Dalla corte dei Pio a quella dei Windsor: Sara Crimi è tra le traduttrici di Spare, la scottante biografia del principe Harry

Sara Crimi, modenese trapiantata a Carpi classe 1974, è tra le quattro traduttrici che per mesi hanno lavorato in un regime di assoluta riservatezza alla traduzione di Spare - Il minore, il discusso libro di memorie del principe Harry pubblicato in Italia da Mondadori. “E’ stato il lavoro più intenso della mia vita. Parlavamo in codice al telefono e dovevamo stare attente a ogni singolo dettaglio”.

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Sara Crimi

Adesso ne può parlare in libertà, ma per mesi Sara Crimi, carpigiana d’adozione classe 1974, che da anni collabora con la casa editrice Mondadori per la quale ha tradotto anche gli ultimi romanzi di Patricia Cornwell, è stata impegnata in una missione di assoluta segretezza e responsabilità: la traduzione dell’autobiografia Spare-Il minore, uscita in Italia e in gran parte del mondo il 10 gennaio scorso, in cui il principe Harry d’Inghilterra racconta gli aspetti più intimi e controversi della sua vita a palazzo, il tutto con l’abilità narrativa del premio Pulitzer JR Moehringer.

Sara, come è stato lavorare alla traduzione di quello che viene definito il caso editoriale dell’anno?

“E’ stato un lavoro molto intenso e necessariamente di squadra, come spesso accade nel caso di best-seller mondiali da far uscire a stretto giro. Abbiamo iniziato a lavorarci sopra a settembre, e abbiamo subito uno stop in occasione del funerale della regina Elisabetta II al quale, tra l’altro, ho assistito anch’io, per cui Harry ha in seguito dovuto aggiungere delle parti.

Io e le mie colleghe Laura Tasso, Valeria Gorla e Manuela Faimali ci siamo divise i compiti. Io mi sono occupata della parte di coordinamento generale e revisione finale, un ruolo di estrema responsabilità. Per tutta la durata del lavoro non solo non potevamo lasciare trapelare nulla riguardo al contenuto del libro, ma non potevamo nemmeno dire che ci stavamo lavorando. Al telefono parlavamo in codice usando termini generici come padre, fratello e cognata per riferirci al re Carlo, al principe William e alla principessa Kate. Abbiamo ricevuto in tutto nove manoscritti perché l’opera originale era soggetta a continue modifiche anche a causa dei controlli dell’ufficio legale, e la difficoltà non è stata tanto nella traduzione in sé e per sé che era semplice da fare, quanto nell’attenzione maniacale che dovevamo riporre a ogni singolo dettaglio, attenendoci fedelmente al testo. Per esempio, a un certo punto abbiamo dovuto modificare la parte relativa all’ingresso del castello di Balmoral perché le piastrelle non erano descritte nel modo corretto”.

Qual è la parte che più ti ha colpito della narrazione di Harry?

“Tante in realtà. La prima, in generale, riguarda l’astuta strategia di non esprimere giudizi netti ma di lasciare la sentenza ai lettori, pur lasciando intendere la propria opinione. La parte più toccante è quella riguardante la morte della madre Diana quando aveva appena 12 anni, di come gli è stata comunicata dal padre, del funerale pubblico con i riflettori puntati addosso in cui non gli era nemmeno permesso piangere, e anche della difesa mentale che si è costruito arrivando a pensare che sua mamma in realtà non fosse morta ma fosse sparita per un po’ per sfuggire ai paparazzi, e che sarebbe poi tornata per prendere lui e suo fratello. La parte più divertente riguarda l’aneddoto di quando andò a fare shopping in occasione dei saldi col volto coperto, comprando alla svelta le prime cose che gli capitavano a mano per provare la sensazione di una vita normale”.

Credi che questo libro minerà la solidità della monarchia inglese?

“Non credo. I reali inglesi stanno reagendo secondo il motto della regina Elisabetta II, Mai lamentarsi, mai dare spiegazioni, e questo penso che sia da parte la loro miglior risposta”.

Chiara Sorrentino

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