Sessualità e disabilità, un tabù difficile da scardinare

“Una tematica - spiega Sergio - che tanti genitori di ragazzi con disabilità non vogliono affrontare come se i loro figli fossero angeli asessuati. Quando intorno ai 25 anni mio figlio ha iniziato a manifestare tale bisogno mi sono mobilitato per comprendere cosa potessi fare per aiutarlo e sostenerlo anche su tale versante. Affettività e sessualità fanno parte della vita di ciascuno di noi e ne rappresentano una componente importante e dunque non potevo ignorare i messaggi che soprattutto il corpo di mio figlio mi stava lanciando”. Sabato 2 dicembre, alle 9, in Sala Duomo si terrà il convegno dal titolo Affettività e sessualità nella disabilità.

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Simone ha 41 anni e un ritardo psico-fisico conseguente ad una asfissia post parto. A prendersi cura di lui, dopo la morte della mamma avvenuta quando aveva solo sette anni, è suo padre, Sergio, oggi 76enne. Un compito impegnativo da affrontare da solo soprattutto perché, in un Paese come il nostro, la disabilità viene spesso allontanata. Taciuta. Ignorata. E tra i temi legati alla disabilità che oggi più che mai continuano a rappresentare un tabù difficile da sconfiggere vi è quello della sessualità. “Una tematica – spiega Sergio – che tanti genitori di ragazzi speciali non vogliono affrontare come se i loro figli fossero angeli asessuati. Quando intorno ai 25 anni mio figlio ha iniziato a manifestare tale bisogno mi sono mobilitato per comprendere cosa potessi fare per aiutarlo e sostenerlo anche su tale versante. Affettività e sessualità fanno parte della vita di ciascuno di noi e ne rappresentano una componente importante e dunque non potevo ignorare i messaggi che soprattutto il corpo di mio figlio mi stava lanciando”. Questi ragazzi, prosegue, “hanno bisogno perlopiù di contatto fisico, di affetto, e così mi sono messo alla ricerca di seminari che affrontassero questi temi e fossero in grado di darmi gli strumenti necessari per aiutare mio figlio”. E così è stato. Ora, infatti, da anni, Simone è in grado di soddisfare il proprio desiderio sessuale “in modo autonomo”, continua il padre. Ma ovviamente un’altra opzione è quella di ricorrere, “di nascosto” alle “professioniste del mestiere che trovano sempre il modo di soddisfare le situazioni più complicate”.

Mettere “la testa sotto il tappeto non serve a nulla”, commenta Sergio, certo se questi argomenti venissero maggiormente sdoganati, probabilmente il senso di vergogna provato da tante famiglie verrebbe archiviato una volta per tutte. “Per questo motivo – conclude – voglio ringraziare i Servizi Sociali per aver raccolto le istanze di numerose famiglie e per aver organizzato il convegno Affettività e sessualità nella disabilità, in programma sabato 2 dicembre, alle 9, in Sala Duomo. Un tema importante che deve uscire allo scoperto”.

Presente da anni in numerosi paesi del nord Europa come Germania, Olanda e Scandinavia, l’assistenza sessuale per disabili si sta lentamente affermando anche in Italia ma la sua presenza deve ancora ottenere la piena legalizzazione. Si chiamano OEAS – Operatore all’emotività, all’affettività e alla sessualità, il cui compito è quello di supportare e assistere le persone diversamente abili nel vivere la loro intimità.  Per saperne di più rimandiamo al sito www.lovegiver.it

Jessica Bianchi