Comunità. E’ senza dubbio questa la parola maggiormente ripetuta dai nostri amministratori i quali continuano a invocare una coesione sociale che, di fatto, non esiste più. La composizione sociale della nostra città infatti ci racconta di tante comunità presenti e tendenzialmente etnocentriche. Una disgregazione sociale acuita da fenomeni complessi quali la crisi pandemica prima e quella economica poi; fattori che non possono che contribuire ad innalzare il livello di stress, frustrazione e insicurezza. In uno scenario tanto complicato si inserisce un altro elemento, quello della sicurezza, reale e percepita. Dopo l’escalation di rapine a mano armata nei supermercati della nostra città, il sindaco Alberto Bellelli ha chiesto al Prefetto di convocare un Comitato Provinciale di Ordine e Sicurezza “per adottare le misure necessarie a contrastare la criminalità e a rassicurare la popolazione”.
Una risposta efficace contro il crimine, deve necessariamente partire da una profonda conoscenza del territorio, della popolazione e dei meccanismi sociologici e psicologici dei vari gruppi sociali che la compongono ed esige l’intervento non solo delle forze di polizia, ma anche di politiche integrate ed efficaci che agiscano sul fronte delle infrastrutture e per contrastare il degrado urbano.
Forze di Polizia e Amministrazioni devono pertanto, ciascuno per le proprie competenze, agire in modo sinergico e coordinato. Un maggior presidio del territorio da parte delle Forze dell’ordine è certamente necessario ma non sufficiente se la politica non fa la sua parte.
Sicurezza e qualità della vita vanno a braccetto perchè la sicurezza non riguarda soltanto i fenomeni delinquenziali ma anche atti di vandalismo, inciviltà e degrado, assenza di servizi alla persona, cattiva progettazione urbana…
Ed è lì che la politica può – e deve – agire. E se la cosiddetta teoria delle finestre rotte ha un fondamento di verità allora intervenire su malcostumi diffusi come la sosta nelle piazzole gialle, l’abbandono di rifiuti, i bivacchi molesti nei parchi pubblici e l’imbrattamento dei muri solo per fare qualche esempio può contribuire a creare un clima di ordine, legalità e rispetto della cosa pubblica fungendo da deterrente per crimini ben più gravi. Ovviamente evitare la concentrazione di soggetti in condizioni sociali ed economiche svantaggiate in singoli luoghi, creando dei veri e propri ghetti, non ha aiutato; non per nulla questa Amministrazione ha deciso di “riqualificare” il Biscione ma quello non è certo l’unico punto caldo cittadino, si pensi ad esempio a via Martiri di Belfiore o a via Lago di Bolsena.
Una cosa è certa, inneggiare semplicemente alla coesione sociale della comunità non serve a nulla, perchè a Carpi le comunità sono innumerevoli e, spesso, composite persino al loro interno. Conoscerle a fondo è il primo passo per tentare di costruire insieme un “sentire” comune che, ad oggi, in molti casi non esiste.
Jessica Bianchi