Dal carcere escono tortellini e biscotti grazie a Eortè

Pietro, 35 anni, è italiano; il 27enne Said viene dal Maghreb; Edmund (34) e Samuel (28 anni) sono centro-africani. I nomi sono di fantasia; età e provenienza geografica, invece, sono vere. Detenuti nella casa circondariale Sant’Anna di Modena, i quattro giovani producono pasta fresca fatta a mano. “Chiudono i tortellini come le nostre rezdore - spiega Valentina Pepe, direttrice della cooperativa sociale Eortè di Limidi di Soliera. Eortè è l’ideatrice del laboratorio di pasta fresca attivo dal 2 maggio e inaugurato al Sant’Anna. L’iniziativa si avvale della supervisione dello chef Rino Duca (osteria “Il grano di pepe” di Ravarino), che ha coordinato la formazione dei detenuti e la produzione.

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Pietro, 35 anni, è italiano; il 27enne Said viene dal Maghreb; Edmund (34) e Samuel (28 anni) sono centro-africani. I nomi sono di fantasia; età e provenienza geografica, invece, sono vere. Detenuti nella casa circondariale Sant’Anna di Modena, i quattro giovani producono pasta fresca fatta a mano. “Chiudono i tortellini come le nostre rezdore – spiega Valentina Pepe, direttrice della cooperativa sociale Eortè di Limidi di Soliera. Eortè è l’ideatrice del laboratorio di pasta fresca attivo dal 2 maggio e inaugurato al Sant’Anna. L’iniziativa si avvale della supervisione dello chef Rino Duca (osteria “Il grano di pepe” di Ravarino), che ha coordinato la formazione dei detenuti e la produzione. La convenzione tra Eortè e la casa circondariale è stata firmata il 21 febbraio scorso. Il progetto, che ha il patrocinio del Comune di Modena, è co-finanziato dall’arcidiocesi di Modena-Nonantola, Bper, Fondazione Cattolica Assicurazioni, Fondazione di Modena, Cassa Ammende, Fondazione Bsgsp. Inoltre, ha vinto uno dei premi assegnati in aprile da Imprendocoop (il progetto di Confcooperative Terre d’Emilia che favorisce l’imprenditorialità e l’occupazione).

“Il progetto, che sta andando molto bene, ha molteplici obiettivi – dichiara Pepe – innanzitutto offrire ai detenuti un’opportunità di crescita personale e riabilitazione attraverso il lavoro e creare una rete sociale che permetta di ridurre al minimo il rischio di recidiva (che in Italia è altissimo). I detenuti selezionati per lavorare nel laboratorio gastronomico sono stati formati e hanno imparato un mestiere in vista della fine pena. Tutte le statistiche sulla popolazione carceraria confermano il crollo della delinquenza e recidiva tra i carcerati che hanno la possibilità di lavorare, sia dentro che fuori dal carcere. Noi speriamo di assumere ogni anno sempre più detenuti, per dare una chance a un numero sempre maggiore di persone. Intanto a novembre attiveremo i contratti part time per altri due detenuti in formazione, mentre nel 2025 creeremo nuove postazioni di lavoro”.

Se il buongiorno si vede dal mattino, gli inizi sono più che incoraggianti. Utilizzando materie prime locali, a cominciare dalle verdure coltivate nell’orto del carcere, ogni settimana il laboratorio produce in media 120-130 kg di pasta fresca ripiena (tortellini, tortelloni, tortelli e tortellacci) e 150 kg di prodotti secchi da forno, dolci e salati (biscotti, grissini, streghette).

“I prodotti sono tutti di qualità, – afferma la direttrice di Eortè – perché lavorati a mano con materie prime selezionate, virtuosi dal punto di vista sociale e rispettosi della tradizione gastronomica emiliana. Per ora i nostri primi clienti sono stati soprattutto Gas (gruppi di acquisto solidale) a Modena e provincia, empori solidali, festa provinciale Pd, ma anche aziende come la Tetrapak, che ha creato un portale web per raccogliere gli ordini tra i suoi dipendenti. Inoltre, da un paio di mesi è attivo il banco al mercato contadino di Carpi. Nei prossimi mesi contiamo di allargare la rete commerciale a ristoranti e tavole calde, gastronomie e macellerie”.

Eortè è convinta del beneficio che la formazione può portare all’interno di ambienti marginali, trasformando i tempi morti della detenzione in competenza lavorativa, crescita personale e autostima spendibili anche all’interno di un luogo complesso come il carcere. Il lavoro è uno strumento fondamentale per assolvere la funziona rieducativa prevista dall’art. 27 della Costituzione.

“I detenuti che lavorano nel laboratorio gastronomico compartecipano alle spese di detenzione e acquisiscono autonomia economica – sottolinea Pepe – Una quota del loro stipendio mensile viene trattenuta dall’amministrazione penitenziaria. Insomma, crediamo che il nostro progetto possa giovare all’economia carceraria e creare percorsi virtuosi con benefici non solo per i detenuti, ma per l’intera società”, conclude la direttrice della cooperativa sociale Eortè.

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