In questi giorni di primavera mentre le tensioni in Medio Oriente aumentano, Paolo Karim – cantautore e polistrumentista con origini siciliane e marocchine ma carpigiano d’adozione – pubblica il brano Terra Libera, nato per raccontare le sofferenze e il sogno di autodeterminazione dei popoli. Il musicista crede infatti che il riconoscimento internazionale di coesistenza e parità e l’accettazione reciproca siano la base per una pace che da troppi decenni tarda ad arrivare.
Inoltre un punto focale sono le “emozioni” come la paura, l’odio, l’amore e la speranza, su cui Paolo Karim vuole prestare attenzione. In quest’ottica il concetto di apartheid può essere vissuto non solamente sul piano fisico, idiologico e politico, ma anche come stato emotivo personale dell’individuo che subisce tale condizione.
Sui propri profili social, l’artista scrive: “La dedico alle persone più fragili, agli ultimi, alle innocenti vittime di guerra, ai dimenticati. Non è retorica, è ciclica storia. Recidiamo l’origine di questa torre di Babele. L’epilogo da qualsiasi prospettiva parla la stessa lingua. Basta odio, basta armi, basta sangue”.