Sfruttamento e lavoro in Italia, come contrastare il fenomeno?

Il ruolo dei professionisti nell’essere sentinelle di legalità è centrale, soprattutto nel contrasto a fenomeni di infiltrazione di mafie e crimine organizzato che, per riciclare le risorse provenienti da attività illecite e aggredire le floride economie dei nostri territori, vanno sempre più dismettendo un atteggiamento minaccioso per assumere quello, all’apparenza presentabile, degli uomini e delle donne d’affari in giacca e cravatta e tailleur.

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il sociologo Eurispes e saggista Marco Omizzolo

Secondo i dati disponibili, i settori in cui, in Italia, si registrano più spesso casi di grave sfruttamento lavorativo sono l’edilizia, la logistica delle merci, il lavoro di cura e l’agroalimentare. Inoltre, dietro i casi di grave sfruttamento lavorativo si cela, spesso, la presenza delle reti criminali, che approfittano dei deficit delle reti istituzionali nel sostenere le persone vulnerabili per dare vita a un’economia predatoria e parassitaria.

La legge contro lo sfruttamento lavorativo e il caporalato è la 199 del 2016, e da allora sono stati fatti passi avanti nel contrasto al fenomeno e nell’innalzamento della consapevolezza sociale del tema, ma restano poco più del 10% i procedimenti che si basano su denunce dirette dei lavoratori stessi.

Il diritto al lavoro, sancito costituzionalmente, deve essere esercitato anche attraverso un’azione costante al contrasto alle mafie e all’illegalità, una battaglia che coinvolge forze dell’ordine, istituzioni, società civile e, non ultimi, enti locali e professionisti: a tal proposito, la Commissione Contrasto alle mafie e alla corruzione del Comitato Unitario dei Professionisti di Modena insieme a Open Group promuove, mercoledì 29 maggio, dalle ore 14.30, un convegno on line sul tema, dal titolo Sfruttamento e lavoro in Italia. Il ruolo dei professionisti e degli enti Locali nella prevenzione e nel contrasto.

Obiettivo dell’iniziativa è quello di sensibilizzare alla condanna sociale di quanti trasformano l’illecito arricchimento in strumento di corruzione, concorrenza sleale, aggressione e oppressione del sistema economico e, al contempo, alla condanna della complicità di chi lo permette.

A rivolgersi alla platea dei professionisti modenesi saranno il magistrato di Cassazione Bruno Giordano, che interverrà presentando il quadro normativo e interpretativo della normativa che ha contribuito a redigere, la docente di Unimore Maria Barberio, che parlerà della relazione tra sfruttamento del lavoro e digitalizzazione (un esempio su tutti, i rider) e il possibile ruolo di intervento degli enti locali, il sindacalista Marco Benati, di Fillea-Cgil, che tratterà la questione nel comparto edile, il consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Modena Katia Piubello, che calerà la normativa nella prassi legale, presentando alcuni casi concreti, il presidente della Coop. sciale Pietra di Scarto Pietro Fragasso, con il quale saranno posti in luce alcuni esempi di buone pratiche per incentivare il lavoro ‘sano’, e il sociologo Eurispes e saggista Marco Omizzolo, che trarrà le conclusioni del convegno con un focus su sfruttamento e caporalato nell’agricoltura.

A introdurre i lavori, moderati dal giornalista  Federico Lacche, saranno il presidente del CUP Giuliano Fusco, la coordinatrice della Commissione Anna Allesina e il vicepresidente di Avviso Pubblico Andrea Bosi.

“Come da anni non ci stanchiamo di ripetere, – commentano Giuliano Fusco e Anna Allesina – il ruolo di noi professionisti nell’essere sentinelle di legalità è centrale, soprattutto nel contrasto a fenomeni di infiltrazione di mafie e crimine organizzato che, per riciclare le risorse provenienti da attività illecite e aggredire le floride economie dei nostri territori, vanno sempre più dismettendo un atteggiamento minaccioso per assumere quello, all’apparenza presentabile, degli uomini e delle donne d’affari in giacca e cravatta e tailleur. Per questo dobbiamo essere sempre più vigili e consapevoli, perché la battaglia per la legalità e la giustizia sociale si combatte anche nei nostri studi. Continuiamo e continueremo a fornire il nostro contributo in questo senso: ne sentiamo il dovere, come professionisti e come cittadini”.

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