Ha in mano sette impegnative per visite specialistiche a cui si devono sottoporre lei, il marito e i due figli ma non c’è verso di riuscire a prendere l’appuntamento. “Da oltre sei mesi vado in farmacia ogni settimana per verificare la disponibilità ma è tutto inutile, non c’è assolutamente posto all’ospedale di Carpi ma nemmeno a Modena o a Mirandola, Pavullo, San Felice. Di fronte a questa situazione mi sono rivolta a un centro privato specializzato nell’erogazione di prestazioni di diagnostica per immagini a Monselice ma l’ortopedico ha espressamente richiesto che l’esame venga fatto in una struttura ospedaliera pubblica. La ricetta scadeva e io continuavo a soffrire per i dolori alla schiena quindi attraverso il Cup ho fissato l’appuntamento in un centro convenzionato a Medolla ma nemmeno quell’esame ha soddisfatto l’ortopedico che continua a richiedermi di eseguire l’esame in un ospedale, ma dove se non c’è posto?”. A fine settembre scade la terza impegnativa, “ma le agende sono chiuse fino a fine anno quindi dovrò tornare dal medico di famiglia per una nuova ricetta, è la quarta dopo che le tre precedenti sono scadute senza che io abbia potuto fissare l’appuntamento per l’esame diagnostico”. Il problema alla schiena però persiste in conseguenza del lavoro che la signora svolge e periodicamente si aggrava diventando invalidante. “Mi è stato suggerito di far inserire dal medico l’indicazione di urgenza per ottenere priorità nell’assegnazione dell’appuntamento ma non è corretto: se così fosse la mia dottoressa di famiglia dovrebbe indicare l’urgenza su ogni ricetta, anche se non lo è”. Insomma, c’è qualcosa che non va nel sistema, secondo la signora che sta trovando sollievo presso il centro hub di terapia del dolore dell’Ausl di Modena a Castelfranco Emilia.
Da sei mesi stessa storia anche per l’esame della Moc, per la visita oculistica, per la mappatura dei nei e per il Consultorio. “Ne ho già dovuti togliere due e ci terrei a fare l’esame ma anche in questo caso le agende sono chiuse fino alla fine dell’anno. È inutile parlare di prevenzione se poi non c’è la possibilità di fare le visite”.
Sara Gelli