Le acque del Cavo Lama e del Collettore Acque Basse Modenesi guadagnano la sufficienza ma si può fare meglio

Un fitto reticolo di canali contraddistingue la bella campagna emiliana. Faticosamente costruiti dall’uomo nel corso del tempo, questi canali non solo garantiscono agli agricoltori una fondamentale fonte di approvvigionamento idrico per irrigare le proprie colture, ma rappresentano preziosi habitat acquatici per la fauna ittica. Ma qual è lo stato di salute delle acque superficiali che corrono attraverso il nostro territorio? Lo abbiamo chiesto ai tecnici di Arpae, organo che interviene anche ogniqualvolta si verificano degli sversamenti di liquami o sostanze tossiche.

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Un fitto reticolo di canali contraddistingue la bella campagna emiliana. Faticosamente costruiti dall’uomo nel corso del tempo, questi canali non solo garantiscono agli agricoltori una fondamentale fonte di approvvigionamento idrico per irrigare le proprie colture, ma rappresentano preziosi habitat acquatici per la fauna ittica. Certo, rispetto al passato, il progressivo inquinamento delle acque e l’introduzione di specie alloctone hanno costituito una pericolosa minaccia per la biodiversità ecco perchè tali ambienti acquatici devono essere tutelati il più possibile. Ma qual è lo stato delle acque superficiali che corrono attraverso il nostro territorio? A gestire e a manutenere i canali del nostro territorio, che tra l’estate e l’autunno rendono la nostra campagna tanto suggestiva, è il Consorzio Di Bonifica Dell’Emilia Centrale ma a monitorare, attraverso vari campionamenti annuali, la qualità di tali acque è Arpae, organo che interviene anche ogniqualvolta si verificano degli sversamenti di liquami o sostanze tossiche.

Che tipo di controlli effettua Arpae per verificare lo “stato di salute” della rete delle acque superficiali?

“La verifica dello stato ambientale delle acque superficiali viene svolta da Arpae attraverso la rete di monitoraggio regionale dei corpi idrici superficiali, che costituisce una delle oltre venti reti di sorveglianza, attraverso le quali vengono acquisiti dati per valutare lo stato dell’ambiente in Emilia Romagna.  A scala regionale la rete di monitoraggio delle acque superficiali comprende circa 270 stazioni, distribuite sui corsi d’acqua naturali e artificiali. La qualità delle acque superficiali è determinata applicando i criteri previsti dalla Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE), recepita dalle norme nazionali, che adotta un approccio ecosistemico e individua le reti di monitoraggio non solo come strumento conoscitivo, ma anche di governo del territorio, in quanto sulla base delle rilevazioni quali-quantitative vengono previsti gli eventuali interventi di risanamento ambientale. La classificazione delle acque superficiali prevede la valutazione dello Stato Ecologico e dello Stato Chimico: insieme contribuiscono allo stato complessivo. Il concetto base della direttiva europea è che il fiume va considerato come un organismo vivo e come tale dev’essere tutelato, proteggendo l’ecosistema idrico nel suo complesso, a livello di macro e microhabitat, e garantendo un adeguato grado di diversità ambientale e biologica. Non deve quindi essere perseguita la sola buona qualità fisico-chimica, ma risulta importante il mantenimento anche della varietà morfologica del corso d’acqua (pozze, raschi, meandri, ecc.), al fine di preservare gli habitat per la fauna e la flora acquatica, garantendo il corretto funzionamento dei cicli biologici. La valutazione dello Stato Ecologico dei corsi d’acqua è basata sul monitoraggio delle comunità biologiche acquatiche (diatomee, macrofite, macroinvertebrati, fauna ittica), con il supporto fornito dalla valutazione degli elementi chimici e idromorfologici che concorrono all’alterazione dell’ecosistema acquatico. Lo Stato Chimico è invece determinato a partire dall’elenco di sostanze considerate prioritarie a scala europea, per le quali sono da rispettare i previsti Standard di Qualità Ambientale espressi come concentrazione media annua o come concentrazione massima ammissibile. L’obiettivo principale della normativa è quello che i corpi idrici raggiungano uno Stato Ecologico ‘Buono’ e uno Stato Chimico ‘Buono’ ovvero, nel caso fosse già esistente, il mantenimento dello stato ‘Elevato’. La verifica del raggiungimento dell’obiettivo normativo viene realizzata attraverso un programma di monitoraggio biologico e chimico, che prevede dei cicli triennali o sessennali che dipendono dal fatto che il corpo idrico sia considerato a rischio di non raggiungere gli obiettivi quali-quantitativi. I profili analitici applicati ai diversi corpi idrici sono definiti in base al contesto territoriale e all’analisi delle pressioni, derivando dalla combinazione dei diversi protocolli analitici. Nei canali artificiali e nei corsi d’acqua di pianura non guadabili lo stato qualitativo viene determinato dalla sola componente chimico-fisica, non essendo possibile analizzare le comunità biologiche”.

Con che frequenza vengono effettuati e quali sono i punti di rilevamento nel carpigiano?

“Nel territorio carpigiano appartengono alla Rete di monitoraggio regionale acque superficiali  il Cavo Lama e il Cavo Collettore Acque Basse Modenesi, entrambi corsi d’acqua artificiali appartenenti al Bacino Idrografico del Fiume Secchia. Il Cavo Lama attraversa il comune e si immette nel Cavo Parmigiana Moglia a Bondanello (Moglia, MN) e la stazione di monitoraggio è ubicata, prima dell’immissione, nel comune di Moglia (MN). Il Cavo Lama è un canale collettore delle acque alte per il modenese, svolge per quasi tutto il suo corso la funzione di drenaggio dei terreni e, poco prima dello sbocco in Secchia, si collega al Cavo Parmigiana-Moglia, così che le acque, da quest’ultimo derivate dal fiume Po nel periodo estivo, possano giungere nella Lama ed essere quindi convogliate verso monte. Il Cavo Collettore Acque Basse Modenesi è monitorato  attraverso due stazioni, una nel Comune di Carpi in via Gruppo e una nel Comune di Novi in via Valle Bassa. Il Cavo Collettore Acque Basse Modenesi insieme al collettore Acque Basse Reggiane forma il Canale Emissario che si immette in Secchia in territorio mantovano, contribuendo sensibilmente al carico inquinante che confluisce in Po. Nella porzione di territorio modenese riceve le acque dei depuratori di Carpi, di Novi di Modena e di Rovereto s/S. Le frequenze di monitoraggio di queste stazioni sono regolate dalla normativa che prevede per le stazioni di pianura, come quelle del carpigiano,  6 campionamenti all’anno”.

Quali sono i parametri, in termini di sostanze inquinanti, entro i quali le acque devono rientrare per essere ritenute sicure ai fini dell’irrigazione dei campi?   

“Per quanto di nostra conoscenza non ci sono ad oggi parametri di legge che definiscono caratteristiche chimiche e microbiologiche delle acque a uso irriguo prelevate dai canali di bonifica”.

Quali le sostanze inquinanti principalmente rilevate nei nostri canali? Qual è il vostro giudizio complessivo? Si potrebbe innalzare ulteriormente la “salubrità” delle acque superficiali? Se sì, come?

“Nel territorio modenese, così come nella maggior parte della pianura emiliano-romagnola, i principali fattori di pressione sono riconducibili a carichi di sostanze organiche, oltre che di nutrienti generati dal settore civile, industriale e zootecnico, nonché ad apporti al suolo di origine naturale, quali ricadute atmosferiche e suoli incolti. Tra le pressioni puntuali, le acque reflue urbane immesse attraverso gli impianti di depurazione risultano quelle più significative soprattutto in termini di carichi di nutrienti (azoto e fosforo), in virtù dei volumi scaricati. Sono inoltre rinvenuti altri inquinanti quali fitofarmaci e occasionalmente metalli pesanti, oltre a microinquinanti collegati sia a scarichi puntuali provenienti dal settore produttivo e manifatturiero, sia a scarichi diffusi, legati soprattutto al settore agricolo. Nel territorio modenese si osserva in generale uno scadimento qualitativo delle acque percorrendo i bacini idrografici da monte verso valle, a causa del crescente apporto di inquinanti, in particolare di azoto e fosforo totale. Nelle stazioni di chiusura di bacino dei fiumi principali e del reticolo idrografico minore di pianura si rinvengono anche i  fitofarmaci, in conseguenza del drenaggio dei terreni a uso agricolo della media e bassa pianura modenese. Le stazioni presenti sul Cavo Lama e sul Canale Emissario registrano un elevato numero di pesticidi proprio in conseguenza dell’attraversamento dei terreni agricoli. La presenza dei metalli risulta invece quasi sempre inferiore o prossima al limite di rilevabilità strumentale, così come non si segnalano microinquinanti organici, nè idrocarburi policiclici aromatici. Per il Cavo Lama la classificazione riferita all’ultimo sessennio 2014-2019 dello stato chimico è ‘buono’ e dello stato ecologico è ‘sufficiente’. Per il Cavo Collettore Acque Basse Modenesi, di più recente monitoraggio, non esiste ancora una classificazione completa; al momento anche per questo corpo idrico il giudizio sullo stato chimico è ‘buono’ e la classificazione degli inquinanti specifici a supporto dello stato ecologico è ‘sufficiente’. In merito alle azioni previste per raggiungere gli obiettivi di qualità ambientale e garantire un approvvigionamento idrico sostenibile sul lungo periodo, la pianificazione regionale dispone di un Piano di Tutela delle Acque, approvato nel 2005 e in fase di  revisione. Il Piano ha identificato programmi che ricomprendono numerose e articolate misure, quali ad esempio: azioni di risparmio e razionalizzazione della risorsa nei comparti civile, agricolo e industriale, una disciplina degli scarichi delle acque reflue urbane, l’applicazione di specifici trattamenti per l’abbattimento del fosforo e dell’azoto, trattamenti specifici per i depuratori, la predisposizione di vasche di prima pioggia per ridurre i carichi inquinanti durante gli eventi di pioggia,  il contenimento degli apporti ai suoli da concimazioni chimiche e organiche provenienti da effluenti zootecnici, il riuso delle acque reflue ai fini irrigui”.

Qualora si verifichino sversamenti di liquami o sostanze tossiche provenienti da aziende agricole o industriali come si agisce per tutelare la fauna ittica presente e cercare di limitare i danni?  

“Molto sommariamente le azioni che sono messe in atto sono: bloccare la fonte dello sversamento; se è tecnicamente possibile, mettere in atto azioni di contenimento di quanto sversato e procedere al suo recupero, oppure fare affluire acqua per ottenere un effetto diluizione e ridurre l’impatto sulla fauna ittica. Le valutazioni sono svolte di volta in volta in base alle condizioni e alla situazione, di concerto con il Consorzio di Bonifica. Qualora lo sversamento abbia componenti organici (liquame, fogna), la fauna ittica entra in sofferenza in quanto la degradazione della sostanza organica sottrae buona parte dell’ossigeno presente nell’acqua e i pesci vanno in asfissia. In questo caso si attivano squadre di volontari per il recupero del pesce in sofferenza e si cerca di inviare acqua pulita nel tratto interessato allo sversamento, operazione questa che viene effettuata dal Consorzio di Bonifica, il quale gestisce i canali dal punto di vista idraulico”.

Mediamente, all’anno, quante volte vengono segnalati sversamenti nel nostro territorio?

“Prendendo a riferimento il territorio del Comune di Carpi e un periodo temporale di 5 anni, con inizio 1/1/2018 e termine 31/12/2022, le segnalazioni che mediamente all’anno hanno comportato lo svolgimento di sopralluoghi e accertamenti sui canali sono 6 (8 nel 2018, 10 nel 2019, 5 nel 2020, 4 nel 2021 e 3 nel 2022). Le segnalazioni telefoniche da parte dei cittadini sono in numero maggiore in quanto lo stesso problema è spesso segnalato da più persone che lo notano in punti diversi dello stesso corso d’acqua. In altri casi la segnalazione è invece relativa a fenomeni del tutto naturali come le fioriture rosse delle alghe”.

In questi casi i contadini utilizzano comunque l’acqua per irrigare o viene imposto uno stop?   

“Occorre sempre svolgere delle valutazioni sulla quantità e qualità dello sversamento e non è escluso che si possa arrivare, in determinate condizioni, alla temporanea sospensione della possibilità di utilizzo dell’acqua per l’irrigazione, tale soluzione è comunque oggetto di confronto tra i diversi enti interessati”.

Jessica Bianchi 

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