Centro Giliberti, “Salvare l’Hotel Val Paradiso è una responsabilità collettiva”

Per oltre 50 anni, l’Hotel Val Paradiso di Borgo Valsugana, di proprietà del Comune di Carpi dal 1972, è stato indissolubilmente legato al Centro Polivalente Giliberti. “Siamo pronti - commenta il direttivo - a partecipare a tavoli di confronto con l’Amministrazione comunale, a proporre soluzioni concrete per la gestione e l’utilizzo della struttura, a collaborare con altre associazioni e realtà interessate al suo recupero e rilancio. Solo unendo le forze potremo restituire futuro a un bene così prezioso per il territorio”.

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Per quasi 50 anni, l’Hotel Val Paradiso di Borgo Valsugana, di proprietà del Comune di Carpi dal 1972, è stato indissolubilmente legato al Centro Polivalente Giliberti. Lì, infatti, anno dopo anno, a Pasqua e nel periodo estivo, i volontari prendevano in gestione per alcune settimane la struttura, organizzando degli apprezzatissimi soggiorni. Un luogo del cuore per il quale il centro si è sempre speso strenuamente, affiancando il custode della casa-vacanze nelle sue attività di manutenzione e piccole riparazioni e, quando nel 2018 la Tempesta Vaia vi si è abbattuta con violenza sradicando un albero che ha provocato la rottura del tetto del capanno, il Giliberti ha organizzato una cena di raccolta fondi per contribuire al suo ripristino.

Poi, la pandemia ha segnato l’inizio del declino. A causa dell’emergenza Covid infatti, l’Hotel Val Paradiso ha subito lo stesso destino delle altre attività ricettive ed è stato chiuso ma, a due anni di distanza, in sordina, il Comune di Carpi ha deciso di non riaprirne i battenti. Una chiusura che rischia di diventare definitiva a causa, spiega l’ente pubblico, degli alti costi che si dovrebbero sostenere per sistemare “il sistema antincendio e ammodernare la struttura oggi non più rispondente agli standard per l’ospitalità dal momento che la maggioranza delle camere è priva di bagno privato e le docce sono comuni” (per maggiori info leggi qua: https://temponews.it/2025/08/22/chiuso-lhotel-val-paradiso-di-borgo-valsugana-una-pagina-della-storia-di-carpi-se-ne-va/ ).

La chiusura però non è passata inosservata e il Giliberti dal 2022 ha più volte dato la propria disponibilità all’Amministrazione per ragionare circa il futuro dell’immobile e capire se e quando sarebbe tornato fruibile ed è proprio per tale motivo che il suo direttivo vuol fare chiarezza e rispondere a chi lo ha accusato di non aver alzato un dito per salvare la struttura (leggi qua: https://temponews.it/2025/09/01/casa-vacanze-di-borgo-valsugana-per-lex-assessore-allegretti-se-ci-fosse-la-volonta-di-intervenire-non-ci-sarebbero-vincoli-tecnici-o-finanziari/ ).

“Innanzitutto una precisazione di correttezza: siamo un circolo Arci, ma non pretendiamo né di rappresentare l’intera associazione né di parlare a suo nome. Allo stesso modo, riteniamo che chiunque formuli giudizi pubblici debba farlo con piena consapevolezza dei fatti, evitando affermazioni inesatte che rischiano di danneggiare associazioni che da anni operano con serietà sul territorio. Inoltre, per rispetto ed educazione, è bene non parlare mai a nome di altri senza averli consultati. Contrariamente a quanto affermato nell’articolo – dove si legge che il nostro circolo “non ha alzato un dito per dire: Salviamola!” e che “la struttura di Borgo Valsugana non sia più d’interesse per i circoli Arci” – ribadiamo con fermezza che in questi cinque anni non siamo mai rimasti in silenzio. Non abbiamo scelto le piazze o i social, ma le sedi istituzionali: lì abbiamo costantemente portato il nostro interesse concreto per il rilancio della struttura, offrendo disponibilità, competenze e, lo riconosciamo, anche i nostri limiti”.

Terminata la fase acuta della pandemia, soggiornare a Borgo Valsugana sarebbe stato un vero toccasana, “soprattutto per i nostri soci più anziani. Persone che hanno faticato moltissimo a uscire nuovamente da casa e a riabituarsi alla socialità. Eravamo convinti che, trascorrere del tempo in una cornice bella come quella del Val Paradiso potesse rappresentare uno strumento di aggregazione prezioso. Dal Comune però ci hanno fatto sapere che ci saremmo dovuti far carico della sanificazione di tutti gli ambienti, delle attrezzature, dei materassi… non ne avevamo le forze ma non abbiamo mai rinunciato a seguire la partita”.

L’Hotel Val Paradiso per il Giliberti, “non è un semplice edificio. È parte della nostra storia associativa: per oltre cinquant’anni abbiamo organizzato i soggiorni estivi dal 20 luglio al 20 agosto, tradizione che ha coinvolto centinaia di soci e concittadini. È un luogo che ci ha dato tanto e a cui abbiamo dato altrettanto, un patrimonio collettivo che deve tornare a svolgere la sua funzione sociale. La sua vendita rappresenterebbe una perdita per l’intera comunità”.

Il centro Polivalente vuole però “guardare avanti. Salvare l’Hotel Val Paradiso non è un ricordo nostalgico bensì una responsabilità collettiva. Servono decisioni tempestive, certo, ma soprattutto una visione chiara. Le recenti dichiarazioni sull’urgenza di una riflessione sul patrimonio immobiliare impongono un confronto serio: oggi il pragmatismo non è più una virtù, è una necessità. Ma la politica ci insegna che senza visione il pragmatismo diventa miopia amministrativa. È giusto guardare la luna e non il dito, ma la domanda è: quale luna vogliamo per Carpi? (Leggi qua: https://temponews.it/2025/09/06/morelli-azione-sul-patrimonio-immobiliare-ce-bisogno-di-un-ragionamento-organico/ ) Una città che dismette progressivamente il proprio patrimonio sociale o una comunità che sceglie di riqualificarlo con coraggio e lungimiranza? L’Hotel Val Paradiso non è solo un “pezzo di storia che fa male vedere andare via”: è un investimento strategico nel tessuto sociale della nostra comunità. La vera questione non è se possiamo permetterci di salvarlo, ma se possiamo permetterci di perderlo. Cinquant’anni di memoria collettiva e uno spazio di coesione democratica non si liquidano come un costo. De Gasperi ammoniva: I politici pensano alle prossime elezioni, gli statisti alla prossima generazione. La scelta è tutta qui: decidere se Carpi sarà una città che chiude i luoghi di socialità o una comunità che li difende. Non è solo gestione di un immobile: è la definizione della società che vogliamo costruire. Per questo rinnoviamo la nostra disponibilità: siamo pronti a partecipare a tavoli di confronto con l’amministrazione comunale, a proporre soluzioni concrete per la gestione e l’utilizzo della struttura, a collaborare con altre associazioni e realtà interessate al suo recupero e rilancio. Solo unendo le forze potremo restituire alla comunità questo bene prezioso”.

L’opinione pubblica si è spaccata tra chi vuole salvare l’hotel e chi al contrario considera l’alienazione l’opzione migliore a fronte di risorse pubbliche calanti. A mancare sul tavolo però sono i numeri: che valore ha oggi sul mercato quell’immobile? Quanto costerebbe ristrutturarlo e quanto tale spesa inciderebbe sul bilancio dell’ente pubblico? A quanto ammontavano i costi di gestione? Quanto introitava il Comune concedendola ad associazioni, scuole e privati? Numeri oggettivi da cui non si può prescindere per avviare un dibattito serio e onesto sul futuro di un immobile che, con delle buone idee e le giuste partnership, potrebbe avere ancora molte carte da giocare. Ci sarà la volontà politica di sedersi attorno a un tavolo per evitare così di optare per la scelta più facile?

Jessica Bianchi

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