A distanza di sei anni prosegue il contenzioso per il Capodanno saltato

Nel luglio scorso l’operatore economico ha fatto ricorso in appello al Consiglio di Stato a seguito del quale il Comune di Carpi ha deciso di resistere in giudizio per tutelare le sue ragioni

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Il contenzioso davanti al TAR si trascina da sei anni dopo il ricorso presentato dall’operatore economico contro la decisione del Comune di Carpi di cancellare il Capodanno del 2018. La comunicazione era arrivata il 28 dicembre e revocava alla società vincitrice l’affidamento della gara per l’organizzazione dello spettacolo dopo che già erano stati annunciati i grandi nomi del cast. In seguito alle verifiche erano emerse “carenze nella comprova dei requisiti richiesti dalla normativa di gara”. Il secondo e terzo classificato, interpellati, avevano comunicato di non riuscire a organizzare uno show così complesso in pochi giorni e il Capodanno a Carpi saltò. “Come Sindaco – aveva detto Alberto Bellelli – sono fermo nella convinzione che la buona azione amministrativa e il rispetto delle regole vengono prima di ogni altra cosa. E’ per questo che ho esortato gli uffici competenti ad avviare le verifiche amministrative interne per accertare le responsabilità dell’accaduto e ad assumere  tutti i provvedimenti che si renderanno necessari”.

Un danno enorme, sia economico che di immagine per la società Arpalice (marchio Renegade) decisa a fare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale dell’Emilia Romagna presentato nel gennaio del 2019 per “ottenere la definizione della controversia relativa all’annullamento dell’aggiudicazione del servizio di proposta e organizzazione dello spettacolo musicale con importo a base di gara pari a 80mila euro da realizzarsi in Piazza Martiri a Carpi in occasione dei festeggiamenti di fine anno da tenersi  il 31 dicembre 2018, avvenuta a seguito di procedura negoziata tramite RdO sul portale Mepa, in favore dell’operatore economico ricorrente”.

Il 24 aprile scorso il TAR ha respinto il ricorso. La vicenda non si è però chiusa perché nel luglio scorso l’operatore economico ha fatto ricorso in appello al Consiglio di Stato a seguito del quale il Comune di Carpi ha deciso di resistere in giudizio per tutelare le sue ragioni. Non essendo presente un ufficio di avvocatura interno e dovendo ricorrere a professionisti esterni, l’incarico è stato affidato a un avvocato del Foro di Reggio Emilia per 11mila euro.

S.G.

 

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