Ferma il dolore, firma la pace è questo il motto della campagna referendaria lanciata dai due comitati Ripudia le guerra e Generazioni Future. E ora la raccolta firme per i referendum abrogativi Italia per la pace, in favore della sanità pubblica e contro l’invio di armi in conflitti di guerra previsti dalle leggi italiane fuori dal rispetto dei trattati internazionali, arriva anche a Carpi grazie all’impegno di alcuni nostri concittadini. “Abbiamo storie, professioni e passioni politiche differenti. Il nostro gruppo – spiega la portavoce del gruppo Manuela Galantini – è apartitico e assolutamente trasversale ma unito da un obiettivo comune e stringente: fermare l’invio di armi in Ucraina e non solo. Stando ai sondaggi, la maggior parte degli italiani è contraria, in tanti, noi compresi, temono infatti gli effetti nefasti e le eventuali e pericolose ricadute legate a un impegno del nostro Paese in un teatro di guerra tanto vicino e terrificante come quello ucraino ad esempio. Siamo cresciuti con la consapevolezza dell’importanza di rifiutare la guerra, a insegnarcelo è la nostra Costituzione. E mai come oggi il dettato Costituzionale dell’art. 11 L’Italia ripudia la guerra come mezzo di offesa e di soluzione delle controversie internazionali ritorna in tutta la sua attualità e ne pretendiamo il rispetto. Da cittadini sentiamo il bisogno di intervenire su una legislazione che ha aggirato la Costituzione per legittimare la richiesta di fornitura di armi ed equipaggiamenti fuori dai trattati internazionali che mettono a rischio la sicurezza e il benessere delle generazioni attuali e future. Ex Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Ucraina… è ora di dire basta”.
Il primo quesito è finalizzato ad abrogare la normativa eccezionale, voluta dal Governo Draghi e prorogata, poi, fino al 31 dicembre, dall’attuale Governo Meloni, in forza della quale si autorizza la fornitura di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari a favore dell’Ucraina, in pieno contrasto con l’articolo 11 della Costituzione. L’esito favorevole di tale quesito referendario, pertanto, comporterebbe l’arresto di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari italiane in Ucraina. Con il secondo si vorrebbe invece togliere all’Esecutivo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi ai Paesi coinvolti nei conflitti attraverso la semplice informativa al Parlamento, come invece accade oggi. L’esito positivo di questo quesito, comporterebbe l’impossibilità per i nostri Governi di emanare, dispositivi normativi che autorizzino la fornitura di materiali di armamento ai Paesi in stato di conflitto armato. Infine col terzo quesito, in cui si denuncia l’indebolimento della sanità pubblica in favore delle spese militari, si intende limitare il potere decisionale degli Enti privati in sede di pianificazione sanitaria territoriale e porre fine al conflitto di interessi nell’allocazione dei fondi pubblici per la sanità.
“E’ una vera e propria corsa contro il tempo – prosegue Manuela Galantini – di fronte a noi infatti ci sono poco meno di tre mesi, fino al 15 luglio, per raccogliere su tutto il territorio nazionale 500mila firme da parte degli elettori al fine di presentare ufficialmente il referendum. L’obiettivo però è quello di arrivare a 700mila per esser certi di avere il numero legale necessario dopo i controlli e le opportune verifiche”. Spetterà alla Corte di Cassazione il compito di verificare la conformità della richiesta abrogativa alle norme vigenti mentre la Corte Costituzionale dovrà valutare l’ammissibilità dei quesiti.
In Piazza Martiri tutti i sabati, dalle 10 alle 13, a partire dal 27 maggio e sino al 15 luglio, sarà allestito un banchetto presso cui firmare. Lo si potrà fare anche presso l’Ufficio elettorale o, digitalmente, sulla piattaforma Itagile.it che permette la raccolta e l’identificazione certificata dietro il pagamento di 1 euro e 50 centesimi per ogni firma o sul sito http://raccoltafirme.cloud/app/
J.B.