Allestiti (ma non ancora in funzione) quattro posti letto di Terapia Semintensiva all’Ospedale di Carpi

Si tratta di due stanze a due posti letto con regolazione dell’impianto di ventilazione impostata a pressione negativa per consentire la gestione in sicurezza di pazienti affetti da malattie infettive-diffusive che necessitano di isolamento. Al momento però vengono utilizzati come letti di degenza ordinaria.

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Si è concluso presso l’Ospedale di Carpi l’allestimento di quattro posti letto di Terapia Semintensiva ma, al momento, la sezione non è ancora entrata in funzione come spiega il dottor Giovanni Andreoli, della direzione sanitaria del Ramazzini. “I quattro posti letti, situati all’interno dell’area di degenza che ospita la Medicina3 e la Nefrologia, oggetto dell’intervento di adeguamento tecnico-impiantistico, sono stati riattivati il 18 settembre scorso, al momento come letti di degenza ordinaria. Si sta lavorando per la definizione dei protocolli e il reperimento delle risorse per avviare progressivamente, in base alle necessità, i letti di terapia semintensiva potendo garantire rapporti adeguati pazienti/operatori necessari per fornire un’adeguata assistenza a questa specifica tipologia di pazienti”.

Sono stanze singole? A pressione negativa?

“Sono due stanze a due posti letto con regolazione dell’impianto di ventilazione impostata a pressione negativa per consentire la gestione in sicurezza di pazienti affetti da malattie infettive-diffusive che necessitano di isolamento, come nel caso di pazienti positivi per SARS-CoV-2”.

A chi sono destinati questi letti?  E quanto è importante avere posizioni di questo tipo all’interno dell’ospedale?

“La possibilità di avere a disposizione un setting specifico per il trattamento di casi medio-gravi è fondamentale perché consente di mantenere monitorati costantemente i parametri vitali di quei pazienti che sono in condizioni cliniche non stabili, potendone evitare in diversi casi anche il trasferimento in contesti assistenziali a più alta intensità di cura come la Rianimazione”.

Durante la fase più critica della pandemia, la Medicina d’urgenza era stata trasformata a tutti gli effetti in un reparto di semi intensiva per i quadri più severi legati al Covid. Cosa è cambiato?

“Mancavano stanze di degenza a pressione negativa che ora sono state realizzate”.

A che impresa sono stati affidati i lavori e per quale importo?

“I lavori sono stati affidati nell’ambito di un accordo quadro da 1,5 milioni di euro alla società Dussmann Service”.

Oggi la Medicina d’urgenza si è sempre più trasformata in una medicina interna, lo sarà ancora per molto o tornerà a essere ciò per cui è nata?

La trasformazione si era resa necessaria per fattori noti contingenti legati alla carenza di personale medico del Pronto Soccorso non più in grado di sostenere anche i turni del Reparto di Medicina D’Urgenza. I posti letto sono stati quindi affidati dalla fine del 2022 alla Medicina Interna, guidata dal dottor Fabrizio Turrini, che ha svolto un egregio lavoro garantendo in quest’area la presa in carico dei malati internistici a più alta complessità. L’obiettivo dell’Azienda rimane quello nel medio-lungo termine di riuscire a riattivare una Medicina d’Urgenza, proseguendo nel costante reperimento di personale attraverso la pubblicazione di bandi di concorso”.

Jessica Bianchi