Progetti agrivoltaici e fotovoltaici proliferano in tutto il Paese e Carpi non è immune a un fenomeno in rapida espansione: imprese, spesso legate a fondi finanziari, presentano progetti di grandi dimensioni che impattano fortemente sul territorio. La transizione energetica e la conseguente necessità di incrementare la produzione di energia rinnovabile non sempre fanno rima con la tutela del paesaggio agricolo, soprattutto a fronte di un impianto normativo che in parte lega le mani agli enti locali. Dopo aver incassato l’ok di Regione e Arpae, il primo impianto agrivoltaico pronto a decollare a Carpi sarà Cascinetto, dietro lo stabilimento Ca.Re, a Fossoli, con un’estensione di circa 30 ettari, ma è solo uno dei 13 progetti presentati nella nostra città. A far luce sui numeri e sugli interventi messi in campo è il sindaco Riccardo Righi.
Sindaco, quanti progetti di impianti agrivoltaici e fotovoltaici sono stati avanzati sul territorio di Carpi?
“Attualmente sono stati presentati 13 progetti, un dato che conferma quanto il nostro territorio sia oggetto di proposte di conversione energetica. Già a luglio 2024 avevo segnalato questa tendenza; da allora abbiamo promosso diversi incontri tecnici a livello regionale, sostenendo parallelamente un’interlocuzione politica, soprattutto grazie al Partito Democratico”.
Di questi progetti, quanti hanno ricevuto il via libera da Ministero e Regione?
“Per ora nessun intervento è stato autorizzato e la maggior parte è in iter avanzato. Utilizzando i pochissimi strumenti tecnici e amministrativi a nostra disposizione, siamo però riusciti a fermare diversi impianti”.
In quali zone si concentrano maggiormente? E che superficie totale interessano?
“La maggior parte delle richieste riguarda la frazione di Fossoli. Complessivamente, parliamo di circa 2.900.000 mq (pari a 290 ettari), di cui 264 solo nella zona di Fossoli. È un’estensione molto significativa che potrebbe trasformare radicalmente paesaggio e destinazione agricola di queste aree”.
Il caso di Sant’Ilario ha dimostrato che, in presenza di vincoli, si possono rivedere o bloccare progetti simili. È una strada percorribile anche a Carpi?
“Anche a Carpi abbiamo fatto tutto il possibile utilizzando gli strumenti urbanistici e paesaggistici disponibili, ottenendo risultati importanti. Tuttavia, va precisato che Sant’Ilario rappresenta un caso diverso: gli impianti lì proposti si trovavano vicini a beni o aree vincolate dal piano regolatore. Nel nostro territorio, invece, non ci sono uguali vincoli paesaggistici. Ad oggi possiamo dire che 137 ettari di progetti sono stati bloccati e 117 ettari sono sospesi per la richiesta di integrazioni. In totale, significa che l’87% delle superfici proposte risulta bloccato o sospeso. Questo dato evidenzia la nostra determinazione nel difendere il territorio. Tuttavia, se i progetti rispettano i criteri fissati a livello statale, il Comune non può opporsi né proporre modifiche sostanziali”.
Molte delle ditte proponenti sembrano avere strutture societarie poco solide o capitali minimi. C’è un monitoraggio su chi vi sia dietro questi progetti?
“Sì, purtroppo è un fenomeno reale. Abbiamo riscontrato che alcune società hanno poca trasparenza o presentano capitali esigui. Per questo la collaborazione con le Forze dell’Ordine è fondamentale: segnaliamo sempre le situazioni sospette per evitare che dietro a investimenti verdi si celino operazioni unicamente speculative e prive di affidabilità sul territorio”.
Un altro aspetto critico è la complessa situazione in cui versa dell’agricoltura: molti proprietari terrieri sono in difficoltà e vedono negli impianti fotovoltaici una via di uscita economica. Non è possibile creare forme di sostegno per evitare che cedano i terreni?
“Purtroppo, in un contesto di crisi agricola, le offerte di acquisto o di affitto a lungo termine appaiono a molti come un’occasione per liberarsi di terreni divenuti un peso.
Crediamo servano misure di sostegno concrete, incentivi che rendano competitiva la produzione agricola e diano alternative a chi rischia di vendere solo per necessità. Stiamo lavorando con la Regione e sappiamo che i nostri rappresentanti in Europa sono impegnati sull’argomento, ma serve anche un intervento serio a livello nazionale”.
Sindaco, nel Consiglio comunale del 27 febbraio di discuterà dell’impianto agrivoltaico Cascinetto e dei suoi 30 ettari di estensione. Qual è la posizione dell’Amministrazione?
“Anzitutto, tengo a precisare che in Consiglio comunale non verrà discussa l’autorizzazione all’impianto bensì l’apposizione di vincolo espropriativo per realizzare un elettrodotto funzionale all’impianto, che è invece competenza della conferenza dei servizi regionale. La legge nazionale oggi in vigore espropria di fatto i Comuni della loro potestà pianificatoria: impone trasformazioni territoriali senza lasciare agli enti locali reali margini di decisione. Non si tratta di essere pro o contro la transizione energetica ma di rispettare una normativa che non tutela sufficientemente il territorio e non dà strumenti adeguati a Regioni e Comuni. Da mesi ci confrontiamo con la Regione per trovare un supporto: anche lei è però vincolata a ciò che stabilisce la legge statale. È vero che la Regione Emilia-Romagna, per quanto possibile, ha cercato di disciplinare le aree per l’installazione, tenendo conto di criteri ambientali e storico-culturali; tuttavia, come Comune chiediamo vincoli più stringenti e che si consideri la concentrazione di impianti, in modo da non stravolgere intere aree agricole.
In ogni caso, attendiamo la sentenza del TAR del Lazio (prevista nei prossimi 30 giorni), che potrebbe rivelarsi determinante per chiarire ulteriormente la situazione”.
Quali saranno i vostri prossimi passi?
“Continueremo a monitorare ogni procedura e a difendere il territorio con i mezzi disponibili, proseguendo la battaglia politica per cambiare la legge o comunque renderla più equilibrata. La transizione ecologica, e quindi energetica, deve essere una priorità, ma deve anche essere governata in modo che non vada a discapito dei territori e delle comunità. Siamo fiduciosi che la prossima sentenza del TAR del Lazio ci fornisca indicazioni chiare. Recentemente hanno presentato una mozione i gruppi di maggioranza in Consiglio comunale, proponendo suggerimenti e modifiche alla normativa, e se sarà approvata ci attiveremo immediatamente per sostenere le misure indicate.
Non vogliamo rassegnarci all’idea che le decisioni sul futuro di Carpi vengano prese altrove, senza possibilità di intervento da parte nostra. La Regione, dal canto suo, ha già tentato di tutelare alcune aree con criteri ambientali e storico-culturali, ma occorre fare di più: come Comune, chiediamo regole ancora più chiare e soprattutto che si valuti la concentrazione degli impianti, per evitare uno sfruttamento eccessivo delle superfici agricole”.
Jessica Bianchi