Sono solo tre minuti, ma possono fare la differenza tra la vita e la morte. Una corsa contro il tempo che grazie ai DAE – defibrillatori automatici esterni è possibile vincere.
Dopo il salvataggio delle settimane scorse di un’alunna di 11 anni andata in arresto cardiaco davanti alle Medie Muratori di Vignola grazie all’utilizzo del defibrillatore presente nella palestra della scuola, il tema dei Dae è tornato prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica. Un decreto legge ha stabilito che questi dispositivi salvavita diventino obbligatori entro il 31 dicembre 2025 presso scuole, università, aeroporti, stazioni ferroviarie e porti, ma anche a bordo di aerei, treni, navi, sui mezzi di trasporto pubblici ma, balzello dopo balzello, la strada da fare è ancora lunga e poco chiara.
Gli istituti superiori carpigiani dal canto loro sono già tutti dotati di Dae e possono contare su operatori appositamente formati come confermano i dirigenti: al Vallauri vi è 1 defibrillatore e 2 addetti abilitati; sono invece 3 i dispositivi presenti al Meucci e 4 le persone istruite. Al Liceo Fanti i Dae sono 2 e una decina, perlopiù docenti di scienze motorie e personale amministrativo, coloro che sono stati formati al loro utilizzo. 3 quelli disponibili all’Itis Leonardo Da Vinci e 12 gli autorizzati a usarli.
I defibrillatori però, 950 quelli presenti nella nostra provincia di cui oltre 50 a Carpi (il 25% in imprese private, il 21% in impianti sportivi, il 18% in aree pubbliche come piazze e strade, il 10% negli istituti scolastici e il 2% nelle farmacie), rappresentano soltanto un anello della “catena della sopravvivenza”, spiega Luca Gherardi, autista soccorritore del 118-SET Modena.
“Ciò che conta più di qualsiasi altra cosa – prosegue – è diffondere e promuovere una cultura dell’aiuto. Quante più persone possibili devono comprendere l’importanza di intervenire tempestivamente in caso di bisogno per garantire maggiori possibilità di sopravvivenza a chi necessita di soccorso. Chiamare il 118, iniziare a praticare il massaggio cardiaco o usare un defibrillatore in attesa dell’arrivo dei soccorritori può davvero fare la differenza”.
Formazione e dispositivi devono procedere di pari passo ecco perchè l’Ausl e il 118-SET Modena da tempo scommettono sulle scuole per “insegnare a bimbi e ragazzi cosa fare e soprattutto come farlo nel modo corretto in caso di necessità”.
Gli operatori entrano nelle scuole, sin dalla materna, per spiegare anche ai più piccini “come contattare i numeri di emergenza e cosa dire nel caso siano soli in casa con un familiare che si sente male. Spesso, infatti, soprattutto con le famiglie straniere, sono proprio i bambini a telefonare avendo una maggiore conoscenza della lingua italiana. La tecnologia ci aiuta, grazie ai cellulari si possono fare delle videochiamate durante le quali la centrale detta le istruzioni in attesa dei mezzi di soccorso”. Essere a conoscenza del proprio indirizzo e del nome presente sul campanello o, ancora, essere pronti ad aprire la porta, può rendere l’operato dei professionisti molto più efficiente e veloce. “Non sottovalutiamo mai queste conoscenze di base, perchè, lo ribadisco, la catena della sopravvivenza parte da una chiamata e solo successivamente prosegue con le manovre”, aggiunge Gherardi.
L’Ausl collabora poi con Croce rossa, Amici del Cuore e Anpas affinché i loro interventi di formazione nelle scuole centrino appieno le Linee guida dettate Ministero mentre è in fase di definizione anche un apposito indirizzo e-mail rivolto proprio agli istituti scolastici per ricevere informazioni sui DAE ed eventuali chiarimenti.
Non si deve avere paura di intervenire bensì di restarsene con le mani in mano ma se il timore prende il sopravvento, spiega Luca Gherardi, “allora affidatevi al cellulare e da lì vi arriveranno le soluzioni. Gli operatori della Centrale Operativa 118 possono guidare le manovre di primo soccorso in audio e in video attraverso una APP che vi proporranno durante la chiamata, mentre la App gratuita DAE RespondER permette di accorciare i tempi di intervento, fornendo una mappatura regionale dei defibrillatori presenti, indicando il più vicino e indicandovi dove si trova la persona in arresto cardiocircolatoria. Insomma non abbiate paura di fare qualcosa. Ogni azione tesa a salvare qualcuno non avrà alcuna conseguenza penale in caso non vada a buon fine e di certo il fatto di averci provato vi farà dormire sonni tranquilli. Non far nulla al contrario è una scelta di cui ciascuno potrebbe amaramente pentirsi”.
Jessica Bianchi