Piscine: quale futuro?

Gran parte dei gestori "non ce la farà a tenerle aperte tutta la stagione", assicura Roberto Veroni, presidente dell'associazione regionale dei gestori delle piscine a margine del convegno regionale dal titolo “ Piscine: quale futuro?” che si è tenuto a Bologna nell’Aula Magna del Palazzo regionale

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Delle circa 115-120 piscine dell’Emilia-Romagna, in larga parte pubbliche, per ora ne sono saltate una dozzina, tra quelle che non hanno mai riaperto dopo il Covid e quelle coperte da ‘palloni’, dunque con costi energetici più alti. Ma le difficoltà arrivano ora, con le basse temperature e le giornate più corte. Gran parte dei gestori “non ce la farà a tenerle aperte tutta la stagione”, assicura Roberto Veroni, presidente dell’associazione regionale dei gestori delle piscine a margine del convegno regionale dal titolo “ Piscine: quale futuro?” che si è tenuto a Bologna nell’Aula Magna del Palazzo regionale

“Mondo sportivo, mondo gestionale e pubbliche amministrazioni devono trovare le soluzioni insieme perché se le risorse non saranno adeguate dovremo per forza trovare delle alternative e, insieme, riusciremo a spiegarle anche meglio all’utenza perché è questo che ci preoccupa. Abbiamo recuperato utenti e siamo tornati ai livelli del 2019 non possiamo dire all’utenza che sospendiamo le attività perché sono raddoppiati i costi energetici. Non vogliamo abbassare la qualità del servizio, non vogliamo abbassare la temperatura dell’acqua o il riscaldamento, piuttosto è meglio tener chiuso per qualche giorno gli impianti” ha detto Veroni.

Il problema, è noto, è il costo “insostenibile” delle bollette energetiche, che arriva dopo i dieci mesi di chiusura a causa Covid e le successive limitazioni a causa della pandemia, con l’obbligo di tenere aperto anche in perdita per via delle convenzioni stipulate con gli enti locali. Il caro-energia potrebbe dare ora il colpo di grazia. “Sappiamo che se il governo non stanzia contributi sostanziosi non ce la possiamo fare”, afferma ancora Veroni, che stima in 20 milioni di euro il differenziale di costi energetici per il settore. La soluzione, nell’immediato, si chiama riduzione d’orario concordata se possibile a livello regionale (ad esempio chiudendo la domenica o altri giorni di minor afflusso) ma c’è anche l’ipotesi di ferie più lunghe a Natale. I gestori non escludono un aumento tariffario, adeguando ingressi e abbonamenti all’inflazione, ma “non è pensabile recuperare il deficit energetico con l’aumento delle tariffe e non vogliamo abbassare gli standard qualitativi”. La Regione si è messa a disposizione per trovare una via d’uscita, tanto che ha deciso di ospitare nell’aula magna di viale Aldo Moro un convegno (“piscine, quale futuro?”) dedicato alle difficoltà degli impianti per il noto, presenti anche i rappresentanti dei sindaci.

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