Tatami, il film sulla libertà femminile dentro e fuori dal tappeto

La rassegna Pomeriggio al cinema propone mercoledì 20 novembre, alle 15, allo Space City l’opera del'israeliano Nattiv e dell'iraniana Ebrahimi che racconta il coraggio di ribellarsi all’oppressione e la forza della solidarietà femminile.

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Tbilisi, Georgia, campionati mondiali di Judo: l’iraniana Leile Husseini è in forma straordinaria e batte le avversarie una dopo l’altra, tanto da rendere la medaglia d’oro una possibilità più che concreta. Da casa, nel suo Paese lontano, la seguono il marito e il figlio piccolo, con gli amici di sempre; da vicino, a pochi metri dal tatami, il tappeto sul quale avvengono le competizioni, la sostiene Maryam, la sua coach. Ma la possibilità che in finale Leila posso incontrare un’atleta israeliana è sgradita alla Repubblica Islamica, e per questo arriva l’ordine, per lei, di ritirarsi dalla competizione: dovrà fingere un infortunio e abbandonare i mondiali. Oppure trovare il coraggio di prendere una decisione impossibile.

Questa la trama da cui prende avvio Tatami, l’acclamato film realizzato dal regista israeliano Guy Nattiv insieme alla collega iraniana Zahra Amir Ebrahimi che, mercoledì 20 novembre alle ore 15.00 costituirà, presso il cinema Space City di Carpi, il nono appuntamento della rassegna Pomeriggio al cinema, promossa dall’Università Natalia Ginzburg con il contributo della Fondazione CR Carpi e il patrocinio del Comune.

Realizzato in un bianco e nero insieme essenziale e capace di restituire tutta l’intensità dei gesti e delle difficili scelte da prendere, racconta sia la lotta sia fisica tra le campionesse di arti marziali che quella psicologica tra la protagonista e il regime oppressivo e patriarcale che vorrebbe farne un mero strumento della propria politica. Una storia di scelte dolorose, di una lotta che trascende la singola protagonista per farsi collettiva, e rappresentare il combattimento delle donne nei confronti di un regime brutale, così come di tutto il potere maschile che vorrebbe rinchiudere le donne nel perimetro di un quadrato di sopraffazione.

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