In una Carpi che invecchia sempre più e si confronta con nuove fragilità sociali, garantire la qualità dei servizi di assistenza – destinati ad anziani, disabili o altre persone fragili – è una priorità che richiede attenzione e oggettivi strumenti di valutazione. Le residenze assistite (RSA), i centri diurni e i servizi domiciliari rappresentano un sistema di cura e relazione che può determinare il benessere o, al contrario, il disagio di chi ne usufruisce. Ma come riconoscere il valore reale di una residenza assistita? Quali sono i parametri che ci permettono di confrontare le varie strutture, evitando di lasciarsi influenzare dalla prima impressione o dal passaparola?
La valutazione non è solo sanitaria, bensì umana
Il primo passo è capire che il valore di una una residenza per anziani o di un servizio assistenziale non si misura soltanto in metri quadrati, standard igienico-sanitari e personale per turno seppur questi siano parametri essenziali. E’ dunque necessario chiedersi: quanto migliora la qualità della vita della persona accolta?
È essenziale chiarire un principio spesso trascurato: non è mai il prezzo a determinare la qualità. Vi sono strutture molto costose che offrono un’assistenza impersonale o standardizzata e realtà economicamente più sostenibili che eccellono per umanità, attenzione e coerenza progettuale. La qualità va cercata nella cultura organizzativa, nell’etica della cura e nella professionalità quotidiana.
Un buon centro si riconosce da alcuni indicatori fondamentali, dalla centralità della persona nel progetto di cura alla stabilità e alla formazione del personale; dalla partecipazione attiva dei familiari alla rasparenza nei processi interni e di comunicazione con l’esterno; dall’assenza di turn-over del personale ai sistemi di video sorveglianza; dai sistemi di misurazione dell’aria interna a un referente sempre operativo per le famiglie in caso di emergenze.
Indicatori di qualità integrata, uno strumento di misurazione
Negli ultimi anni, alcune regioni ed enti di ricerca (come l’ISS, l’Agenas o enti del Terzo Settore) hanno sviluppato griglie di valutazione che includono:
Indicatori strutturali: rapporto operatori/ospiti, presenza di figure educative, presenza di infermieri sia al mattino che pomeriggio;
Indicatori funzionali: piani personalizzati, attività di stimolazione cognitiva, coinvolgimento nella vita quotidiana.
Indicatori relazionali: soddisfazione degli ospiti e dei familiari, clima interno, libertà di scelta.
Indicatori di esito: riduzione delle ospedalizzazioni, mantenimento dell’autonomia residua, benessere percepito.
Questi parametri possono essere aggregati in un indice sintetico di qualità assistenziale (ISQA), uno strumento comparabile tra strutture e pubblicabile, utile per famigliari, amministratori e operatori.
I Centri Diurni: il valore della “presenza a ore”
Spesso sottovalutati, i centri diurni rappresentano un pilastro dell’assistenza territoriale. Offrono sollievo alle famiglie e, se ben progettati, promuovono socialità e stimolazione nelle persone fragili.
In questo caso la valutazione include: accessibilità territoriale, flessibilità oraria, numero e varietà delle attività proposte e interazione con la comunità locale.
Anche in questo caso, un sistema che valuti qualità progettuale e impatto sociale (e non solo requisiti minimi) sarebbe auspicabile.
Un welfare orientato alla comunità
La sfida più grande è continuare a creare un sistema che non valuti solo la performance dei singoli servizi, ma che misuri l’effetto dell’intera rete territoriale: RSA, SAD (servizi di assistenza domiciliare), centri diurni, sportelli di ascolto, cooperative sociali. Quanto un territorio è capace di prendersi cura? Quante strutture con indicatori di qualità sono presenti?
Valutare una residenza assistita o un servizio alla persona è un atto di responsabilità civile. Significa pretendere trasparenza, misurabilità e, soprattutto, rispetto per la dignità di chi riceve le cure. Occorre non farsi ingannare dal costo economico come unico indicatore. Il valore si costruisce giorno per giorno, nelle relazioni e nelle scelte etiche. Occorrono strumenti condivisi, pubblici e leggibili da tutti, per fare scelte consapevoli e stimolare il miglioramento. Perché il vero valore di un servizio non si legge nei muri, ma nei volti di chi lo abita.