Cavani “ho sempre voluto bene a questa bella città”

Liliana Cavani oggi è a Carpi in occasione della registrazione del documentario dedicato ai 50 anni della sua pellicola più controversa e scandalosa, Il portiere di notte. “Credo che un film diventi un classico - spiega - quando affronta temi fondamentali che, in quanto tali, sono sempre attuali. La storia umana si ripete. Tutto accade e può riaccadere. Ricordo che mio nonno, anti fascista e sindacalista negli Anni Venti, parlava continuamente di progresso e io credevo che grazie a questo, tutto migliorasse. Non è così. La tecnologia avanza ma l’uomo peggiora. Regredisce. Col tempi siamo diventati più criminali. Gli esseri umani possono essere diabolici”.

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Liliana Cavani

L’immagine di Charlotte Rampling con il cappello della divisa nazista, il torso nudo e le bretelle a coprire-scoprire il seno, mentre canta per gli aguzzini fece letteralmente il giro del mondo. La pellicola più controversa e scandalosa della regista carpigiana Liliana CavaniIl portiere di notte (1974), compie 50 anni e in occasione di questo importante anniversario, Adolfo Conti Amalia Carandini della società Doc Art di Roma stanno realizzando un documentario (in coproduzione con la parigina Goyaves e in collaborazione con Rai Documentari e Arte). Un film di 50 minuti che andrà in onda sulla Rai entro la fine dell’anno dedicato non solo al rapporto autodistruttivo tra Max, già ufficiale delle SS addetto ai campi di sterminio, e Lucia una ex deportata ebrea ma anche alla genesi di questo film, a come venne accolto dalla critica, allo scandalo che generò…

In queste ore – venerdì 24 maggio – la troupe è a Carpi per intervistare Liliana Cavani nella città in cui è nata e cresciuta. L’abbiamo incontrata nella cornice del Caffè Retrò dove è stato allestito il set: “ho sempre voluto bene a questo bel paese – racconta – e quando ho iniziato ad andare a scuola ho capito che era noto sin dal Rinascimento e che io ero circondata da tanta bellezza perché l’architettura che ammiravo ogni giorno era figlia di quel periodo”. Tra i ricordi di Liliana ve ne è uno che ha segnato anche la sua carriera, ovvero la strage di Piazza Martiri del 1944 quando 16 ostaggi vennero fucilati dai fascisti: “io abitavo in corso Fanti e ricordo, seppure fossi piccola, che una mattina iniziai a vedere tante persone che arrivavano dalla campagna e abbandonavano le loro biciclette dirigendosi verso la piazza. Incuriosita uscii di casa e li seguii. C’erano donne che urlavano, altre che piangevano… davanti a loro una montagnola di cadaveri. Un’immagine che ho cancellato perché non potevo parlarne a casa, dal momento che non mi era permesso uscire da sola. L’ho ricordata quando feci I Cannibali, una storia che si ispirava all’Antigone, dove misi proprio dei cadaveri per strada. Una scelta ispirata alla carneficina di Piazza Martiri”.

Sul documentario, che si intitolerà Il portiere della notte, Cavani è laconica: “ho trovato l’idea interessante, d’altronde anche io iniziai coi documentari storici, prima di approdare al cinema e al teatro. Inoltre se domani morissi, sapere che la memoria di ciò che ho fatto è su pellicola mi renderebbe felice, perchè io sono connessa alla pellicola. L’ho sempre avuta addosso”.

Bellelli, Cavani, Conti

50 anni dopo la sua uscita, Il portiere di notte spiazza ancora per la sua modernità: “credo che un film diventi un classico quando il tema che tratta è in qualche modo insito nella storia degli umani. Quando affronta temi fondamentali che, in quanto tali, sono sempre attuali, un po’ come le tragedie greche. La storia umana si ripete. Tutto accade e può riaccadere. Ricordo che mio nonno, anti fascista e sindacalista negli Anni Venti, parlava continuamente di progresso e io credevo che grazie a questo, tutto migliorasse. Non è così. La tecnologia avanza ma l’uomo peggiora. Regredisce. Col tempi siamo diventati più criminali. Gli esseri umani possono essere diabolici”.

Il portiere di notte, spiega Adolfo Conti, “è anche quello della notte del Novecento. Della civiltà. Una notte fatta di violenza, odio, persecuzione. In Italia il film venne bloccato dalla censura e sequestrato. Un momento drammatico per il cinema italiano che racconteremo con immagini di repertorio dell’epoca”. Il documentario, prosegue il regista, indagherà anche “le ragioni del film, i ricordi del set e per farlo non possiamo far altro che ripercorrere le tappe biografiche della Cavani. Dove è cresciuta, come si è formata, cosa hanno visto i suoi occhi… Gireremo tra Carpi, Roma e Parigi dove intervisteremo Charlotte Rampling. Vogliamo celebrare questo grande classico. Un capolavoro senza tempo”.

Avere Liliana qui, ha infine aggiunto il sindaco Alberto Bellelli, “è una grande gioia. Tra lei e Carpi vi è un legame profondo, nell’archivio storico viene custodito il suo Fondo per dare la possibilità a chi lo vorrà di studiare documenti e sceneggiature. Un luogo di ricerca e memoria. Un luogo in cui il suo messaggio potrà evolvere grazie al lavoro di altri artisti”.

Jessica Bianchi