Dopo le nuove minacce ricevute, da qualche tempo il dispositivo di sicurezza che accompagna il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri è salito al Livello 1, quello tanto per intenderci del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Otto uomini di scorta, quattro auto blindate e un auto in coda con un dispositivo jammer (ndr – un disturbatore di segnale) che dovrebbe evitare l’attivazione di bombe con telecomandi. L’auditorium Loria, lo scorso 13 maggio, ha fatto registrare il tutto esaurito per ascoltare le riflessioni di Gratteri in occasione del ciclo di incontri Ne Vale La Pena; riflessioni che non hanno tradito le attese.
“Se la domanda è a che punto siamo nella lotta alle mafie – ha esordito – la risposta non può che essere dipende da quale punto di vista. Da quello del mio distretto, che interessa tre-quarti della Calabria, sarei ottimista, perché in questi ultimi anni abbiamo fatto cose importanti con un ritmo impensabile e vedo maggiore speranza e fiducia da parte della collettività. Da quello dell’Italia, dopo i disastri normativi fatti dal governo dei migliori siamo in attesa di capire cosa vuole fare quello nuovo. Da altri punti di vista, invece, sono molto più preoccupato. Intanto perché vediamo le mafie assomigliarci sempre più, vestendo e mangiando come noi, frequentando i nostri stessi luoghi, perché sempre più donne e pubblici amministratori, ma soprattutto il mondo delle professioni sono al servizio della ‘ndrangheta”.
Ma è soprattutto l’Europa a preoccupare il procuratore Gratteri. “Una Europa economico-finanziaria, non politica, che non si interessa di sicurezza e di contrasti alle mafie e che nei bilanci del Pil inserisce anche i guadagni illeciti del traffico di droga e prostituzione, il che non mi pare molto etico – ha proseguito il procuratore – In Italia il governo ha da poco alzato a cinquemila euro il tetto ai contanti e tutti hanno gridato allo scandalo: ma in Europa un limite non c’è, esiste solo una direttiva che invita gli Stati a non consentire transizione economiche oltre i diecimila euro. A me sembrano persone che vivono su Marte e da Marte ogni tanto inviano delle e-mail – ha continuato il procuratore – L’ultima perla è sul Pnrr, con l’Europa che dice che non bisogna limitare il subappalto, l’esatto contrario di quello che sosteniamo da trent’anni: questo significa creare autostrade alle imprese mafiose perché possano arricchirsi, è il più grande favore che l’Europa possa fare alle mafie”.
“Sì è vero, abbiamo fatto passi importanti, abbiamo liberato territori oppressi dalle mafie, ma non riesco a vedere una forza politica con idee chiare e una volontà di creare un sistema normativo proporzionato alla realtà criminale, e non mi riferisco tanto all’Italia. In Europa – ha continuato Gratteri – non abbiamo ancora una vera collaborazione, abbiamo sigle di agenzie che a volte funzionano bene, ma ancora nel 2023 manca un sistema giudiziario che mi consenta, se faccio una rogatoria internazionale, di rapportarmi con tutta il continente e di aspettare mesi perché ad esempio l’Austria mi risponda”.
Venendo invece ai problemi italiani, quelli principali, per Gratteri, sono due: la carenza di personale e di un adeguato know how tecnologico. “Il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione deciso nel 2010 è stata una vera sciagura – ha spiegato – Noi oggi abbiamo nelle prefetture mediamente il 30 per cento del personale in meno, da allora ci mancano mancano 20mila poliziotti, 19mila carabinieri e 8mila mila finanziari. E abbiamo bisogno di assumere anche hacker che ci aiutino a decrittare le comunicazioni tra i mafiosi bucando, perché il territorio da controllare non è più solo quello fisico da presidiare con i posti di blocco”.
P.S.