Un’avventura, la sua, lunga 5.300 chilometri: da Limidi di Soliera a Capo Nord. “Quando scopri la bellezza di viaggiare in sella alla tua bicicletta non riesci più a fermarti. La lentezza con cui attraversi il paesaggio, le città… ti consente di ammirarle prendendoti il giusto tempo. Pedalata dopo pedalata ti rendi conto che nessun altro mezzo ti regala quella libertà. Quelle emozioni”. A parlare è il 60enne Mauro Bigarelli che, la scorsa primavera, ha affrontato la traversata verso il punto più estremo d’Europa, tra le tappe più iconiche e ambite da ogni viaggiatore.
“Sono partito il 3 aprile e, con una media di 90 chilometri al giorno, sono arrivato a Capo Nord l’8 giugno. Ho preparato questo viaggio con cura, pensando a ogni dettaglio e mettendo in conto qualche inevitabile imprevisto. Nulla può essere lasciato al caso o all’improvvisazione quando ci si cimenta in una traversata di questo tipo: nelle gambe avevo circa 10mila chilometri di allenamento, mio figlio, nutrizionista, aveva predisposto il piano alimentare da circa 4mila calorie al giorno che avrei dovuto seguire quotidianamente e l’itinerario era studiato e tracciato da tempo. Anche l’attrezzatura e il vestiario tecnico che costituivano il mio bagaglio, unitamente a una pentola, un piatto e un fornellino da campo, li avevo selezionati e scelti con attenzione per tentare di limitare il più possibile il peso del bagaglio”. E poi, dopo tanti preparativi, Mauro è montato in sella, scegliendo un percorso insolito, ovvero puntando verso la Norvegia anziché la piatta e boscosa Svezia che consente di tagliare circa mille chilometri. “La Norvegia, soprattutto nel primo tratto è una terra tutt’altro che facile da pedalare. Pioggia, freddo, vento contro e soprattutto salite che spezzano le gambe ma la bellezza del panorama, mano a mano che il grande Nord si avvicina, ripaga ogni sforzo e tutti i 46mila metri di dislivello affrontati. Percorrere l’Atlantic road, la spettacolare strada che per regala l’emozione di pedalare sopra l’oceano, è indescrivibile così come è davvero difficile trovare le parole per raccontare il fascino delle Isole Lofoten. Per chilometri ero completamente solo, immerso nella natura. Nel silenzio. Ogni tanto sbucava qualche casa a cui bussavo per fare rifornimento d’acqua e riempire le borracce…”, aggiunge Mauro. Un viaggio in solitaria che obbliga a fare i conti con se stessi e i propri limiti: “la mente gioca un ruolo fondamentale in esperienze estreme come questa. Se non hai determinazione e capacità di adattamento rischi di mollare. Di abbandonare tutto a metà strada e tornare indietro. Essere soli è una sfida ma saper accogliere la solitudine ti fortifica”. Per Mauro il viaggio stesso è la meta, non l’approdo finale: “lungo il percorso mi sono preso il tempo di visitare alcune capitali europee, di gustarmi il panorama, di fermarmi ad ammirare uno scorcio. Un dettaglio. Senza fretta. Perché questo è il senso del cicloturismo. La sua filosofia: il moto lento”.
E poi, una volta giunto su quella lingua di terra definita il tetto d’Europa, dopo un imprescindibile scatto sotto al grande mappamondo in ferro per immortalare la fine di una straordinaria avventura, Mauro ha fatto ritorno a casa, carico di emozioni, con qualche chilo in meno e con la mente già rivolta al prossimo viaggio, “una traversata in orizzontale dell’Europa – sorride – dalla foce della Loira in Francia sino alla Romania seguendo il Danubio. Dall’Oceano Atlantico al Mar Nero”.
Jessica Bianchi