Caro direttore, nell’epoca del politically correct la nostra società si conferma ipocrita. Da una parte si ostenta un nuovo modo di parlare al limite del sopportabile, tipo la e rovesciata per indicare uomo/donna contemporaneamente per evitare che qualcuno si senta escluso: si trasformano nomi maschili in femminili rasentando il ridicolo, nella realtà tutto ciò però stride con il valore reale di inclusione.
Non avrei mai immaginato che, nel 2025, visitare un luogo storico di entità mondiale come i musei vaticani, che ci invidia il mondo intero all’interno dello stato Pontificio che fa dell’accoglienza, della carità, della fratellanza, dell’inclusione e della misericordia i valori fondanti sia limitante per una persona con disabilità fino al punto da impedirne il passaggio diretto alla Basilica e con la conseguente esclusione dal percorso prenotato con la comitiva.
Sono un’insegnante di scuola primaria di Carpi che con la sua scolaresca che include una bambina con disabilità, ha deciso di andare nella città di Roma per ammirarne le bellezze e studiarne la storia. Ebbene, durante la prenotazione, mi era stato detto che con la carrozzina alcune zone sarebbero state inaccessibili per esempio che non si poteva accedere dai musei direttamente alla basilica e questo è capitato in altre occasioni ma mi sarei aspettata un percorso alternativo per offrire alla bambina e ai suoi accompagnatori la stessa possibilità garantita agli altri. Il percorso alternativo in realtà c’era ma consisteva in un giro esterno di almeno quaranta minuti costeggiando le mura, considerando poi la difficoltà di camminare per le strade e i marciapiedi di Roma con una carrozzina, anche di più ma. Una volta arrivata in P.zza San Pietro, non è stato possibile entrare in Basilica con un percorso dedicato, ma si doveva fare una lunga fila e ripassare i controlli e metal detector quindi impossibile da fare nello stesso tempo dei compagni con la conseguente esclusione della bambina dalla possibilità di visitare la Basilica per lei e il suo accompagnatore… pardon accompagnatrice o meglio “accompagnatricə” certo… per l’ipocrisia del politically correct meglio non escludere nessuno.
Una maestra che fa dell’inclusione pratica quotidiana dell’educazione