Il Piano Urbanistico Generale (PUG) approvato a luglio dai Consigli comunali di Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano è strumento ostico per le centinaia di pagine, le decine di allegati e fogli di calcolo, per il linguaggio tecnico incomprensibile ma rappresenta una revisione importante di quello che finora è stato conosciuto come Piano Regolatore Generale (PRG) ed è un bel cambio di marcia.
La sua adozione è imposta dalla Regione Emilia Romagna a tutti i comuni che stanno facendo di necessità virtù in quanto obbligati a dotarsi di questo strumento, anche Carpi sebbene con il consueto ritardo come già negli anni Novanta in occasione dell’approvazione del PRG: Bologna e Modena sono più avanti di noi nell’iter e ciò ci consente di rilevare gli effetti, in particolare quelli negativi, di questa grande trasformazione nel modo di pensare e lavorare. In regione si sta procedendo comunque a macchia di leopardo e c’è anche qualche comune che ‘fa melina’ di fronte a scelte epocali procrastinando l’adozione del nuovo strumento.
La Regione lo ha concepito in modo ideologico, facendo del consumo zero di suolo un vero e proprio mantra, bloccando l’espansione delle città e incentivando il recupero, ma per i Comuni, che da sempre hanno sostenuto i bilanci con gli oneri di urbanizzazione, si traduce in un dilemma amletico perché l’attenzione alla trasformazione del territorio non è secondaria rispetto alla necessità di avere delle entrate. Sul piano finanziario resta un bel grattacapo e gli uffici sono al lavoro per trovare un’alternativa: rivoluzionando la filosofia si modificano gli equilibri e le economie dei Comuni che devono pensare a come sbarcare il lunario.
Tutti, in realtà, sono da mesi impegnati a studiare questo nuovo strumento che è un’incognita per i tecnici comunali e per i professionisti alle prese con nuovi calcoli per definire gli oneri e nuove modalità per progettare interventi ma, più in profondità, questo PUG capovolge la logica che finora ha regolato la pianificazione territoriale.
L’ amministrazione comunale, infatti, torna ad avere un ruolo decisionale molto forte, determinante rispetto alla possibilità di realizzare interventi sul territorio: da un’urbanistica programmata con definiti indici di edificabilità da rispettare si passa a un’urbanistica concertata tra pubblico e privato nell’ambito della quale, volta per volta, si cerca il punto di contatto tra l’interesse della città e l’interesse del privato.
Con questa logica ci si dovrà confrontare ed è bene capire e vigilare perché non è lontano l’abuso che della concertazione si fece negli anni Ottanta in Italia.
Un’altra incognita è proprio questa: tutti ci chiediamo se saremo virtuosi.
Il fatto che l’ amministrazione comunale abbia la possibilità di spingere il gas dove vuole comporta un enorme sforzo per le capacità imprenditoriali che le vengono richieste ma, di contro, abbiamo un ufficio di pianificazione territoriale comunale che non è sufficientemente attrezzato per affrontare la sfida: è chiesto un cambio di passo perché altrimenti c’è il rischio che i tempi si dilatino: quando chi deve decidere non decide mai, nell’incertezza l’imprenditore non si lancia nell’investimento.
Il timore è proprio quello di disporre di una pubblica amministrazione incapace di governare lo strumento che ha messo in campo non per cattiva volontà ma per effettivi problemi di gestione. Le conseguenze possono essere ulteriormente negative se non si tiene contro dell’extraterritorialità perché gli investimenti che sfuggono a un territorio possono essere intercettati da un altro che non è sottoposto ai medesimi obblighi: un imprenditore intenzionato a costruire uno stabilimento a Carpi, di fronte alla prima difficoltà potrebbe scegliere di costruire nel vicino comune lombardo di Pegognaga. Almeno i Comuni delle Terre d’Argine hanno deciso di procedere uniti affrontando l’iter per l’adozione del PUG nei quattro comuni di Carpi, Novi, Campogalliano e Soliera: è la prima volta che si studia uno strumento di pianificazione valido per l’intero territorio sovracomunale e in questo sono stati bravi.
Dunque il PUG è uno strumento meno ingessato che consente alla pubblica amministrazione di governare la città in modo rispondente alle reali esigenze ma le incognite sono tante: non resta che monitorare attentamente il prossimo futuro.
P.S. In uno strumento urbanistico senza scadenza non c’è l’indicazione di una ipotesi di collegamento alternativo tra Carpi e Modena: il PUG era l’occasione giusta per pensarci ma ha prevalso la scelta ideologica di privilegiare il trasporto su rotaia e bici. La mobilità sostenibile non è una crociata e il collegamento con Modena è una priorità che non è stata colta.
Sara Gelli