“Possiamo contrastare la guerra prendendoci cura gli uni degli altri, cioè innestando la pace come lievito nelle nostre relazioni”. Questo il tema principale su cui ha insistito il vescovo Erio Castellucci, celebrando nella Cattedrale di Carpi la messa per la 56esima Giornata della pace, domenica 1° gennaio, animata dalla Consulta diocesana per le aggregazioni laicali.
Una riflessione, quella di Castellucci, che ha unito il ricordo e il pensiero di papa Benedetto XVI con il messaggio di Francesco per la Giornata della pace 2023.
All’inizio della celebrazione, come segno dell’impegno della comunità ecclesiale nel costruire la pace, è stata deposta davanti all’altare ai piedi di un piccolo ulivo la lampada con la “Luce della pace di Betlemme”, iniziativa internazionale che ogni anno prende avvio dal luogo della nascita di Gesù.
“Gli operatori di pace sono tanti ma non fanno rumore, come il lievito della pasta fanno crescere l’umanità secondo il disegno di Dio”: nell’evidenziare questa realtà, ha commentato il vescovo Erio, “Papa Benedetto coglieva che l’immagine proposta dalla Chiesa nel primo giorno dell’anno, non è un’immagine forte, imponente, che faccia rumore, ma un’immagine dimessa, umile, è una mamma con il Bimbo in braccio, sono dei pastori, cioè gente umile, che sanno stupirsi, questa è la vera pace che il Papa paragonava al lievito, non fa rumore ma fa crescere la pasta”.
La “pace è una relazione di cura. Papa Francesco nel messaggio per la Giornata della pace parla della cura e della necessità che si costruiscano relazioni che si prendono cura dell’altro. La grande nemica della pace è l’indifferenza, il non prendersi cura dell’altro”, e ognuno ha il compito di costruire relazioni profonde perché “la guerra ama l’espansione, la pace la profondità”.
In che modo seguire lo stile che ci ha testimoniato Benedetto XVI? Certo con la preghiera e la testimonianza, ma anche curando “la profondità e la bellezza delle relazioni. Da grande teologo – ha concluso monsignor Castellucci – sapeva che il Signore passa attraverso le cose piccole, nel ‘tu per tu’, questo è lo stile del Dio cristiano che Papa Benedetto per otto anni ci ha cantato con tutte le tonalità possibili, con una grande intelligenza, con una grande passione per Cristo, per la Chiesa e per l’uomo”.