzamento della rete sociale per le persone anziane. Questo percorso che inizia il 20 ottobre, è gratuito e si articola in sette appuntamenti si propone di combattere l’isolamento e costruire relazioni di supporto anche in età adulta e anziana quando si perde l’abitudine di fare nuove amicizie ed è più facile chiudersi dentro casa”.
S.G.
























