Giù le mani da Aimag: “siamo pronti a ridare battaglia per salvaguardare un patrimonio che appartiene a tutti noi”

Stando ad alcune indiscrezioni “l’alleanza con Hera” dovrebbe avvenire dopo aver spacchettato Aimag in vari pezzi: ma se tieni quelli in perdita e cedi gli altri che danno profitto, in mano non ti resta che un pugno di mosche. Peraltro, la paventata fusione per incorporazione avverrebbe tramite concambio azionario, consentendo l’ingresso dei soci pubblici di Aimag nel capitale. Ergo nelle casse dei comuni soci non entrerebbe il becco di un quattrino e allora, la domanda si ripropone con forza, perché dovremmo svenderla? Chi ci guadagnerebbe? “Se per i cittadini non ci sono vantaggi - spiega l’ex portavoce del Comitato Acqua Pubblica, Roberto Galantini - l’interesse ad aprirsi ulteriormente ad Hera non può che essere di carattere personale. L’auspicio è che con la nomina di Elly Schlein alla guida del Pd, le grandi aziende amiche del partito smettano di fungere da ufficio di collocamento…”.

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I carpigiani hanno espresso per ben tre volte la loro contrarietà alla fusione di Aimag in Hera (ndr – in occasione dei referendum del 2008, del 2011 e del 2017) ma nonostante ciò il Pd di Carpi e non solo se ne infischia. “All’indomani del voto del 2017 – spiega l’ex portavoce del Comitato Acqua Pubblica che per primo si mobilitò per organizzare il referendum, Roberto Galantini – l’assemblea dei sindaci soci di Aimag aveva dichiarato di aver accantonato l’idea. Pensavamo che quella della fusione fosse una partita chiusa per sempre e invece oggi il Partito Democratico carpigiano in primis riapre una partita che, evidentemente non si è mai conclusa”. 

Con la scadenza a fine marzo del Patto di sindacato che riunisce i 21 comuni soci (i quali detengono il 65% della multiutility di casa nostra e che da tempo sono spaccati sul futuro di Aimag) il rischio è che Aimag, ad oggi modello di efficienza, capace di coniugare profitto e servizio reso alla cittadinanza, venga fusa per incorporazione da un partner industriale. 

E che qualcuno si stia nuovamente muovendo alla ricerca di una “partnership”, “partendo dal socio Hera”, lo ammettono nero su bianco in una nota congiunta i sei sindaci di Carpi, Campogalliano, Novi di Modena, Soliera, Bastiglia e Bomporto. Motivazione addotta? Contribuire allo “sviluppo strategico del gruppo” e alla sua “messa in sicurezza” per “affrontare al meglio le sfide del futuro”. Ma è davvero così?

Già nel 2014, in un articolo apparso su La Repubblica (https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/10/14/hera-fara-presto-campagna-acquisti-obiettivo-primario-laimag-di-modenaBologna09.html) si leggeva: “Il Gruppo Hera pensa in grande e mette nel mirino altri concorrenti. In primis ci sarebbe la modenese Aimag, di cui da tempo possiede il 25% delle azioni: l’obiettivo è arrivare al pieno controllo della società… Future acquisizioni? «Le faremo nei dintorni di casa, pensiamo a due operazioni» ha spiegato su AffariFinanza il presidente di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano… Il calendario per lo shopping è già fissato: la prima acquisizione nel 2015, l’altra nel giro di quattro anni. Il presidente per ora non fa nomi, vista anche la quotazione di Hera a Piazza Affari, ma alcuni obiettivi sono da tempo in agenda. Il primo, come detto, dovrebbe essere la multiutility modenese”.

Sono indignato dai sindaci che pensano di rompere l’unità del patto di sindacato, è un vigliaccata perchè metterebbe i comuni piccoli in minoranza a causa della decisione di un solo comune grande (Carpi). Evidentemente quando nel 2009 Hera acquisì il 25% delle quote di Aimag – prosegue Galantini – gli vennero fatte promesse che non possono più essere disattese. Solo così si spiega la pervicace ostinazione manifestata da certa politica nel voler portare a termine l’operazione”.

Finendo nelle mani di un colosso quotato in borsa, il cui unico fine è la massimizzazione dei profitti, aggiunge, “i soci pubblici perderebbero ogni potere decisionale. Gli unici ad avere voce in capitolo sarebbero gli azionisti. Nei fatti sarebbe una privatizzazione camuffata. In altri termini un tradimento di tutti quei cittadini che per ben tre volte si sono dichiarati contrari”. Per anni abbiamo ascoltato lo stesso refrain: “Aimag deve ingrandirsi per poter affrontare la gara del gas. Una gara che mai è stata fatta e mai si farà. O, ancora, se non si associa ad altri verrà stritolata dalla concorrenza… eppure Aimag è una realtà solida. Perchè i tifosi della fusione con Hera non ci hanno mai fatto un solo esempio reale e concreto di casi in cui i cittadini hanno tratto benefici dall’incorporazione delle loro aziende locali, o dalla loro quotazione in borsa? Perchè, evidentemente, non ce ne sono”.

Aimag al contrario dà lavoro, genera indotto e offre un servizio efficiente, “basti pensare alla velocità con cui interviene nel caso si registrino rotture di tubature, siano queste di gas o di acqua. E poi lavora per il bene della collettività: chi altro in Italia ha affrontato in modo concreto l’annoso problema delle condutture idriche in cemento – amianto? Se venisse fusa per incorporazione in Hera, Aimag di fatto scomparirebbe, come avvenuto per la SAT – Servizio ambiente territorio di Sassuolo giusto per fare un esempio a noi vicino. Sarebbe Hera a prendere ogni decisione, a stabilire le strategie, le priorità… e di certo il profitto sarebbe anteposto alla tutela della collettività”.

Stando ad alcune indiscrezioni “l’alleanza con Hera” dovrebbe avvenire dopo aver spacchettato Aimag in vari pezzi: ma se tieni quelli in perdita e cedi gli altri che danno profitto, in mano non ti resta che un pugno di mosche. Peraltro, la paventata fusione per incorporazione avverrebbe tramite concambio azionario, consentendo l’ingresso dei soci pubblici di Aimag nel capitale. Ergo nelle casse dei comuni soci non entrerebbe il becco di un quattrino e allora, la domanda si ripropone con forza, perché dovremmo svenderla? Chi ci guadagnerebbe? “Se per i cittadini non ci sono vantaggi – conclude Roberto Galantini – l’interesse ad aprirsi ulteriormente ad Hera non può che essere di carattere personale. L’auspicio è che con la nomina di Elly Schlein alla guida del Pd, le grandi aziende amiche del partito smettano di fungere da ufficio di collocamento…”.

Intorno a noi ci sono realtà che hanno fatto un passo indietro rispetto ad Hera: Forlì e 12 Comuni del suo territorio hanno deciso di tornare sui propri passi creando Alea una società in house, ovvero un’impresa pubblica che agisce come una longa manus delle amministrazioni, un’estensione tramite cui produce beni e servizi pubblici. Il 31 dicembre 2018 è stato l’ultimo giorno del servizio affidato ad Hera, ora a gestire la raccolta dei rifiuti e le relative bollette è Alea mentre Hera resta per acqua, luce e gas. “Forlì ha dimostrato con coraggio che si può fare marcia indietro, che la strada è percorribile, basta una volontà politica forte. Per anni abbiamo contrapposto all’idea di fusione la possibilità di costituire una società in house per mantenere servizi fondamentali in salde mani pubbliche oppure l’ingresso nel capitale di Aimag di una quota consistente di azionariato popolare o, ancora, la formazione di un’alleanza in rete tra realtà piccole e medie che a seconda delle necessità del momento possono trovare risorse, scambiarsi servizi o forza lavoro… ipotesi che non sono mai state seriamente valutate. Se il Pd di Carpi non cambierà la sua posizione e continuerà a dimostrarsi sordo al volere della cittadinanza noi siamo pronti a ridare battaglia per salvaguardare un patrimonio che appartiene a tutti noi”, conclude l’ex portavoce del Comitato Acqua Pubblica. Una battaglia che dovrebbe coinvolgere anche tutte le forze politiche di opposizione. Giù le mani da Aimag. 

Jessica Bianchi

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