Nel complesso panorama delle leggi che regolano il settore agricolo, la prelazione agraria rappresenta un importante strumento di tutela per chi vive del proprio lavoro nei campi. Si tratta del diritto riconosciuto dalla legge a coltivatori diretti e affittuari di terreni agricoli di essere preferiti rispetto ad altri acquirenti, nel caso in cui il proprietario decida di vendere il fondo. La norma nasce con l’intento di sostenere la continuità dell’attività agricola, proteggendo chi lavora la terra da generazioni e favorendo la stabilità delle imprese rurali. Introdotta dalla Legge 590/1965 e successivamente disciplinata dalla Legge 817/1971, la prelazione si applica solo a determinate condizioni.
Il coltivatore diretto ha diritto di prelazione se:
è confinante con il fondo in vendita;
coltiva direttamente i suoi terreni;
possiede i requisiti previsti dalla legge.
L’affittuario, invece, può esercitare il diritto di prelazione se conduce il fondo da almeno due anni alla data della proposta di vendita.
Quando il proprietario decide di vendere il terreno, deve notificare l’intenzione al titolare del diritto di prelazione, indicando il prezzo e le condizioni della vendita. Da quel momento, il coltivatore o affittuario ha 30 giorni di tempo per esercitare il diritto e acquistare il fondo alle medesime condizioni.
Nel caso in cui il diritto venga ignorato, il soggetto che avrebbe potuto esercitarlo può chiedere l’annullamento della vendita e subentrare nell’acquisto entro un anno dalla trascrizione dell’atto.
La prelazione agraria non solo salvaguarda gli interessi dei lavoratori agricoli, ma contribuisce anche a evitare lo spopolamento delle campagne e a mantenere viva l’economia rurale. In un momento storico in cui si parla sempre più di sostenibilità e filiere corte, riconoscere e valorizzare il ruolo di chi lavora la terra è fondamentale.