“Non pretendiamo portate gourmet ma i nostri bambini hanno il diritto di mangiare meglio”

Porzioni scarse. Pasta scotta e collosa. Cibo insipido. Sono solo alcune delle lamentele dei genitori dei bambini che frequentano la mensa - il cui servizio è appaltato a una ditta esterna che rifornisce anche le altre strutture scolastiche dell’Unione delle Terre d’Argine - della Scuola Primaria Martiri per la Libertà di Budrione. Rispetto alla loro richiesta di poter portare il pasto da casa, l’assessore Albarani chiarisce che tale “scelta sarebbe in opposizione alle Linee guida regionali per la ristorazione scolastica della regione Emilia Romagna, per motivi igienico-sanitari e di rischio di contaminazione, e difficoltà nei controlli, sul cibo e sui bambini, che dovrebbero consumare il pasto in luoghi diversi dal refettorio”.

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La cotoletta poco cotta

Porzioni scarse. Pasta scotta e collosa. Cibo insipido. Sono solo alcune delle lamentele dei genitori dei bambini che frequentano la mensa – il cui servizio è appaltato a una ditta esterna che rifornisce anche le altre strutture scolastiche dell’Unione delle Terre d’Argine – della Scuola Primaria Martiri per la Libertà di Budrione.

Per non parlare poi “dei frequenti ritardi con cui i pasti arrivano e dei capelli ritrovati tra un maccherone e l’altro”, proseguono. Disservizi e scarsa qualità che hanno costretto molte famiglie a riorganizzarsi, nonostante i disagi che questo comporta, onde evitare che il figlio restasse a scuola, “poiché spesso preferiva non mangiare”.

I genitori impossibilitati a farlo per motivi lavorativi o familiari hanno invece chiesto “la possibilità di poter preparare loro stessi il cibo da dare ai loro figli ma tale eventualità è stata loro negata. Un diniego che ci lascia perplessi dal momento che vi sono varie realtà scolastiche italiane che lo consentono. Qui invece o mangi la ministra o salti dalla finestra… perchè tutti questi paletti?”.

Un pasto costa 5,30 euro e dal prossimo anno la spesa aumenterà di 1 euro, “come minimo ci si aspetterebbero una maggiore qualità e cura nella preparazione del cibo. Ad oggi invece molti bimbi, pur ordinando in bianco, preferiscono non toccare nemmeno quel che hanno nel piatto ed è inaccettabile”.

Il capello nel piatto

Ieri, 29 maggio, l’ennesimo problema ha scatenato la frustrazione dei genitori: “nelle ultime settimane stiamo facendo numerosi passaggi a scuola legati all’organizzazione della festa di fine anno. Quando sono entrata – racconta una mamma – la maestra mi ha avvertita del fatto che per il secondo turno di refezione, quello degli alunni più grandicelli, era caduta a terra la pasta e che quindi i bambini, nonostante fossero quasi le 14, non si erano ancora seduti a tavola. Non è certo dell’errore umano che ci lamentiamo, quello può capitare e non costituisce un problema ma è tutto il resto che non funziona. I bambini del primo turno che avevano il pasto in bianco non hanno avuto la possibilità di avere il bis perché non c’era abbastanza riso per tutti mentre quelli del turno successivo che hanno dovuto rinunciare al primo, per secondo si sono dovuti accontentare di due minuscoli quadratini di formaggio o un misero pezzettino di pollo. Intorno alle 14,30 poi sono stati consegnati a scuola i primi piatti ma come si fa a mangiare la pasta dopo aver consumato secondo e frutta?Per carità, per un giorno non si rischia certo di morire di fame ma è il servizio che non funziona, compresa la App per prenotare il pasto che spesso non funziona. Non pretendiamo portate gourmet ma qualcosa deve cambiare. I nostri bambini hanno il diritto di mangiare meglio”.

Sulla vicenda interviene l’assessore alle Politiche Scolastiche Giuliano Albarani che chiarisce come “la ristorazione scolastica, gestita a livello di Unione Terre d’Argine, presenta diversi aspetti sensibili. Il primo è quello della sicurezza e della salute delle bambine e dei bambini. Ogni anno vengono eseguiti, oltre a quelli previsti da ASL ed eventuali altre istituzioni competenti, controlli a sorpresa con ditte esterne volti a valutare la conformità del pasto, la correttezza degli alimenti e delle grammature, l’igienicità degli alimenti, l’accuratezza organizzativa del servizio. In caso di non conformità si interviene con interventi di risoluzione ed eventuali prescrizioni e sanzioni a carico di chi produce e/o distribuisce i pasti”.

Sempre in Unione, aggiunge l’assessore, sono attive anche le “Commissioni Mensa, che hanno come obiettivo il miglioramento continuo del servizio mediante la collaborazione tra Amministrazione, ditta titolare del pasto e famiglie. C’è una commissione per ciascun istituto comprensivo (a Carpi, quindi, quattro) composta da un referente insegnante per ogni scuola d’infanzia e primaria, un genitore per classe, referenti dell’Unione terre d’argine e referenti della ditta Cirfood, con tre incontri all’anno e per ogni plesso fino a sei assaggi gratuiti, di controllo, per ciascun menù. Sono inoltre proposte, annualmente, indagini analitiche presso l’utenza per la valutazione della qualità e del gradimento del pasto. Qualora si rilevino criticità si attuano piani di miglioramento, di cui si dà riscontro pubblico e, nei casi di non conformità, si procede come evidenziato per i controlli esterni”.

Rispetto alla richiesta di portare il pasto da casa nelle scuole a tempo pieno invece, conclude l’assessore Albarani, “occorre tener conto che la giurisprudenza in materia è ostativa. La scelta sarebbe comunque in opposizione alle Linee guida regionali per la ristorazione scolastica della regione Emilia Romagna, per motivi igienico-sanitari e di rischio di contaminazione, e difficoltà nei controlli, sul cibo e sui bambini, che dovrebbero consumare il pasto in luoghi diversi dal refettorio”.

Non ci resta che confidare in qualche controllo a sorpresa in più e in un palato fine…

Jessica Bianchi

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