Recensione di Un giorno una ragazza di Nic Cester e Richolly Rosazza

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Colore ed emozione si intrecciano in modo originale e vibrante nell’albo illustrato “Un giorno una ragazza” scritto dal cantautore e chitarrista australiano Nic Cester e illustrato dal pittore e illustratore peruviano Richolly Rosazza.

La storia nasce in parallelo a un disco musicale (The skipping girl) composto da Nic Cester durante il periodo di lockdown del 2020, e narra di una ragazza fatta di tubi al neon, plastica e complicate strutture di sostegno: una bambina-insegna-luminosa costretta, giorno dopo giorno, a saltare allegramente la sua corda fucsia al neon sopra una fabbrica.

Come il celebre Pinocchio di Collodi, però, questa protagonista desidera diventare “vera”, ed è un fulmine (al posto della) fata turchina a realizzare la magia, liberandola da quei lacci che la confinavano ad una forma e ad una vita sempre uguale a se stessa.

Tuttavia, nel compimento del desiderio, la ragazza perde tutti i suoi colori. La narrazione prosegue in una ricerca di questi colori che simboleggiano l’umanità e le sfumature della vita di cui la ragazza non ha mai fatto esperienza.

Durante il suo percorso incontra varie creature e da ciascun incontro proverà delle emozioni e acquisirà una nuova consapevolezza di sé e di ciò che la circonda imparendo ad accogliere sia le emozioni belle che quelle negative.

Questo albo è un luminoso inno all’accettazione di sé in ogni sfumatura, nella consapevolezza che “l’essere veri” (diventare un bambino “vero”, un adulto “vero”) è accettare tutte le sfumature che ci costituiscono, proprio perché sono parte di noi, e scegliere di amare se stessi e gli altri senza condizioni.

Chiara Sorrentino

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