Tornano in azione gli angeli dei pesci: non lasciamoli soli

Si svuotano i canali e i pesci devono essere recuperati. Per farlo in modo efficace però servono più manodopera (pescatori mettetevi una mano sul cuore e l’altra sul retino) e contributi da parte dei Comuni per coprire le spese sostenute dai volontari. “Dentro ai canali troviamo di tutto. Casseforti, armadietti per custodire le armi, pneumatici, eternit… Quando vengono svuotati sarebbe il caso di ripulirli con cura: con letti puliti e sgombri le Bonifiche potrebbero tenere una spanna d’acqua nel Cavo Lama e alcuni centimetri nei canali minori per salvaguardare la fauna ittica senza correre rischi in caso di eventi meteo avversi”.

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La loro colpa? Essere ricoperti di squame anziché di pelo. Sarà per questo che i tanti pesci lasciati a morire, per asfissia, nel reticolo di canali ormai privi d’acqua che attraversano la nostra bella pianura non scuotono le coscienze e non sollevano, a parte rare eccezioni, alcuna polemica. Come ogni anno, in autunno, dopo la stagione irrigua, il Consorzio di bonifica Emilia Centrale e quello della Burana stanno procedendo con il programma degli svasi dei canali col conseguente abbassamento dei livelli idrici. Svuotamenti che, per salvaguardare la fauna ittica presente, implicano importanti operazioni di recupero e salvataggio dei pesci. La convenzione che le bonifiche hanno stipulato con Apas – Associazione pesca e attività subacquee permette il recupero di diversi quintali di pesce: prelevati con reti e tramagli dai punti critici, vengono poi trasportati mediante appositi automezzi dotati di vasche con ossigeno e infine liberati in un laghetto idoneo per la loro sopravvivenza. Quest’anno però la vita dei volontari modenesi, una ventina circa, è resa ancor più dura dalla decisione delle due Bonifiche di procedere con gli svasi in concomitanza a differenza del passato. “Una scelta – spiega Mauro Rosta, responsabile della squadra di recupero, unitamente a Raffaele Barbieri – che ci sta mettendo in grossa difficoltà perchè noi siamo pochi, gli svasi sono rapidi e spesso ci resta pochissimo tempo per intervenire. A farne le spese sono i pesci e in questi giorni ci siamo già imbattuti in situazioni di emergenza con pesci morti o in forte sofferenza. Un esempio è il canale di via Mulini, vicino a Torre Stoffi, a Gargallo: quando siamo arrivati sul posto 38 carpe anche di grosse dimensioni erano già morte insieme a numerosi pesci piccoli”. A servire è certamente più manodopera (pescatori mettetevi una mano sul cuore e l’altra sul retino) e, al contempo, un contributo da parte dei Comuni nei quali i volontari operano affinché possano almeno coprire le spese che sostengono. “Dentro ai canali – prosegue Rosta – soprattutto dopo l’avvento della raccolta differenziata domiciliare, troviamo davvero di tutto. Casseforti, armadietti per custodire le armi, pneumatici, eternit… Quando vengono svuotati sarebbe il caso di ripulirli con cura, così come dovrebbero essere tolti tutti i detriti o i rami che si depositano in prossimità dei ponti. Con letti puliti e sgombri le Bonifiche potrebbero tranquillamente tenere una spanna d’acqua nel Cavo Lama e alcuni centimetri nei canali minori per salvaguardare la fauna ittica senza correre rischi in caso di eventi meteo avversi. Nel reticolo di canali del nostro territorio infatti vivono carassi, carpe, pesce gatto nostrano, pesce gatto americano e lucioperca, al momento il più ambito da coloro che ancora oggi, perlopiù cittadini provenienti dall’Est Europa, mangiano”. Tutti gli animali meritano il nostro rispetto, anche quelli che non miagolano…

Jessica Bianchi

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