“Ho un’esperienza pluridecennale, sono in servizio a Baggiovara da tanto tempo e una violenza così gratuita e fulminea non l’avevo mai vista in un reparto. Chi lavora al pronto soccorso, che è la porta d’ingresso all’ospedale, ha a che fare con così tanta gente e con un tasso di disagio così alto che è quasi normale assistere alla violenza. Ma all’interno di un reparto, di una unità operativa come la cardiologia, davvero nessuno si aspettava di vivere così tanta paura e di dover temere il peggio per i propri colleghi”.
E’ la storia che racconta Giovanni alla Cisl Fp Emilia Centrale. Chiameremo così, per tutelare la sua riservatezza, questo sanitario cinquantenne, uno dei tanti professionisti che il 28 ottobre ha vissuto in diretta il delirio che si è scatenato in cardiologia.
“E’ come se tutti noi fossimo stati colpiti dai pugni, dai graffi, dai calci che sono arrivati contro i nostri infermieri. Eravamo e siamo sconvolti da questo fatto gravissimo, perché nessuno poteva immaginare che, mentre sei al lavoro, mentre stai curando delle persone cercando di dare il massimo, sia possibile subire un’aggressione con una dinamica che sembrava pianificata. Nel pieno di questa tragedia ho visto medici, infermieri e oss che hanno seguito, accompagnato i ragazzi. Si sono preoccupati per loro, hanno fatto la fila dal reparto fino al pronto soccorso dove i due colleghi sono stati mandati per accertamenti, scortati dalla vigilanza. Tutti volevano sapere e, soprattutto, tutti erano una famiglia, una grande famiglia. In quel momento ho sentito un forte spirito di corpo che è lo scudo più importante per chi fa un mestiere duro come il nostro. Mentre ci penso ancora mi commuovo e ho negli occhi le persone in attesa di una visita che vedevano il flusso dei colleghi preoccupati, ci chiedevano informazioni e ci davano tanto, tanto supporto”.
Ma c’è anche un altro messaggio che Giovanni tiene a lanciare: “vogliamo la certezza della pena. La vogliamo noi colleghi dei ragazzi pestati e lo vogliono i medici e i sanitari che sono stati picchiati e insultati fino ad oggi. E’ ora di cambiare marcia: chi ci aggredisce, chi ci insulta, deve pagare il conto. E quel conto deve essere salato ed esemplare. In assenza di azioni forti, il rischio è quello che passi il messaggio contrario: posso andare in un ospedale e fare quel che voglio perché tanto non mi succederà niente. Ora c’è una nuova legge, sia applicata con il massimo del rigore. Lo Stato ce lo deve, esattamente come fa quando sono aggrediti un Carabiniere o un Poliziotto”.
In riferimento all’aggressione subita dai due professionisti sanitari l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena desidera “ribadire il proprio sostegno a tutti gli operatori coinvolti e allo stesso tempo ringraziare tutti coloro, singoli ed istituzioni, che hanno dimostrato vicinanza ed attenzione.
L’Azienda ha già provveduto a raccogliere la relazione dei responsabili dell’UTIC e dei professionisti in servizio al momento dell’aggressione e fornirà la massima collaborazione alle autorità competenti durante le fasi d’indagine. Giuridicamente l’aggressione compiuta a danno di un professionista della salute è considerata dalla normativa vigente come una fattispecie penale procedibile d’ufficio indipendentemente dalla gravità della lesione, lieve, grave o gravissima. Pertanto, all’esito delle risultanze investigative in corso l’Azienda valuterà ogni azione ritenuta più idonea a sua tutela. Allo stesso tempo anche attraverso l’attività di consulenza dell’Ufficio legale interno sarà fornito ai Colleghi coinvolti nella brutale aggressione ogni supporto. L’Azienda infine nuovamente condanna con fermezza ogni atto di violenza fisica, verbale o morale nei confronti dei propri professionisti, impegnati ogni giorno per la comunità”.
Anche la Direzione dell’Azienda USL di Modena nella persona della Direttrice generale, Anna Maria Petrini, in attesa che le indagini chiariscano la dinamica degli eventi e le responsabilità degli autori dell’aggressione, esprime la più ferma condanna rispetto a questo e ogni altro episodio di violenza che si verifichi in ambiente sanitario. “Desidero anzitutto manifestare la vicinanza dell’Azienda agli infermieri che sono stati vittima di aggressione, e anche a tutto il personale sanitario, sociosanitario e amministrativo modenese che presta il proprio servizio a favore dei cittadini: i nostri professionisti si spendono quotidianamente con abnegazione, affrontando le criticità in un clima che spesso vede una conflittualità crescente nei loro confronti. Dobbiamo sostenerli nel prezioso ruolo di assistenza che svolgono ogni giorno. Ogni atto di violenza non è mai giustificabile – conclude Petrini –, è doveroso ribadire la necessità di ritrovare quel senso di comunità alla cui base dev’esserci il rispetto nei confronti di tutti”.