Da Bari a Carpi, il gattino senza occhi ha trovato casa grazie a Paola

È stata una staffetta di solidarietà quella che ha condotto Lucio, un gattino di tre mesi nato senza bulbi oculari, da Bari a Carpi, nella casa e tra l'affetto di Paola Rossi e della sua famiglia. “Ho sempre accolto in casa gatti trovatelli e bisognosi di cure. Il primo gattino randagio lo adottai a cinque anni”.

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Paola e Lucio

Un gattino senza occhi piange in una strada di Bari. E’ uno dei tanti gatti e cani randagi che affollano le città del sud. Un’attivista dell’Enpa che si occupa di trasportare animali randagi dal sud al nord Italia per far trovare loro una famiglia, contatta una ragazza di Carpi e da lì scatta un passaparola solidale che tocca l’animo di Paola Rossi, originaria di Roma e residente a Carpi da 37 anni, educatrice in una scuola primaria. “È stata la mia veterinaria a chiedermi se volessi adottare questo gattino – ha raccontato Paola – sapeva che avevo appena perso il mio amato gatto di tredici anni Pixel, e che sono una grande amante degli animali, sopratutto di quelli più fragili e indifesi e così ha pensato a me. Ho accettato subito. Lucio, questo è il nome che io e mia figlia abbiamo dato al nuovo gattino in onore di Lucia, Santa patrona dei non vedenti, è entrato a far parte della nostra famiglia lo scorso anno. C’è anche Ebe di undici anni, che era arrivata da me con una zampa rotta e un herpes all’occhio che non guarisce e che devo medicare ogni giorno, e Cisy, una gatta di nove anni che era molto legata a Pixel e che purtroppo è scomparsa tre giorni fa a causa di un sarcoma”.

Com’è Lucio e il tuo rapporto con lui?

“Lucio è stata una bellissima sorpresa. E’ un gatto intelligente e affettuoso, nonché molto giocherellone. A guardarlo muoversi con disinvoltura per casa non si direbbe che è senza occhi. Grazie al suo istinto felino e alle vibrisse, i peli tattili dei gatti posti sul muso, sopra gli occhi e dietro le zampe, riesce a orientarsi perfettamente. Solo, ogni tanto, quando si lascia prendere troppo dall’entusiasmo, rischia di sbattere da qualche parte, ma per il resto è assolutamente autonomo”.

Quando nasce il tuo amore per gli animali e, in particolare, per i gatti? Ti è stato trasmesso in famiglia?

“Sono sempre stata una persona molto sensibile fin da piccola. Tuttora sto male quando vedo degli animali abbandonati o malati. La mia prima esperienza con un gatto trovatello risale a quando avevo cinque anni. Mio fratello più grande tornò a casa con un gatto randagio, ed entrambi convincemmo i nostri genitori ad adottarlo. Da allora ne sono arrivati altri e ho sempre vissuto con dei gatti. Per me sono dei membri della famiglia, e con loro si crea un rapporto di grande fiducia e affetto”.

Adotterai altri gatti in futuro?

“Credo proprio di sì. In questi giorni ho letto l’annuncio di un bengalese di sei anni che un allevamento vuole dare in adozione perché considerato ormai troppo ‘vecchio’. Chiedono solo un recupero spese. Insieme al mio compagno ci stiamo riflettendo. Vorrei che non ci fossero più animali considerati di serie B, e che l’adozione fosse una scelta di cuore e non di moda, dettata dal desiderio di donare amore a chi ne ha  bisogno”.

Chiara Sorrentino