Raffinatezza, profondità e atmosfere retrò. Tre termini che ben descrivono lo stile delle opere materiche di Chiara Napolitano, 37 anni, di Carpi. I suoi volti dagli sguardi malinconici dipinti in bianco e nero, i corpi eleganti senza veli o avvolti in abiti d’altri tempi, i ritagli di carta decorata dai colori tenui che si increspano rendendo la scena volutamente imperfetta, sono tutti elementi riconoscibili che hanno contribuito a definire nel tempo la sua identità e sensibilità artistica. Chiara Napolitano, carpigiana classe 1985, si è diplomata all’Istituto d’arte A. Venturi di Modena, nella sezione d’Arte Ceramica, e ha iniziato a lavorare fin da subito in un’azienda di ceramiche a Sassuolo dipingendo piastrelle a mano, e coltivando nel contempo la sua passione per il disegno e la pittura. La svolta identitaria è avvenuta dieci anni fa come racconta: “stavo esponendo le mie opere al Mercatino d’arte e ingegno di Correggio. Erano delle copie di ritratti pop-art, nulla a che vedere con quello che faccio oggi, e il curatore di un’associazione artistica le ha notate e mi ha proposto di esporle in una collettiva a Modena. Da lì ho acquisito fiducia in me stessa e ho iniziato a sperimentare, variando dal realismo all’astratto, per poi specializzarmi nei ritratti femminili e trovare una mia identità artistica. In contemporanea ho preso parte ad altre mostre, sia personali che collettive”.
Come è avvenuta la tua evoluzione artistica?
“La mia passione per l’arte è nata da bambina e si è sviluppata alle superiori, in particolare grazie a una mia professoressa che mi ha trasmesso le basi del disegno, la tecnica del chiaroscuro e delle sfumature. Nelle mie prime opere, infatti, utilizzavo principalmente matita e pastelli. In seguito mi sono avvicinata all’acrilico, che è tuttora la tecnica che prediligo perché mi consente una pittura più istintiva ed estemporanea. Attualmente utilizzo una tecnica mista: acrilico e collage di carta che incollo con colla vinilica su un supporto di compensato”.
Nelle tue opere la figura femminile è protagonista: come mai questa scelta?
“Prediligo la figura femminile perché in essa proietto me stessa. Cerco di rappresentarmi sul dipinto attraverso l’arte, ed è per questo che le donne che raffiguro sono quasi sempre malinconiche perché la malinconia fa parte di me e in parte è dovuta al fatto che l’arte è per me sia canale di liberazione che cruccio, in quanto non mi dà quella sicurezza che vorrei. Il mio sogno sarebbe quello di vivere di sola arte, magari aprendo un atelier tutto mio, ma è un’impresa troppo rischiosa al momento. Per questo continuo a dipingere in casa nei momenti liberi dal lavoro. Anche la maternità mi ha un po’ destabilizzato e, dall’altro lato, ha stimolato la mia creatività: da quando sono diventata madre tre anni fa in pieno picco pandemico, ho affrontato temi come il nudo con cui non mi ero mai cimentata prima”.
A quando la prossima esposizione?
L’ultima mostra l’ho fatta lo scorso settembre presso Condotto Spazio Arte a Modena, dove spero di poterne installare a breve un’altra”.
Chiara Sorrentino