Psicopatologie in crescita tra bambini e ragazzi

Il numero di minori ricoverati a causa di psicopatologie in Emilia Romagna è passato da 289 (per 251 pazienti) nel 2010 a 745 (per 635 pazienti) nel 2023: “un dato che registra per la prima volta un calo, dal momento che nel 2022 abbiamo toccato gli 818 ricoveri ma è ancora presto per capire se sia una conseguenza delle azioni messe in campo”, sottolinea l’assessore regionale Donini. Le principali cause? Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, disturbi d’ansia, dell’umore, della condotta e dello spettro schizofrenico.

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Un momento dell'inaugurazione di Gen-Z a Modena

“Quello della salute mentale è un mondo che spesso resta nel silenzio. Che non occupa le prime pagine dei giornali ma investe tante famiglie. Per questo motivo la Regione Emilia Romagna vuole lanciare un segnale forte di attenzione a questo tema delicato e per la prima volta oltrepassa il tetto di spesa del mezzo miliardo di euro, di cui 225 per la residenzialità”. Sono state queste le prime parole dell’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, nell’annunciare la riorganizzazione della rete di cura, assistenza e tutela della Salute mentale nella nostra regione per cercare di affrontare l’aumento delle diagnosi di disturbi mentali e delle situazioni cliniche registrato negli ultimi anni, in particolar modo nella fascia d’eta 0-17 anni. Dopo il Covid qualcosa è cambiato: “dal 2020 in poi – aggiunge Alessio Saponaro, responsabile Salute mentale dell’ente regionale – abbiamo registrato dei tassi di crescita delle psicopatologie nell’infanzia e nell’adolescenza estremamente elevati. Non dobbiamo sottovalutare gli effetti che la pandemia e le conseguenti chiusure hanno avuto sui giovanissimi ma l’aumento non è ascrivibile a una sola causa. E’ stata infatti accertata una relazione tra l’uso di cellulari e social media e aumento di comportamenti autolesionisti e distruttivi tra gli adolescenti… a questo si aggiunga una generalizzata debolezza delle agenzie sociali che dovrebbero supportare le famiglie come la scuola e le strutture di riferimento. Fenomeni complessi che devono essere letti nel loro insieme”.

In Emilia-Romagna nel 2023 gli assistiti dai Servizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza sono stati 64.895 (+70% rispetto al 2010 quando erano 38.061), di cui quasi 15mila nuovi utenti (23%); i pazienti trattati dai Centri di salute mentale adulti sono stati 80.740, di cui oltre 17mila nuovi utenti (21,6%); mentre le persone che hanno seguito un percorso di cura presso i Servizi per le dipendenze patologiche, limitatamente al primo semestre del 2023, sono state 21.563, di cui 4.617 nuovi utenti (2,9%).

Il numero di minori ricoverati a causa di psicopatologie è passato da 289 (per 251 pazienti) nel 2010 a 745 (per 635 pazienti) nel 2023: “un dato che registra per la prima volta un calo, dal momento che nel 2022 abbiamo toccato gli 818 ricoveri ma è ancora presto per capire se sia una conseguenza delle azioni messe in campo”, sottolinea Donini. Lo scorso anno il 68,5% dei ricoveri ha interessato minori tra i 14 e i 17 anni e le principali cause sono: disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (passati da 66 nel 2010 a 274 nel 2023), disturbi d’ansia (passati da 61 nel 2010 a 139 nel 2023), disturbi dell’umore (passati da 26 nel 2010 a 83 nel 2023), disturbi della condotta (passati da 42 nel 2010 a 99 nel 2023), disturbi dello spettro schizofrenico e altri disturbi psicotici (passati da 20 nel 2010 a 65 nel 2023).

Nel 2023, nel modenese, sono stati quasi 2.500 gli accessi a Gen-Z, la struttura semiresidenziale per minori con disagio psichico: il progetto, nato nel 2022 su input dell’Azienda Usl di Modena, è gestito da CEIS e garantisce attività terapeutico-riabilitative rivolte ad adolescenti con gravi disturbi psichiatrici

In questo quadro è emersa l’esigenza di una risposta omogenea su tutti i territori per la presa in carico dei pazienti acuti che favorisca la prossimità presso la propria residenza. Per rispondere a questa situazione la Regione ha deciso di attivare due nuovi reparti hub di area vasta dedicati alle situazioni di emergenza psicopatologica dei minori: uno verrà collocato presso l’Ausl di Parma e avrà 12 posti letto, l’altro presso l’Ausl di Bologna, con 7 posti letto. Questi due reparti andranno ad aggiungersi a quello già attivo in Romagna con 6 posti letto. In totale su tutto il territorio regionale, quindi, saranno 25 i posti letto riservati esclusivamente alle emergenze psicopatologiche in età evolutiva, 1 ogni 26mila residenti in età evolutiva. Oggi in tutta Italia, dove è fortemente avvertita la problematicità della psicopatologia dell’infanzia e adolescenza, i reparti specificatamente dedicati alla psicopatologia sono solo sei, a cui vanno associati i tre della nostra regione.

Per far fronte poi a un elevato aumento degli accessi anche nell’ambito della Salute mentale degli adulti, vanno ripensati i programmi riabilitativi delle strutture residenziali e semiresidenziali. Queste strutture in Emilia-Romagna assorbono oltre la metà delle risorse dei servizi di Salute mentale ma interessano solo l’8% degli utenti che entrano in contatto con i servizi. Inoltre, la durata della permanenza nelle residenze è elevata: in molti casi infatti le degenze evolvono in un’istituzionalizzazione dei pazienti, e le residenze diventano “case per la vita”. La riorganizzazione intende intervenire su questo aspetto mettendo al centro il concetto di recovery dei pazienti, che non significa guarigione o assenza di sintomi, ma raggiungere un livello di benessere e funzionalità che consenta alle persone di vivere una vita piena e significativa al di fuori delle soluzioni residenziali. “L’obiettivo è una residenzialità che punti alla riabilitazione. Un elemento transitorio e non un approdo o una soluzione strutturale”, chiarisce Donini.

Per migliorare efficacia ed efficienza del circuito residenziale viene proposta una serie di strumenti innovativi come l’istituzione in ogni Dipartimento di Salute mentale e Dipendenze patologiche di una cabina di regia residenzialità-abitare, con il compito di monitorare e valutare i programmi residenziali dei dipartimenti; a questa si affiancheranno  una maggiore integrazione degli strumenti di telemedicina, nuovi criteri di accreditamento delle strutture residenziali, il ricorso a strumenti innovativi di gestione come il “Budget di salute” finalizzato alla recovery e l’incremento di nuove soluzioni abitative come il cluster housing, la coabitazione e l’inserimento etero familiare di adulti. Altri risultati previsti sono: la riduzione dei tempi di permanenza nelle strutture e dei tempi di attesa per accedere ad un programma residenziale, un minore ricorso a nuove istituzionalizzazioni, il monitoraggio costante dei programmi avviati e il miglioramento della qualità delle strutture residenziali.

Jessica Bianchi