“Per giocare d’azzardo si spende la stessa cifra impiegata per mangiare”

A Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano nel 2022 sono stati giocati circa 272 milioni di euro e ne sono stati persi 41, si tratta di oltre 400 euro a testa, neonati compresi. “41 milioni che rappresentano il reddito annuale di circa 2mila lavoratori dipendenti. Pensiamo a quante cose si potrebbero fare con 272 milioni di euro. Un esempio? Il nuovo ospedale ne costerà circa 126” spiega Marzio Govoni, presidente di Federconsumatori Modena in occasione della presentazione del 2° Rapporto sull’azzardo legale nell’Unione Terre d’Argine.

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Il volume complessivo del gioco d’azzardo nei quattro comuni dell’Unione delle Terre d’Argine corrisponde, per il 2022, all’85% del valore economico della spesa alimentare nei medesimi territori, una percentuale che raggiunge quasi il pareggio (94%) a Carpi. “Per giocare si spende la stessa cifra impiegata per mangiare: un dato terribile”, spiega Marzio Govoni, presidente di Federconsumatori Modena  in occasione della presentazione del 2° Rapporto sull’azzardo legale nell’Unione Terre d’Argine. “Nei quattro comuni – prosegue – l’azzardo ha subito una crescita formidabile nel 2022 con una spesa pro capite dei cittadini maggiorenni che supera i 3mila euro. Un dato che si spiega con la ripresa forte della rete fisica, dalle sale slot alle macchinette nei bar, ma anche con l’impennata del gioco on line su cui non vi è alcun tipo di controllo sociale e che sempre più esercita una forte fascinazione sulle fasce giovanili della popolazione”.

Ormai non esiste più un identikit del giocatore patologico poiché, aggiunge Govoni, “giocano tutti. Gli anziani prediligono i Gratta&Vinci così come gli operai e gli impiegati che grattano quando fanno colazione o mentre vanno ad acquistare le sigarette, e le giovanissime che ricorrono perlopiù a quelli di piccolo taglio, del valore di 1 o 2 euro. E poi ci sono i ragazzi e gli uomini adulti che si dedicano soprattutto al gioco on line, anche se in questo segmento si stanno facendo largo anche gli anziani più tecnologici”.

Nei quattro comuni nel 2022 sono stati giocati circa 272 milioni di euro (corrispondenti a 3.042 euro mediamente giocati da ogni residente maggiorenne) e ne sono stati persi 41, si tratta di oltre 400 euro a testa, neonati compresi. “Milioni letteralmente gettati nei fossi di Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano. 41 milioni – continua Govoni – che rappresentano il reddito annuale di circa 2mila lavoratori dipendenti. Pensiamo a quante cose si potrebbero fare con 272 milioni di euro. Un esempio? Il nuovo ospedale ne costerà circa 126”.  

E quel che preoccupa, aldilà degli spaventosi numeri assoluti, come rileva il presidente dell’Unione, Alberto Bellelli, “è il trend del fenomeno. E se il 2022 è stato un anno nero, con una crescita del 51% rispetto all’anno precedente, le proiezioni sul 2023 sono tutt’altro che rassicuranti. Sappiamo che una percentuale di questi giocatori diventa patologica ed è quindi necessario che l’argine che abbiamo costruito con le associazioni del territorio continui a dare un sostegno ai giocatori e alle loro famiglie per uscire da una condizione potenzialmente pericolosa”.

E sono tanti coloro che, senza accorgersene, sono scivolati nella dipendenza come sottolinea il dottor Massimo Bigarelli, direttore della Struttura complessa Dipendenze Patologiche dell’Area Nord: “l’Ausl di Modena si occupa di gioco patologico da ormai dieci anni. Un fenomeno in netta crescita basti pensare che nel 2022 il servizio ha avuto in carico 50 persone (23 quelle del distretto di Carpi) ma, nel 2023, andremo al raddoppio. Il nostro progetto di prevenzione e cura è multi-fasico: il primo intervento è di tipo cognitivo affinché il paziente prende coscienza del problema dopodiché si passa al percorso di  cura e riabilitazione, dalla psicoterapia individuale e di gruppo ai centri ascolto. Non dimentichiamo che questa patologia coinvolge la dopamina e quindi il sistema nervoso centrale: per coloro che già dal mattino iniziano a giocare, perdendo completamene il senso della realtà, può rendersi utile anche il ricovero”. Numeri che purtroppo rappresentano soltanto la punta dell’iceberg, “persone – prosegue il dottor Bigarelli – che giungono a noi su segnalazione dei Servizi Sociali o delle Forze dell’Ordine.  Abbiamo avuto a che fare con casi di separazioni giudiziarie con tanto di maltrattamenti e gravissimi indebitamenti. Per tale motivo nella rete Un argine all’azzardo (ndr – progetto finanziato dall’Unione terre d’Argine e nato per contenere le ricadute in termini di salute delle persone, di drammi familiari e di disastri economici e sociali, causati dall’abuso del gioco) una parte importante viene compiuta dallo Sportello sovraindebitamento, si collabora con le banche per evitare che le perone finiscano nel baratro”.

Gli strumenti per chiedere aiuto ci sono, spiega Valeria Lodi, responsabile del CSV “e non bisogna avere paura di farlo. Tutti i servizi attivati nell’ambito de Un Argine all’Azzardo stanno registrando un aumento delle richieste. Sono opportunità che i cittadini devono conoscere: dallo sportello sovraindebitamento a quello di ascolto psicologico, dal Gruppo dei giocatori a quello per i familiari”.

Nonostante gli sforzi profusi però il fenomeno non accenna a diminuire e, sottolinea il ricercatore statistico Massimiliano Vigarani, “la crescita del trend è accelerata e stimiamo un ulteriore incremento del volume di giocate complessive (fisico e da remoto) che potrebbe sfiorare nel 2023 i 300 milioni di euro. Nel solo on-line i giocatori nel distretto sono stimabili in 4.300, ben 900 in più rispetto all’anno precedente. Chi gioca pensa di fare il colpaccio della vita e di risolvere ogni suo problema ma poi è proprio il gioco a farlo scivolare verso una condizione di fragilità socio-economica”.

Jessica Bianchi