La pet therapy si sa fa bene al cuore. E all’anima. Sì perché il contatto con gli animali, soprattutto coi cani, non solo favorisce la comunicazione, incentivando i processi di socializzazione, ma aiuta a mitigare l’ansia, a rafforzare la fiducia in se stessi e ad esternalizzare il proprio vissuto. Quelle emozioni con cui, spesso, tanti ragazzi faticano a convivere. Da anni la pet therapy è di casa all’Istituto Vallauri di Carpi quale valido strumento per aiutare gli studenti con bisogni educativi speciali ad aprirsi maggiormente e a gestire il proprio mondo interiore.
“E’ un progetto ormai storico – sorride la docente di sostegno, nonché referente della parte progettuale, Rosanna Gariano – che sta riscuotendo un grande successo grazie alla preziosa collaborazione che abbiamo stretto con l’educatore cinofilo carpigiano Andrea Alabardi e il suo straordinario gruppo di cani. La pet therapy funziona, il legame che i ragazzi creano con gli animali ha una ricaduta estremamente positiva sul loro comportamento. Attraverso il contatto col cane imparano il rispetto delle regole, a portare a termini dei compiti precisi, a coordinarsi, a lavorare col gruppo e a gestire la rabbia… il cane esercita su di loro un benefico effetto calmante. Quella che nasce è una vera e propria magia”.
Quest’anno a essere coinvolto è un gruppo composto da una ventina di giovani: “a partire dalla primavera, ogni sabato – prosegue la professoressa Gariano – ci si sposta nell’area cortiliva della scuola per trascorrere due ore all’aperto insieme ad Andrea e ai suoi aiutanti pelosi; poi, alla fine del progetto, all’interno di un parco pubblico viene organizzato un momento finale durante il quale i ragazzi svolgono alcune attività insieme ai cani”.
L’Istituto Vallauri conta numerosissimi ragazzi con bisogni educativi speciali, circa il 25% del totale ma nonostante l’inevitabile complessità che ciò comporta, conclude Rosanna Gariano, “questa è la scuola più inclusiva in cui io abbia mai insegnato. I progetti ideati e costruiti per rispondere ai bisogni degli studenti più fragili coinvolgono sempre più spesso tutto il gruppo classe. In questo modo abilità e disabilità si confondono. Si mischiano. Diventano la normalità. E non è forse questo l’obiettivo più importante?”.
Jessica Bianchi