In Romagna l’arca del Pettirosso che salva animali ma anche anziani

Nelle zone alluvionate della Romagna sono stati fin da subito operativi i volontari del Centro di Fauna Selvatica Il Pettirosso di Modena attrezzati per operare in questo tipo di emergenze. Piero, Silvia e Gabriele non hanno trovato solo animali da salvare ma anche persone che vigili del fuoco, forze dell’ordine e protezione civile stavano cercando di aiutare. GUARDA LE FOTO E I VIDEO

0
2016
La carpigiana Silvia Gozzi, volontaria del Pettirosso

Nelle zone alluvionate della Romagna sono stati fin da subito operativi i volontari del Centro di Fauna Selvatica Il Pettirosso di Modena attrezzati per operare in questo tipo di emergenze: non hanno trovato solo animali da salvare ma anche persone che vigili del fuoco, forze dell’ordine e protezione civile stavano cercando di aiutare. Così Piero, Silvia e Gabriele hanno trasformato la loro barca nell’Arca di Noè. Il primo intervento già mercoledì 17 maggio “con l’acqua alta due metri – racconta la carpigiana Silvia Gozzi – in  direzione Solarolo per salvare cinquanta capre: siamo saliti sull’imbarcazione e abbiamo cercato di raggiungere la fattoria ma l’acqua aveva cancellato le strade. A causa della forte corrente il mezzo ha urtato un palo della luce e ci siamo dovuti arrendere. Le capre sono morte quasi tutte per ipotermia”.

Su un secondo mezzo di soccorso, i volontari del Pettirosso sono intervenuti nella zona di Faenza e perlustrando le case una a una hanno individuato alcune persone che erano rimaste bloccate e le hanno tratte in salvo.

Da Russi nel ravennate è arrivata la richiesta di intervento presso l’azienda agricola Chiocce Romagnole dove tutti gli animali erano nell’acqua da più di ventiquattr’ore. “Nella giornata di giovedì abbiamo percorso tanti chilometri a piedi perché lungo il percorso ci siamo fermati a soccorrere due anziani che abbiamo riportato all’asciutto per poi tornare indietro e intervenire nella fattoria con l’aiuto di alcuni ragazzi del luogo: per le capre non c’era più niente da fare, abbiamo lasciato libere le oche e salvato gli asinelli, i conigli e le galline e mentre tornavamo indietro anche un cavallo. Gli animali erano stanchi e spaventati e non si vedeva la strada né si poteva capire com’era il fondo e la corrente rimaneva forte. Nonostante tutto ce l’ha fatta anche Mais, l’asinello più piccolo di 18 mesi”. Ora sono in un’azienda agricola insieme ad altri duecento animali che il proprietario si è offerto di accogliere facendosene carico finché ha posto. “Per questo sto organizzando una raccolta di cibo per animali” racconta Silvia pronta a ripartire per la Romagna.

Sara Gelli

clicca e unisciti al nostro canale whatsapp
clicca e unisciti al nostro canale whatsapp
clicca e unisciti al nostro canale whatsapp