“Ero solo, ho fatto il padre e anche la madre. O, almeno, ci ho provato”

Non basta celebrare la figura del papà il 19 marzo, occorrono risposte reali a chi ogni giorno combatte una battaglia silenziosa per i propri figli e per la propria dignità. La storia di Marco, padre separato con quattro figli, è una vera e propria odissea. “Ho fatto fronte a tante difficoltà. Per un periodo ho tenuto in piedi la mia famiglia sostenendo le spese giudiziarie, mantenendo due figli all'università e riuscendo comunque a fare almeno una settimana di vacanza insieme, solitamente fuori stagione e in luoghi non proprio gettonati. Alle volte mi sono sentito inadeguato ma non avevo scelta e ho improvvisato. Ero da solo e dovevo stare vicino ai miei figli. Sostenerli, capirli, accompagnarli. Ho imparato sul campo a colmare assenze. A esserci. Ora sono grandi, i loro bisogni sono cambiati, ma ci sono stati momenti in cui ero l’unico su cui potevano fare affidamento”.

0
1194

“La nostra separazione è stata a dir poco burrascosa ed è stata caratterizzata da colpi di scena di tale portata che nemmeno una serie di Netflix…”. Oggi Marco (il nome è di fantasia) riesce a scherzarci sopra ma il suo è ancora un sorriso tirato. Padre separato con quattro figli, per Marco il 2016 è un anno che resterà inciso nella memoria: “ricordo il compimento dei miei 50 anni come il peggior momento della mia vita. Fu allora che iniziò il mio calvario. Un travaglio che mi ha segnato profondamente”. A quei tempi, ricorda, “in famiglia l’atmosfera era tesa. Insostenibile. Mia moglie spariva continuamente, era evidente che avesse allacciato una relazione extra coniugale e i miei quattro ragazzi, allora tutti minorenni tranne uno, si domandavano cosa stesse accadendo. A fronte della loro sofferenza mi convinsi a chiederle la separazione. Una decisione che l’ha spinta, inspiegabilmente, a intentare contro di me una vera e propria guerra. Non avrei mai immaginato fosse capace di tanto e invece…”.

Per Marco iniziò una vera e propria discesa “all’inferno. Il suo obiettivo era chiaro, voleva distruggermi, vedermi soffrire. Ricordo ancora perfettamente le minacce pronunciate dall’uomo che frequentava: ti toglieremo la casa, i figli, tutto… Non ti resterà nulla”.

Sono serviti otto anni di processi e sentenze, oltre a una indicibile sofferenza e a non indifferenti spese legali, per ottenere l’assoluzione definitiva, giunta nella primavera del 2024.

“Come mi era stato preannunciato – ricorda Marco – la mia ex moglie ha dato il via a un piano di attacco sistematico teso a distruggermi da tutti i punti di vista, da quello economico a quello psicologico. E devo ammetterlo: c’è quasi riuscita. Le denunce sono arrivate in sequenza, una dopo l’altra, come se qualcuno la imbeccasse sul da farsi. Denunce del tutto infondate ma gravissime, dalla violenza privata a quella sessuale, giusto per citarne alcuni. Un attacco totale, multilivello. Ipotesi di reato che hanno dato il La a più processi sia sul piano penale che civile e alla mia odissea”. Tra i provvedimenti più dolorosi,“l’iniziale allontanamento disposto dal Tribunale dei Minori dalla mia casa. Per qualche mese, a causa delle bugie della mia ex moglie, non potevo vedere i miei figli se non a 500 metri di distanza. E’ stata durissima”.

Poi è arrivato il calvario delle perizie, i colloqui con gli psicologi… fino all’agognata decisione, inquadrata dal giudice e bilateralmente concordata, di una separazione consensuale. “I ragazzi sono stati affidati a me e per lungo tempo hanno faticato a intrattenere un rapporto con la madre. Lei, infatti, continuava a farmi la guerra, a inventare mirabolanti denunce e nonostante io tentassi di parare il colpo e di proteggere i miei figli, loro ne hanno comunque sofferto. Anche a livello economico è stata dura: decisamente sfavorito, dovevo riconoscere una sorta di aiuto alla mia ex moglie affinché potesse far fronte alle spese dell’affitto mentre lei dal canto suo doveva corrispondermi il mantenimento per i ragazzi a dir poco simbolico! Ricordo quando il giudice mi fece capire che se volevo andare avanti, avrei mangiare la polvere. Ed è stato così, da tutti i punti di vista”.

Marco però non ha mai mollato: i suoi ragazzi avevano bisogno di lui. “Ho dovuto lottare e tanto. Anche nelle aule di tribunale, dove gli stereotipi imperano ancora. Le donne però non sono sempre la parte lesa; alle volte sono pericolose,  manipolatrici, e la giustizia non può propendere dalla loro parte a prescindere. La giustizia non può essere cieca o veicolata dal sentire comune”.

Marco è uno dei tanti padri separati di cui troppo poco si parla. Una realtà spesso dimenticata. Invisibile. L’Osservatorio Nazionale sulle Famiglie stima che nel nostro Paese il 72% di loro subisce un drastico abbassamento del tenore di vita, con quasi il 30% che scivola sotto la soglia di povertà relativa. Condizioni con cui devono fare i conti perlopiù senza un adeguato supporto da parte delle istituzioni o da un sistema di welfare incapace di rispondere efficacemente alle loro esigenze.

E se alcuni padri sono costretti a vivere un ruolo ridotto, limitato dal contesto legale e sociale, che li vede marginalizzati nella vita dei figli, nonostante siano amorevoli e responsabili, ve ne sono altri, come Marco appunto, che diventano gli unici punti di riferimento per i propri ragazzi.

“Ho fatto fronte a tante difficoltà. Per un periodo ho tenuto in piedi la mia famiglia sostenendo le spese giudiziarie, mantenendo due figli all’università e riuscendo comunque a fare almeno una settimana di vacanza insieme, solitamente fuori  stagione e in luoghi non proprio gettonati. Alle volte mi sono sentito inadeguato ma non avevo scelta e ho improvvisato. Ero da solo e dovevo stare vicino ai miei figli. Sostenerli, capirli, accompagnarli. Ho imparato sul campo a colmare assenze. A esserci.  Ora sono grandi, i loro bisogni sono cambiati, ma ci sono stati momenti in cui ero l’unico su cui potevano fare affidamento. Ho fatto il padre e la madre. O, almeno, ci ho provato”.

La parità genitoriale passa anche dal riconoscimento delle difficoltà specifiche che i padri separati affrontano quotidianamente. Non basta celebrare la figura del papà il 19 marzo, occorrono risposte reali a chi ogni giorno combatte una battaglia silenziosa per i propri figli e per la propria dignità.

Jessica Bianchi

clicca e unisciti al nostro canale whatsapp
clicca e unisciti al nostro canale whatsapp
clicca e unisciti al nostro canale whatsapp