Carenza di chip, a rischio settori vitali come quello ospedaliero

La carenza di semiconduttori e la dipendenza dai Paesi esteri per la loro produzione, in particolare la discontinuità della fornitura di chip, rischia nel breve e medio periodo di causare la paralisi di molte industrie e comparti strategici dell’Emilia Romagna, regione ad altissima vocazione tecnologica. A forte rischio sono soprattutto le aziende che producono macchine automatiche, elettrodomestici e veicoli industriali, le industrie di trasformazione (alimentari, chimiche, farmaceutiche) e l'automotive.

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Ospedali, uffici, industria navale, settore energetico e perfino antiterrorismo. La carenza di semiconduttori e la dipendenza dai Paesi esteri per la loro produzione, in particolare la discontinuità della fornitura di chip, rischia nel breve e medio periodo di causare la paralisi di molte industrie e comparti strategici del nostro Paese e dell’Emilia Romagna, regione ad altissima vocazione tecnologica. 

Una paralisi che impatterà sulla vita quotidiana di ognuno di noi poiché la tecnologia ha permeato la quasi totalità degli oggetti di uso comune, dalla spesa al funzionamento delle caldaie, dai cancelli automatici ai veicoli a due e quattro ruote, solo per citare alcuni esempi. A forte rischio sono soprattutto le aziende che producono macchine automatiche, elettrodomestici e veicoli industriali, le industrie di trasformazione (alimentari, chimiche, farmaceutiche) e l’automotive. Da un’analisi svolta da Confindustria, la carenza di chip di sole sei aziende (del territorio (Datalogic, Marposs, Faac, Schneider Electric, Enertronica Santerno, Projecta-gruppo SITI) impatta direttamente su 50 settori industriali. 

La crisi nella produzione di semiconduttori nasce dalla difficoltà di approvvigionamento delle materie prime (silicio, rame, alluminio), dall’accelerazione della transizione ecologica che richiede molta più tecnologia, dalla geopolitica internazionale e dall’operazione di reshoring della produzione di chip di molte grandi potenze, che vogliono garantirsi l’indipendenza produttiva e avere un’importante leva sulla politica estera.

Spinti dalla consapevolezza dell’impatto di questa problematica sulle aziende del territorio, le filiere Elettronica, Meccatronica e Digital di Confindustria Emilia Area Centro hanno organizzato, nella sede di Confindustria Emilia Centro a Bologna, un incontro di approfondimento dal titolo Le sfide dell’Europa e dell’Italia per i semiconduttori di prossima generazione, con interlocutori di primo piano. 

Hanno partecipato: Nicola Montanari, presidente della filiera Elettronica e Meccatronica di Confindustria Emilia Area Centro; Francesco Ubertini, presidente della filiera Digital di Confindustria Emilia Area Centro.; Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity e uno tra i massimi esperti europei di materie prime; Enrico Sangiorgi, professore ordinario di Elettronica all’Università di Bologna e presidente del tavolo strategico sui semiconduttori istituito dalla Presidenza del Consiglio del Governo Draghi nel 2022; Lorenzo Marconi, professore ordinario di Controlli Automatici all’Università di Bologna e presidente della fondazione Super-Scuola Universitaria. 

“Le conseguenze della carenza di semiconduttori – ha sottolineato Nicola Montanari – sono poco visibili ma possono arrivare a essere devastanti. La carenza di un chip, di un semiconduttore, in una porzione di catena industriale si riverbera a valle su un numero esponenziale di ulteriori catene, mercati e industrie non legate necessariamente al manifatturiero, ad esempio il settore ospedaliero, navale, dell’energia o dell’antiterrorismo. La rottura della catena di fornitura dei chip impatta e impatterà sulla vita quotidiana di tutti”.

“Ci troviamo in un contesto geopolitico in fase di profonda ristrutturazione e non nascondo di essere preoccupato, più che altro per come l’Europa sta reagendo a queste sollecitazioni: c’è il rischio della deindustrializzazione del continente e di un’impennata di prezzi che andrà a incidere sui consumi da parte delle persone” ha sottolineato Gianclaudio Torlizzi. Per porre rimedio, per prima cosa – ha spiegato – “bisogna pungolare il Governo perché decida dove vogliamo andare e cosa vogliamo produrre, è la premessa per poter adottare nuove strategie”.

Il professor Enrico Sangiorgi ha portato all’attenzione della platea una ricerca dei un pool di esperti delle principali Università Italiane e del CNR sul comparto dei  semiconduttori, dalla quale emerge che “siamo importatori di semiconduttori per 20 miliardi di euro su una produzione da 51 miliardi”. Ha poi ricordato che il governo italiano, “negli ultimi 12 mesi” ha emanato una legge per istituire al MISE, ora MIMIT, “un fondo per la microelettronica di 150 milioni di euro per il 2022 e di 500 milioni per ogni anno dal 2023 al 2030”. In più, ha creato un gruppo tecnico di esperti di semiconduttori a maggio del 2022. Tra le problematiche maggiori, il professore ha indicato “la mancanza di talenti e la necessità di una maggiore capacità di produrre e progettare nel campo dei circuiti integrati”.

Lorenzo Marconi ha sottolineato l’importanza della nascita del sistema Super – Scuola Universitaria per le Professioni tecniche in Emilia Romagna. “Si tratta delle nuove lauree professionali LP – ha spiegato – con percorsi di 3 anni progettate e condotte insieme al mondo industriale e del lavoro. L’obiettivo è creare contenitori gestiti da università e tessuto industriale, come il polo per l’innovazione Unitec a Lugo o la Vem Accademy in Tecnologie dei sistemi informatici a Cesena. Creano ruoli operativi ma qualificati e formano tecnici immediatamente collocabili nelle realtà industriali”.

Infine Francesco Ubertini, già rettore dell’Università di Bologna e presidente della filiera Digital di Confindustria Emilia Area Centro e attuale presidente del Cineca, ha sottolineato come ci siano “traiettorie interessanti anche sul nostro territorio: a Bologna abbiamo il Super Calcolatore Leonardo, centro per eccellenza di sperimentazione e innovazione. In scenari che cambiano frequentemente, riuscire ad avere sguardo largo sugli asset è indispensabile”.