Ha visto morire i sei operai sotto il fuoco della polizia a Modena perché era presente nell’area di via Ciro Menotti alla Crocetta dove scoppiò l’inferno, altre duecento persone furono ferite durante il grande sciopero. Era il 9 gennaio 1950 e Maria Malpighi aveva 17 anni. L’eccidio delle Fonderie riunite di cui è stata testimone ha segnato la sua vita. “In quel momento sono diventata comunista e di lì a poco mio padre mi ha cacciato di casa”. Lei, rimasta orfana della madre quando aveva nove anni, seconda di sette figli e ribelle per quei tempi, non ci ripensa e nel 1953, a vent’anni, lascia Villa Boccolari dove abita in San Pancrazio a Modena scegliendo di condividere quel poco che c’era dopo la guerra e di coltivare la sua naturale predisposizione per gli altri. Si trasferisce a Carpi, dove abita la nonna materna, ed è la Maria Nora ad aiutarla. “Ho frequentato solo la scuola elementare, ho imparato a leggere e a scrivere grazie alla trasmissione televisiva del maestro Manzi, ho fatto la scuola di maglieria presso il negozio Diena in via Cesare Battisti a Modena dove vendevano le macchine di marca Sant’Agostino e ci insegnavano a fare calze, mutande, maglie di sotto e poi ho lavorato come sarta ma fare i sover man non mi piaceva. Al mani ghiet teg? Le mani le hai portate con te? Mi ha chiesto Maria Nora che mi ha dato 25mila lire per pagare una stanza in affitto dalla signora Zamparo in via Matteotti. Come me, ha aiutato tanti altri. Lavoravo per arrivare a prendere 30mila lire al mese e me ne restavano 5mila. Noi siamo stati come formiche, aiom lavuré come di mat. Oggi il livello di povertà sta tornando quello di allora”.
Gli anni del matrimonio nell’abitazione della signora Nuvoletti in piazzetta Garibaldi non sono meno duri. “Si usciva per andare a vedere l’illuminazione pubblica che risale a quegli anni e per il resto si stava in casa. Essere sposati non è libertà a vent’anni, ma c’era il valore della famiglia che oggi non c’è più” ammette Maria Malpighi, a cui la vita non ha risparmiato nulla, la morte di un figlio di diciotto anni, la malattia del marito che lavorava alla Silan accudito in casa fino alla sua scomparsa nel 1993. “Oggi ci siamo, domani non si sa”: Maria a sessant’anni non si arrende, inizia a fare sport camminando, poi va in bici con il Velosport, pratica il nuoto, almeno un’ora alla settimana e si fa immortalare in piscina con Gregorio Paltrinieri. Si mette a viaggiare in Inghilterra, Svezia, Egitto, Russia, Cina, Petra e Terra Santa, Libia sempre curiosa di toccare con mano “con uno scopo politico”, fino all’ultimo viaggio a 87 anni.
Oggi Maria Malpighi ha novant’anni e ha smesso di viaggiare, si limita a brevi tragitti in auto in ambito regionale, per lo più utilizza i mezzi pubblici e poi si muove a piedi armata di bastoncini da nordic walking, continua a recarsi in piscina ma per nuotare con la tavoletta o con il tubo. Prosegue il suo impegno di volontaria alla Banca del Tempo e, nonostante due protesi alle ginocchia, “l’altra sera ho ballato al Circolo Guerzoni”. Avanziamo l’ipotesi che possa essere la tecnologia il suo tallone d’Achille. “Faccio fatica col telefonino ma è mia nipote che non vuole installarmi whatsapp”.
Sara Gelli